Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Primi dipendenti licenziati in banca: scoppia il caso Bcc
Due mandati a casa dalla Federazione veneta
Nel mondo bancario è di fatto la prima volta. La Fede- razione veneta delle Bcc ha li- cenziato due dipendenti. La vicenda rischia ora di diventare un caso in tutto il settore degli istituti di credito. Il timore dei sindacati è che lo stesso schema, una volta «sdoganato» dalla seconda federazione delle Bcc, possa essere replicato altrove. E preoccupano i possibili risvolti, nella trasformazione epocale del credito cooperativo, con la divisione tra i due gruppi bancari contrapposti di Iccrea e Cassa centrale. «È un precedente pericoloso». Martedì prossimo incontro con i vertici.
Bcc, la Federazione veneta licenzia due dipendenti. La novità è rimasta sotto traccia per alcuni giorni. Ma rischia ora di trasformarsi in un nuovo caso nel tormentato mondo bancario veneto, oltre i numeri ristretti in gioco, anche perché le posizioni di partenza di sindacati e Federazione appaiono distanti. Il caso riguarda l’improvviso licenziamento individuale, venerdì della scorsa settimana, di due dipendenti della sessantina in forza alla struttura regionale. La vicenda, da quel che si apprende, sarebbe la coda finale, due anni dopo, della liquidazione della Bcc Alta Padovana.
La rete degli sportelli, con depositi e prestiti, era passata alla Bcc di Roma, in un anticipo, in piccolo, di quanto visto quest’anno con Bpvi e Veneto Banca. E per chiudere una trattativa complessa tra commissari, Bcc Roma e sindacati sul personale, evitando i licenziamenti, 7 dei 290 dipendenti dell’Alta Padovana erano stati assunti a tempo indeterminato dalla Federazione, con passaggio diretto, che li aveva poi distaccati nelle singole Bcc, pagati per due anni con i fondi messi a disposizione dalla liquidazione. La maggior parte è uscita nel frattempo con i fondi di categoria. Gli ultimi due, fatti rientrare in federazione prima della scadenza di novembre, hanno trovato un’uscita ben più traumatica. E le posizioni di partenza non aiutano a immaginare possibili marce indietro: «Spiace umanamente, ma non ci sono spazi», dice il presidente di Federveneto Bcc, Ilario Novella.
La questione è rilevante sotto più punti di vista. E non a caso ha già messo sul chi vive il sindacato, che incontrerà i vertici della Federazione dopodomani. Il primo timore dei sindacati riguarda i possibili risvolti, nel bel mezzo della trasformazione epocale del credito cooperativo, con la divisione tra i due gruppi bancari contrapposti di Iccrea e Cassa centrale e il difficile ruolo da trovare per la Federazione.
In ballo c’è intanto il nodo di dove collocare le società operative finora in comune tra tutte le Bcc, e che ora non potranno più esserlo, in un mondo rigidamente diviso in due. Si tratta delle società per la distribuzione delle assicurazioni in banca, Assicra, e di quella dei servizi informatici Cesve. E se queste realtà operative potranno trovar più facilmente spazio nei gruppi (alcune indiscrezioni danno Assicra in Iccrea e Cesve in Cassa Centrale), c’è poi il nodo dei dipendenti della Federazione che svolgono funzioni - dalla compliance alla formazione, dal legale ai bilanci - in comune per tutte le Bcc. In questo contesto, il timore è che si apra un precedente. «Siamo preoccupati da una svolta sorprendente. Qui non ci sono elementi disciplinari che la possano giustificare. E la scelta può trasformarsi in un precedente pericoloso, che può essere imitato, visto che la federazione veneta è la seconda in Italia dopo la Lombardia», dice Riccardo Gresele, coordinatore regionale del settore Bcc di Fisac Cgil.
Sul piano più generale, poi, visto dai sindacati, c’è il nodo della licenziabilità. Rimasta di fatto fin qui fuori dalla porta, con gli esuberi sempre risolti con i fondi di categoria, anche dopo casi potenzialmente rischiosissimi come quelli di Popolare Vicenza e Veneto Banca, dove i quattromila esuberi di partenza potevano spalancare scenari inediti. Per questo, vista dai sindacati, è un paradosso che i licenziamenti rientrino dalla finestra da un caso come questo. Anche tenendo conto che, nel mondo del credito cooperativo, in Veneto si sono affrontati pesanti anni di crisi, tra fusioni e tre banche messe in liquidazione - Euganea, Alta Padovana e Crediveneto -, trovando però sempre la quadra sull’occupazione.
«In quelle situazioni abbiamo sempre avuto la federazione veneta al fianco nel cercare soluzioni - aggiunge Gresele -. Oltretutto stiamo discutendo proprio ora il fondo esuberi di categoria, per far fronte al passaggio epocale della divisione in due gruppi. Troviamo sproporzionata e inqualificabile la decisione presa, specie nell’ambito dei valori mutualistici del credito cooperativo. I problemi, se ci sono, vanno gestiti con le procedure previste: l’articolo 22 del contratto del credito cooperativo su crisi e ristrutturazioni e semmai quanto previsto dalle procedure collettive della legge 223. Qui invece non si è aperto nulla».
Si vedrà come questa linea potrà incrociarsi, dopodomani, con quella della Federazione. Il presidente Ilario Novella tiene distinta la vicenda da eventuali ricadute sulla Federazione: «Parliamo di persone che non vi hanno mai lavorato. La questione riguarda la crisi dell’Alta Padovana, dove vorrei non si dimenticasse l’impegno della Federazione per salvare 290 posti». Poi nello specifico: «Purtroppo si tratta di figure con competenze tipicamente bancarie, diverse dai ruoli presenti in Federazione. Umanamente spiace, cercheremo di far qualcosa. Ma non possiamo essere noi a farci carico». Linea respinta dal sindacato: «Parliamo di dipendenti a tutti gli effetti a tempo indeterminato. Inaccettabile il collegamento all’Alta Padovana: altrimenti, categoria dopo categoria, si trova sempre una spiegazione buona».