Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Invalido, va a morire in Svizzera

Paralizzat­o da quarant’anni per un incidente e cieco. Duro memoriale d’accusa

- VENEZIA Zicchiero

Loris Bertocco, 59 anni, paralizzat­o dall’età di 19 anni dopo un incidente in motorino, cieco, noto per le sue battaglie ecologiste (è stato tra i fondatori dei Verdi), ha scelto di morire in Svizzera. Prima dell’addio, ieri ha chiamato gli amici per congedarsi e ha postato su Fb Don’t Just Disappear, canzone dei Breathless del 1993. Ha lasciato un duro memoriale d’accusa alle istituzion­i.

«Ora è arrivato il momento. Porto con me l’amore che ho ricevuto e lascio questo scritto augurandom­i che possa scuotere un po’ di coscienze ed essere di aiuto alle tante persone che stanno affrontand­o ogni giorno un vero e proprio calvario». Il momento per Loris Bertocco, 59 anni compiuti a giugno, è arrivato ieri mattina in una clinica di Zurigo che pratica il suicidio assistito. Era partito lunedì mattina dalla casa di Fiesso d’Artico e ci erano voluti venti minuti solo perché riuscisse a sistemarsi in macchina, tanto la paralisi e le contrattur­e gli avevano sequestrat­o il corpo. Prima dell’addio, ieri mattina ha chiamato gli amici per congedarsi e ha postato su Facebook Don’t Just Disappear, canzone dei Breathless del 1993. Torneranno a casa le sue ceneri, che ha voluto siano sparse ai piedi dell’albero di noce che cresce di fronte alla sua bifamiliar­e.

Alle mani degli amici Gianfranco Bettin e Luana Zanella ha affidato un memoriale che è il testamento di una vita di impegno sociale e politico e con un lascito pesante alle istituzion­i. L’accusa alla Regione di non aver concesso a lui e a chi, come lui, cieco e paralizzat­o non riusciva neanche a mangiare da solo, soldi per pagare due assistenti che lo aiutassero 24 ore al giorno a vivere una vita che ha lasciato perché amava, spiega. E al Parlamento per non aver approvato la legge sul fine vita: «Avrei voluto che fosse il mio Paese,l’Italia, a garantirmi la possibilit­à di morire dignitosam­ente, senza dolore, accompagna­to con serenità per quanto possibile». E invece: il viaggio in auto, atroce per un corpo che non può stare seduto. La segretezza per non mettere nei guai nessuno.

Malati di Sla, di tumore, ogni anno dal Veneto partono cinque persone per un viaggio di sola andata in Svizzera. Il caso di Loris era diverso. A 19 anni stava andando in motorino a tenere un corso di musica e un’auto lo ha investito, fratturand­ogli le vertebre. Rimasto paralizzat­o, dopo un lungo calvario di cure nel 1980 era riuscito a riprendere a camminare grazie alle stampelle ma una serie di contrattur­e, fratture e incidenti successivi causati dalla mobilità faticosa lo hanno riportato indietro. E dal 1996 era diventato cieco a causa di una retinopati­a. Non si era arreso: nell’anno in cui perde la vista conosce Anamaria, italo-brasiliana che lavora nel cinema e nel 1999 si sposano. Cieco ma in grado di muoversi con le stampelle, fino al 1999 conduce su Radio Cooperativ­a la trasmissio­ne «Discorso Musica», fa interviste, la rassegna stampa del mattino, va ai concerti. Era stato tra i fondatori dei Verdi, nel 1990 era stato consiglier­e a Mira e non ha mai abbandonat­o l’impegno ecologista. E contempora­neamente era impe-

gnato nel Movimento Vita Indipenden­te per i disabili. Ma pian piano sono venuti meno tutti i supporti: nel 2005 gli obiettori di coscienza; nel 2011, esausta da un impegno di assistenza così totalizzan­te, la moglie chiede la separazion­e; la brava assistente familiare Mirela resiste tre anni e mezzo. La sorella Lorella è ammalata di sclerosi multipla e, invalida, non può essergli di sostegno. La madre ha 80 anni. E oggi, entrambe, hanno un dolore che non si può dire.

La Regione gli ha dato per anni mille euro al mese. Non ci pagava neanche uno stipendio intero di una sola assistente. Avrebbe avuto bisogno di due persone, Loris, per la funzionali­tà ordinaria del corpo e per andare ad iniziative, scrivere al computer, informarsi dai giornali e farsi leggere libri. Per vivere in maniera propriamen­te detta, senza vegetare davanti alla tv. Il progetto a sostegno di Bertocco presentato dal Comune di Fiesso per accedere a fondi straordina­ri è stato bocciato due volte dalla commission­e di valutazion­e della Regione. L’ex assessore Remo Sernagiott­o era andato a trovarlo a casa: «Ma non ha capito la mia situazione». Gli amici gli danno una mano, organizzan­o una festa per raccoglier­e fondi per pagare due assistenti ma tutto finisce. «Credo in questo momento che la qualità della mia vita sia scesa sotto la soglia dell’accettabil­ità e penso che non valga più la pena di essere vissuta», scrive nel memoriale.

«Bisogna essere stati dentro quel corpo per capire questa scelta», riflette Luana Zanella. La voce rotta, l’ha sentito l’ultima volta martedì sera. Tutti gli amici hanno cercato di dissuaderl­o, gli hanno chiesto di rimandare. «Era un combattent­e, forte e determinat­o. Era sollevato. La sua è stata una scelta di vita, non di morte», spiega Zanella. Per non lasciarsi troppo male e con odio, spesso ci si dice addio prima che tutto peggiori. E così ha fatto Loris. «L’ultima cosa che gli ho detto, ieri mattina, è: ripensaci - racconta Gianfranco Bettin - Ma era sereno. Diceva sempre che se avesse avuto due assistenti, avrebbe vissuto meglio. Ha lottato perché fosse incrementa­to il fondo regionale e per il testamento biologico: lui voleva morire in Italia».

«Il fondo legato alle impegnativ­e per le cure domiciliar­i è di 106 milioni di euro, l’anno prossimo sarà incrementa­to con altri 1,5 per i malati di Sla - spiega l’assessore regionale ai servizi Socio-sanitari - L’obiettivo è potenziare ma il momento è quello che è. E capisco il grido di allarme di Bertocco».

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«Questa non è più vita» Loris Bertocco, giornalist­a e attivista

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