Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Galileo inedito fra musica, poesie e vita privata

- Codogno

Un Galileo Galilei inedito sarà il protagonis­ta di una grande mostra a Padova, allestita a Palazzo del Monte di Pietà, dal 18 novembre 2017 al 18 marzo 2018. Attraverso più di 150 opere organizzat­e dal curatore Giovanni Carlo Federico Villa in 11 stanze tematiche e narranti - concepite in un’ottica scenografi­ca immersiva e coadiuvata da audio guida bilingue - scopriremo che Galileo non fu solo l’eccelso scienziato, ma anche un raffinato artista, un poeta, un letterato, un musicista nonché un imprendito­re ante litteram.

Perché quella di Galileo è lingua del ‘600 ma assolutame­nte consapevol­e della sua contempora­neità. Era già futuro. Titola «Rivoluzion­e Galileo» la mostra che per la prima volta in assoluto racconta Galileo attraverso le Arti, illuminand­o finalmente quell’unitarietà delle scienze e delle arti, appunto, che nel genio toscano fu tratto distintivo della sua vicenda umana. In una Padova allora ai vertici della cultura europea, Galileo, com’egli stesso afferma, visse e insegnò per 18 anni: i migliori della sua vita. Protetto com’era dalla laicità coraggiosa della Patavina Libertas. Cuore centrale della mostra, la luna, e «il cielo stellato sopra di me». In una mostra che vanta nobili prestiti da musei internazio­nali quali il Louvre, la National Gallery, il Prado e che porterà a Padova opere di Leonardo, Tintoretto, Rubens e Dürer, tra gli altri, spiccano sicurament­e gli splendidi acquerelli e gli schizzi dello stesso Galileo.

Il visitatore, osservando la luna dipinta da Galileo nelle «Sei fasi lunari» del 1609 e quella fotografat­a dalla Nasa, potrà toccare con mano la solidità miracolosa della visione galileiana, ottenuta attraverso il suo enorme cannocchia­le, lungo 8 metri, che costruì in legno e cartone.

A tratteggia­re la misteriosa e sconosciut­a figura dell’uomo Galileo, in questo originale percorso voluto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, anche le «macchine» da lui inventate, come il compasso geometrico militare che giunge a Padova dal Museo Sforzesco di Milano. Un «gadget» che Galileo amava regalare per farsi pubblicità. Erwin Panofsky lo tratteggia come uno dei maggiori critici d’arte del Seicento: celebri i suoi commenti piccati su Arcimboldo, autore di «Capricci che hanno una confusa ed inordinata mescolanza di linee e colori».

Le conquiste scientific­he di Galileo hanno ripercussi­oni immediate nell’arte. Nel 1610 pubblica il «Sidereus Nuncius» e Adam Elsheimer dipinge «Fuga in Egitto», prima raffiguraz­ione della Via Lattea. Mentre il Guercino realizza un dipinto dedicato al mito di Endimione, raffiguran­do proprio il cannocchia­le. Tra i tanti dipinti, citiamo ancora le «Osservazio­ni astronomic­he» di Donato Creti ora in Pinacoteca Vaticana: stelle e pianeti ritratti come si vedono al telescopio. La mostra sviluppa anche un’ampia sezione d’arte contempora­nea ispirata al cielo e alla luna che da Previati e Balla giunge fino ad Anish Kapoor e propone inoltre un importante confronto anche con la letteratur­a e il cinema. Si pensi a Jules Verne, al Barone di Munchausen illustrato da Gustave Doré e alla contempora­neità di artisti quali Paolini, Pagler, Ernst, Taut, ma anche Hergé con il suo Tintin e le immagini dei film di Georges Méliès e Martin Scorsese.

Si potrà annusare anche l’intimità di un Galileo immerso nella quotidiani­tà, nei suoi vizi, nelle sue debolezze. Galileo barattava i suoi strumenti di precisione con vino «del migliore» o con la produzione e la vendita di pillole medicinali. L’Università agli Studi di Padova affiancher­à alla Mostra un programma di iniziative, incontri, approfondi­menti, non ultimo uno spettacolo teatrale con Corrado Augias.

A Padova 150 opere raccontano il lato inedito del luminare

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Scritti, dipinti e acquerelli Galileo, da novembre, a Padova, sarà raccontato con opere di artisti che lo omaggiano (sopra: La luna, di Donato Creti: a sinistra: La santa inquisizio­ne, di Donato Banti)
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