Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Un campanile di San Marco in Canada
Realizzato da oriundi veneti. Ma in giro per il mondo ce ne sono tante altre copie
Clonata per la centesima volta. Questa volta Venezia si duplica a Toronto con un campanile bis di San Marco in scala due a tre. Tutto frutto di una colletta (500 dollari l’offerta minima) della comunità dei veneziani dell’Ontario che hanno voluto riappropriarsi della torre campanaria dei loro antenati con tanto di rintocchi originali, che cominceranno a echeggiare nel centro veneto di Woodbridge, a nord di Toronto, sabato in sincronia con quelli di Venezia.
Clonata per la centesima volta. Questa volta, Venezia, si duplica a Toronto con un campanile bis di San Marco in scala due a tre. Tutto frutto di una colletta (500 dollari l’offerta minima) della comunità dei veneziani dell’Ontario. Sono loro ad averlo realizzato.
Hanno voluto riappropriarsi della torre campanaria dei loro antenati con tanto di rintocchi originali, che cominceranno a echeggiare nel centro veneto di Woodbridge, a nord di Toronto, sabato prossimo, in sincronia con quelli di Venezia. Un dettaglio, questo, che vale al «fake d’oltreoceano» il titolo di copia più fedele al campanile nostrano.
La copia canadese nei suoi 35 metri d’altezza riproduce con dovizia anche il castello campanario, con tanto di «bronzi». La campagna di autotassazione di questi italo canadesi ha permesso di arrivare alla punta dopo appena due anni di lavori.
Ma Toronto non è la prima città né l’ultima a lambire un frammento di Venezia. C’è un campanile di San Marco anche nel golfo di Maracaibo e tra le palme della Florida. IL più fotografato (originale a parte ovviamente) è quello di Venetian, hotel di lusso di Las Vegas, che non ha rinunciato neppure al ponte di Rialto.
Sì perché hanno tentato di riprodurre Venezia, del tutto, in parte, o solo nel nome, a migliaia di chilometri di distanza anche nei centri commerciali di Las Vegas e sulle montagne dello Utah. Una è in via di definizione al largo degli Emirati (con stanze sotterranee e canali percorribili da barche che portano i clienti nelle loro stanze). È un moltiplicarsi continuo nel tentativo di afferrare l’inimitabile.
Ne sa qualcosa Guido Moltedo, che sulle venezie in prestito nel mondo ha scritto un libro, «Welcome to Venice»: «Sono un centinaio le sole località che hanno rubato il nome a Venezia. Alcune hanno poco o nulla di rilevante, dal punto di vista artistico architettonico. Ma solo il nome, per compensazione, riesce ad impreziosirle. In Brasile esistono venezie fondate da veneti e friulani in cui si parla ancora la lingua veneta».
C’è chi Venezia la vuole clonare a scopo turistico, come nel caso di Las Vegas ed Emirati Arabi, e chi la vuole evocare per un senso di appartenenza storico alla nostra terra, come faranno gli immigrati veneti del Canada. «In Croazia e in Venezuela - dice l’autore esistono diversi campanili in stile veneziano. Nel Golfo di Maracaibo c’è una copia esatta della torre campanaria di San Marco, nel complesso della chiesa di San Francesco d’Assisi».
Che sia iniziativa identitaria o puro fascino dell’imitazione, il primato delle clonazioni monumentali lo conquista il ponte di Rialto, ma prima ancora c’è la gondola made in Usa sdoganata oltre laguna: «C’è anche il nuovo fenomeno dei gondolieri in America, che si stanno moltiplicando - rileva Moltedo - e che va di pari passo con il pullulare di gondole per fiumi e corsi che non sono i nostri. Senza dimenticare il leone di San Marco, che ormai si trova ovunque».
Anche la California non si è fatta mancare la sua Venezia, lì volevano riprodurla tale e quale. Peccato che nel giro di pochi anni il tentativo è fallito: i canali si sono interrati, l’evoluzione di un’altra morfologia cittadina ha fatto il suo corso. Eppure rimane ancora una delle località più note degli States.