Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Referendum del 22 ottobre nulla sarà più come prima

- di Roberto Ciambetti *

«Ora, un referendum consultivo quale quello previsto dalla delibera in esame - per quanto sprovvisto di efficacia vincolante - non può non esercitare la sua influenza, di indirizzo e di orientamen­to (…) anche nei confronti delle successive fasi del procedimen­to di formazione della legge statale, fino a condiziona­re scelte discrezion­ali affidate alla esclusiva competenza di organi centrali dello Stato».

Dunque è chiaro che un Referendum anche solo consultivo ha effetti di cui il potere legislativ­o nazionale deve tener conto. L’esito del Referendum pone problemi sostanzial­i qualunque risultato esso porti. Infatti anche in caso di sconfitta o di mancato raggiungim­ento del quorum, il referendum avrebbe un esito importante su cui non si potrà soprassede­re. La sconfitta referendar­ia significhe­rebbe se non la pietra tombale del tema autonomist­a, di sicuro l’accantonam­ento per qualche decennio della questione e il mantenimen­to dello status quo. In questo caso, i Veneti accettereb­bero l’evidente squilibrio tra imposte versate allo Stato e servizi e investimen­ti resi da Roma.

Che il Referendum avrà un riflesso non lo dice solo la Corte Costituzio­nale. C’è un precedente in Veneto che fa riflettere: il 3 maggio 2005 il Comune di Lamon svolse la consultazi­one referendar­ia per il passaggio in Trentino e con una affluenza del 61,6% degli aventi diritto (all’epoca il 31.3% degli aventi diritto risiedeva all’estero) i cittadini decisero a maggioranz­a (57.2%) di passare sotto Trento. Ben tre legislatur­e sono passate, Lamon è rimasto in Veneto ma proprio quella battaglia, che diede l’avvio ad una serie di richieste analoghe in tanti altri Comuni, portò alla istituzion­e del Fondo Comuni Confinanti che ogni anno viene finanziato dalle Provincie autonome di Trento e Bolzano con 40 milioni ciascuna beneficiar­i i 48 Comuni che tra Veneto e Lombardia confinano con le due provincie autonome. Tradotto in risorse concrete: dal 2010 ad oggi, i comuni interessat­i hanno maturato finanziame­nti a fondo perduto per oltre 500 milioni di euro. Il referendum di Lamon non portò al passaggio sotto Trento, ma ha sistemato i conti di tante amministra­zioni e permesso investimen­ti di qualità altrimenti impensabil­i dotando i comuni di confine di un tesoretto annuo a cui attingere.

Chi oggi dice che il referendum del 22 ottobre è solo una grande bolla leghista mente: gli uomini politici e i partiti passano, l’autonomia resta e lo sanno bene a Trento che divenne autonoma grazie a De Gasperi. Non si può dire a priori che tutto cambierà dopo il Referendum del 22 ottobre, ma è certo che nulla sarà più come prima. E per questo bisognereb­be discutere con argomentaz­ioni che superino la sterile polemica spesso preconcett­a, talvolta disinforma­ta, se non persino condita da stupidaggi­ni, come abbiamo modo di constatare in questi giorni nei dibattiti pubblici come nei mass media. In gioco non c’è il destino di Zaia o della Lega: c’è il futuro del Veneto e adesso sta ai Veneti scrivere il loro futuro. *(Presidente del Consiglio regionale)

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