Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La mossa anti-profughi del sindaco leghista: multe fino a 15mila euro a chi ospita senza «avvisare»
Lui non la definisce un’ordinanza anti-profughi ma «un modo perché anche il sindaco possa dire la sua in questo sistema». Eppure l’ordinanza firmata da Tiberio Businaro, sindaco di Carceri, piccolo paese di poco più di 1.500 abitanti nella Bassa Padovana, ha tutto il sapore di una sfida alla politica dell’accoglienza. Perché quello che il primo cittadino, ex Lega, ha stabilito è che ogni privato cittadino che da adesso in poi metterà a disposizione la propria casa per ospitare richiedenti asilo, avrà l’obbligo di segnalarlo tempestivamente in Comune, pena una multa. Salata: da 2.500 a 15mila euro. Per evitare di incappare nella super sanzione, i proprietari delle case dovranno comunicare in Municipio se nel contratto di affitto si parla di richiedenti asilo, inviare una mail tramite posta certificata entro 48 ore dalla partecipazione a bandi con finalità di ospitalità, segnalare ogni contratto stipulato con prefettura o cooperative e, infine, dare aggiornamenti ogni 15 giorni sulle condizioni di salute dei richiedenti asilo. L’ordinanza però è solo preventiva visto che, per il momento, nel comune di Carceri non è ospitato nessun profugo. «È un modo per poter dire la mia – spiega Businaro -. Noi non abbiamo ancora avuto questo problema, ma ho visto la difficoltà dei miei colleghi sindaci che ci sono passati. Si sono visti calare dall’alto le decisioni del Governo, e hanno anche subito gli attacchi dei cittadini». Ma come verranno calcolate le multe, e cosa deciderà se una violazione dovrà essere multata con 2.500 o con il tetto massimo degli spaventosi 15mila euro? «Decide- remo caso per caso – chiarisce il sindaco -. Valuteremo la tempestività delle comunicazioni, l’idoneità degli alloggi, l’eventuale mancato rispetto del numero massimo di ospiti. Sono molte le variabili». Questo, naturalmente, sempre che la prefettura non impugni il provvedimento. L’ordinanza, infatti, dovrà essere esaminata dall’ufficio del capo di gabinetto o dal prefetto in persona per verificare non tanto se l’ordinanza cozzi con la politica di accoglienza del Governo, quanto piuttosto col testo unico degli enti locali. «Il prefetto potrà anche rigettare l’ordinanza, oppure proporre un incontro per discuterne In ogni caso penso di potermi permettere di esprimere la mia opinione», conclude Businaro.