Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ca’ della Robinia, Sernagiotto indagato
Nove sotto inchiesta. L’europarlamentare e un dirigente della Regione accusati di corruzione
Scandalo Ca’ della Robinia. La procura di Treviso ha chiuso l’inchiesta sulla società che, grazie a un finanziamento regionale di oltre 3 milioni, avrebbe dovuto costruire una fattoria didattica in una ex disco, poi in realtà diventata una birreria. Nove gli indagati, tra cui l'ex assessore regionale Remo Sernagiotto e l’allora dirigente dei Servizi sociali della Regione, Mario Modolo.
La procura di Treviso ha tirato le fila dell’inchiesta sulla società che, grazie a un finanziamento regionale di oltre 3 milioni di euro avrebbe dovuto costruire una fattoria didattica per persone svantaggiate sulle ceneri dell’ex Disco Palace di Nervesa della Battaglia, e che invece, con quei soldi e in quella sede, realizzò una birreria.
Ed è così che il baratro nel quale è finita «Ca’ della Robinia cooperativa sociale», dichiarata fallita nel 2016, trascina con sé non solo i membri del consiglio d’amministrazione della società, ma anche l’allora assessore regionale Remo Sernagiotto e oggi europarlamentare (Coservatori e Riformisti) e l’allora dirigente dei servizi sociali Mario Modolo. Che, secondo l’accusa, dettero il via libera al progetto e lo finanziarono. Il pubblico ministero Gabriella Cama, ha chiuso le indagini e ora si profila il processo per nove indagati.
Oltre a Sernagiotto e Modolo, Bruna Milanese, la presidente della società, i figli Selene e Stefano Bailo membri del CdA, Giancarlo Baldissin ex presidente nonché proprietario della discoteca e socio in affari dell’ex assessore regionale, per Pierino Rebellato e Roberto Ferro ex consiglieri, per Egidio Costa consulente finanziario della società. E tra le accuse c’è anche quella di corruzione mossa a Sernagiotto, Modolo e Baldissin in un gioco che avrebbe visto l’ultimo corrompere gli altri due con una dazione in danaro. Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale le altre accuse mosse a vario titolo agli indagati. L’indagine, condotta dagli uomini della Finanza è iniziata nel maggio del 2015, ma secondo quanto viene contestato, il disegno attuato «con artifici e raggiri» sarebbe partito già nel 2011 quando a Palazzo Balbi si compirono i passi che portarono, nel febbraio 2012 alla sottoscrizione
della convenzione tra la neonata società «Ca’ della Robinia Cooperativa Sociale» e la direzione dei servizi sociali della Regione Veneto, per la realizzazione di una struttura con laboratorio di produzione casearia, ippovia e alloggi per persone svantaggiate. Un progetto, da realizzare nell’ex tempio della disco dance a Nervesa della Battaglia, grazie a un finanziamento previsto dalla legge regionale n. 8 del 2011. Regolare solo apparentemente, secondo la procura. A cominciare, per esempio, dalla forma: la società non era neanche una cooperativa
sociale e quindi non avrebbe potuto nemmeno chiedere quel finanziamento. Figuriamoci ottenerlo. Nonostante questo, sostiene sempre l’accusa, la pratica in Regione andò avanti: con l’allora assessore Sernagiotto che nel settembre 2011 si fece relatore della proposta di attuazione della legge regionale n. 8/2011 per l’istituzione del fondo di rotazione dei finanziamenti per progetti sociali, da estendere anche ai finanziamenti per l’acquisto di immobili. Fu sempre Sernagiotto a partecipare alla giunta quando venne deliberato il finanziamento a
Ca’ della Robinia. E qui secondo l’accusa, entrò in gioco Mario Modolo, direttore dei servizi sociali della Regione, che avrebbe dovuto vigilare sulla convenzione, sulla regolarità dei requisiti e delle autorizzazioni ma non lo avrebbe fatto, firmando invece i decreti e liquidando in due tranche il finanziamento: 2.702.573 mila euro nel giugno 2012, 393.438 nel novembre successivo, «avviando arbitrariamente una procedura d’urgenza per erogare il denaro senza l’attestazione del verificatore». I soldi finirono sul conto di Ca’ della Robinia e partirono i lavori di ristrutturazione. Ma, come si sa, l’ex discoteca non è mai diventata una fattoria sociale. La ristrutturazione, parziale, la trasformò invece in una birreria ceduta poi con affitto di ramo d’azienda al prezzo annuo di 30 mila euro, dove al posto dei formaggi prodotti dai disabili veniva servito galletto alla brace. Mentre negli appartamenti, che dovevano essere dedicati ai disabili, alla fine ci viveva Selene Bailo, la figlia della Milanese, nonché vicepresidente della società.
Per cui, conclude l’accusa, il progetto finanziato dalla Regione si è trasformato in un’operazione immobiliare che, secondo l’accusa, avrebbe «favorito Giancarlo Baldissin all’epoca in grave difficoltà economica», proprietario del Disco Palace comprato da Ca’ della Robinia al prezzo di 2 milioni e 176 mila euro con i soldi pubblici che, così, non sarebbero bastati per far partire neanche in parte il progetto sociale. Un giochetto per il quale, secondo la procura, ci avrebbero guadagnato alla fine soprattutto Remo Sernagiotto e Mario Modolo, insieme a Baldissin, per i quali si ipotizza il reato di corruzione. Mentre oggi di Ca’ della Robinia non resta che un decreto di fallimento e un’asta per la vendita dell’ex discoteca.