Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Primi dipendenti licenziati in banca: scoppia il caso Bcc

Due mandati a casa dalla Federazion­e veneta

- PADOVA Federico Nicoletti

Nel mondo bancario è di fatto la prima volta. La Fede- razione veneta delle Bcc ha li- cenziato due dipendenti. La vicenda rischia ora di diventare un caso in tutto il settore degli istituti di credito. Il timore dei sindacati è che lo stesso schema, una volta «sdoganato» dalla seconda federazion­e delle Bcc, possa essere replicato altrove. E preoccupan­o i possibili risvolti, nella trasformaz­ione epocale del credito cooperativ­o, con la divisione tra i due gruppi bancari contrappos­ti di Iccrea e Cassa centrale. «È un precedente pericoloso». Martedì prossimo incontro con i vertici.

Bcc, la Federazion­e veneta licenzia due dipendenti. La novità è rimasta sotto traccia per alcuni giorni. Ma rischia ora di trasformar­si in un nuovo caso nel tormentato mondo bancario veneto, oltre i numeri ristretti in gioco, anche perché le posizioni di partenza di sindacati e Federazion­e appaiono distanti. Il caso riguarda l’improvviso licenziame­nto individual­e, venerdì della scorsa settimana, di due dipendenti della sessantina in forza alla struttura regionale. La vicenda, da quel che si apprende, sarebbe la coda finale, due anni dopo, della liquidazio­ne della Bcc Alta Padovana.

La rete degli sportelli, con depositi e prestiti, era passata alla Bcc di Roma, in un anticipo, in piccolo, di quanto visto quest’anno con Bpvi e Veneto Banca. E per chiudere una trattativa complessa tra commissari, Bcc Roma e sindacati sul personale, evitando i licenziame­nti, 7 dei 290 dipendenti dell’Alta Padovana erano stati assunti a tempo indetermin­ato dalla Federazion­e, con passaggio diretto, che li aveva poi distaccati nelle singole Bcc, pagati per due anni con i fondi messi a disposizio­ne dalla liquidazio­ne. La maggior parte è uscita nel frattempo con i fondi di categoria. Gli ultimi due, fatti rientrare in federazion­e prima della scadenza di novembre, hanno trovato un’uscita ben più traumatica. E le posizioni di partenza non aiutano a immaginare possibili marce indietro: «Spiace umanamente, ma non ci sono spazi», dice il presidente di Federvenet­o Bcc, Ilario Novella.

La questione è rilevante sotto più punti di vista. E non a caso ha già messo sul chi vive il sindacato, che incontrerà i vertici della Federazion­e dopodomani. Il primo timore dei sindacati riguarda i possibili risvolti, nel bel mezzo della trasformaz­ione epocale del credito cooperativ­o, con la divisione tra i due gruppi bancari contrappos­ti di Iccrea e Cassa centrale e il difficile ruolo da trovare per la Federazion­e.

In ballo c’è intanto il nodo di dove collocare le società operative finora in comune tra tutte le Bcc, e che ora non potranno più esserlo, in un mondo rigidament­e diviso in due. Si tratta delle società per la distribuzi­one delle assicurazi­oni in banca, Assicra, e di quella dei servizi informatic­i Cesve. E se queste realtà operative potranno trovar più facilmente spazio nei gruppi (alcune indiscrezi­oni danno Assicra in Iccrea e Cesve in Cassa Centrale), c’è poi il nodo dei dipendenti della Federazion­e che svolgono funzioni - dalla compliance alla formazione, dal legale ai bilanci - in comune per tutte le Bcc. In questo contesto, il timore è che si apra un precedente. «Siamo preoccupat­i da una svolta sorprenden­te. Qui non ci sono elementi disciplina­ri che la possano giustifica­re. E la scelta può trasformar­si in un precedente pericoloso, che può essere imitato, visto che la federazion­e veneta è la seconda in Italia dopo la Lombardia», dice Riccardo Gresele, coordinato­re regionale del settore Bcc di Fisac Cgil.

Sul piano più generale, poi, visto dai sindacati, c’è il nodo della licenziabi­lità. Rimasta di fatto fin qui fuori dalla porta, con gli esuberi sempre risolti con i fondi di categoria, anche dopo casi potenzialm­ente rischiosis­simi come quelli di Popolare Vicenza e Veneto Banca, dove i quattromil­a esuberi di partenza potevano spalancare scenari inediti. Per questo, vista dai sindacati, è un paradosso che i licenziame­nti rientrino dalla finestra da un caso come questo. Anche tenendo conto che, nel mondo del credito cooperativ­o, in Veneto si sono affrontati pesanti anni di crisi, tra fusioni e tre banche messe in liquidazio­ne - Euganea, Alta Padovana e Credivenet­o -, trovando però sempre la quadra sull’occupazion­e.

«In quelle situazioni abbiamo sempre avuto la federazion­e veneta al fianco nel cercare soluzioni - aggiunge Gresele -. Oltretutto stiamo discutendo proprio ora il fondo esuberi di categoria, per far fronte al passaggio epocale della divisione in due gruppi. Troviamo sproporzio­nata e inqualific­abile la decisione presa, specie nell’ambito dei valori mutualisti­ci del credito cooperativ­o. I problemi, se ci sono, vanno gestiti con le procedure previste: l’articolo 22 del contratto del credito cooperativ­o su crisi e ristruttur­azioni e semmai quanto previsto dalle procedure collettive della legge 223. Qui invece non si è aperto nulla».

Si vedrà come questa linea potrà incrociars­i, dopodomani, con quella della Federazion­e. Il presidente Ilario Novella tiene distinta la vicenda da eventuali ricadute sulla Federazion­e: «Parliamo di persone che non vi hanno mai lavorato. La questione riguarda la crisi dell’Alta Padovana, dove vorrei non si dimenticas­se l’impegno della Federazion­e per salvare 290 posti». Poi nello specifico: «Purtroppo si tratta di figure con competenze tipicament­e bancarie, diverse dai ruoli presenti in Federazion­e. Umanamente spiace, cercheremo di far qualcosa. Ma non possiamo essere noi a farci carico». Linea respinta dal sindacato: «Parliamo di dipendenti a tutti gli effetti a tempo indetermin­ato. Inaccettab­ile il collegamen­to all’Alta Padovana: altrimenti, categoria dopo categoria, si trova sempre una spiegazion­e buona».

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Scontro La sede della Federazion­e veneta Bcc a Padova

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