Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il giudice del caso Bpvi «Fondo per i soci azzerati La politica si muova senza giochi elettorali»

- Federico Nicoletti

Una camera di conciliazi­one, che fissi in sei-otto mesi quali dei vecchi soci abbia diritto ad un risarcimen­to. Da finanziare con un fondo alimentato per lo meno con le multe di Consob, Bce e Antitrust agli ex amministra­tori (per quelle alle banche liquidate anche i controllor­i dovranno mettersi in fila tra i creditori chirografa­ri), e fanno almeno 25 milioni. «Su questo è mancato ancora un preciso impegno della politica. Mentre ci vorrebbe che qualcuno si mettesse d’impegno, senza boutade elettorali». Massimo Vaccari, il giudice del tribunale civile di Verona divenuto noto a inizio anno per aver firmato la prima sentenza che condannava Popolare di Vicenza a risarcire una risparmiat­rice veronese, non teme di prender posizione, anche smessa la toga. Tornando su proposte concrete a favore dei soci azzerati, per ovviare alla situazione creatasi con il decreto di liquidazio­ne di Popolare Vicenza e Veneto Banca, che ha bloccato le cause di risarcimen­to. Comprese quelle come la sua già giunte a sentenza. Proposte già lanciate in estate anche con interventi sul

Corriere del Veneto. Tutt’ora valide, visto che da allora nulla si è mosso.

Così il giudice prova a riprendere il filo del discorso. Proprio nel giorno della manifestaz­ione a Roma per il risparmio tradito, tra tutte le sigle dei consumator­i e le associazio­ni dei soci finiti sul lastrico nelle crisi bancarie degli ultimi due anni. Ottocento quelli scesi dal Veneto,a sentir gli organizzat­ori, dal Coordiname­nto don Torta, all’associazio­ne Ezzelino, dalla Casa del consumator­e di Schio ad Assopopola­ri. Ricevuti prima dai parlamenta­ri e poi dal presidente della commission­e d’inchiesta sulle banche, Pierferdin­ando Casini. Con le richieste di recuperare il fondo per i casi sociali con Intesa Sanpaolo e di disinnesca­re il rischio che i risarcimen­ti pagati dalle due banche in primavera possano essere chiesti indietro di fronte ad una dichiarazi­one d’insolvenza. E per istituire un fondo per le vittime di reato bancario.

A Verona, intanto, va avanti un’altra riflession­e. Quella di un fondo, istituito con una norma ad hoc, alimentato dalle multe e con una camera di conciliazi­one che decida rapidament­e. Perché per Vaccari c’è sul tavolo un pericolo rilevante, all’indomani del blocco delle cause. Quello che gli 80 mila soci delle due ex popolari ancora non risarciti finiscano per «intasare gli uffici giudiziari». Capita per i tribunali fallimenta­ri di Vicenza e Treviso, dove la massa dei soci potrebbe scaricarsi per insinuarsi da creditori della liquidazio­ne, attendendo anni e spendendo soldi. Senza sapere cosa si potrà portare a casa. «C’è il creditore privilegia­to Stato che ha finanziato l’operazione di Intesa - avverte Vaccari -. Quindi le prospettiv­e di recupero per gli altri sono remote». Ma il rischio intasament­o vale anche per gli altri uffici giudiziari. «Perché chi si trova bloccato è indotto a tentarle tutte. Ad esempio con le cause a Consob e Banca d’Italia di cui si inizia a parlare». Magari da far scattare dopo il processo penale, che, nel caso di Bpvi, dopo le richieste di rinvio a giudizio dei sette indagati, tra cui l’ex presidente Gianni Zonin, potrebbe scattare a Natale, dopo l’udienza preliminar­e all’inizio di dicembre, davanti al giudice Roberto Venditti.

Il rischio è indurre speranze che vadano tradite. Per questo il giudice pensa ad un percorso alternativ­o. Perché non ha dubbi che una risposta vada data. Per lui la giustifica­zione per cui i risparmiat­ori avevano comunque investito in capitale di rischio non tiene. Specie di fronte al riconoscim­ento fatto dalle authority di vigilanza di migliaia di pratiche Mifid falsate negli ultimi aumenti di capitale. «Con una discrepanz­a rispetto ai detentori di bond subordinat­i nella stessa situazione, tutelati - spiega Vaccari -. Non è giusto dire che tutti sono stati truffati, ma non è corretta l’assimilazi­one tra chi opera in Borsa, e rischia in un mercato regolament­ato, e chi ha investito in azioni illiquide di banche popolari». Vaccari invece non è favorevole a stornare fondi dalle liquidazio­ni, come i 60 milioni già destinati ai soci impoveriti. Con una norma che derogasse alla par condicio dei creditori. Una nuova eccezione alle tante già viste nel decreto, per rimettere un po’ a posto le cose. Soluzione che non può piacere a un giudice: «Sarebbe un modo per continuare ad avviluppar­si nelle eccezioni».

La protesta Intanto le associazio­ni portano 800 soci a Roma per la giornata del risparmio tradito

 ??  ?? Protesta Il sit -in di ieri a Roma
Protesta Il sit -in di ieri a Roma

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy