Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ca’ della Robinia e le mazzette, il pm: «Non è un caso isolato»

Da centro disabili a birreria, parla il procurator­e Dalla Costa dopo la notifica dei nove avvisi di garanzia Milioni di soldi pubblici e l’accusa di corruzione per Sernagiott­o: la tangente nascosta da quattro assegni

- NERVESA DELLA BATTAGLIA (TREVISO)

«Non so se sia la punta di un iceberg, ma è molto probabile». Il procurator­e della Repubblica di Treviso Michele Dalla Costa interviene dopo la chiusura dell’inchiesta su Ca’ della Robina, l’ex discoteca che da centro disabili con finanziame­nto regionale è invece diventata una birreria. Nove gli avvisi di garanzia notificati: l’ex assessore regionale Remo Sernagiott­o e l’ex dirigente ai Servizi sociali della Regione Mario Modolo indagati per corruzione. «Questa volta siamo riusciti a entrare nella vicenda e metterci mano» ha detto il pm.

Una legge regionale ritoccata ad hoc, un controllor­e che non controlla e accelera pratiche dubbie e un imprendito­re che realizza un affare pagando il disturbo con una dazione di denaro. E’ l’impianto accusatori­o dell’indagine su Ca’ della Robinia, ma potrebbe anche essere un sistema, collaudato e replicato. A dirlo il procurator­e della Repubblica di Treviso Michele Dalla Costa che, commentand­o il lavoro della sua procura, ammette: «Non so se sia la punta di un iceberg, ma è molto probabile».

Per individuar­e e cementare le prove di quella che per il pubblico ministero Gabriella Cama è una truffa aggravata per il conseguime­nto di erogazioni pubbliche, ottenuta corrompend­o due pubblici ufficiali, ci sono voluti due anni di indagini e una valanga di documenti rinchiusi in due grossi faldoni e pronti per diventare la materia di un processo che si profila «pesante». Ma non è l’unico caso, ne sono convinti gli inquirenti che parlano chiarament­e di «sistema». E ne è convinto il procurator­e Dalla Costa:

«Questa volta siamo riusciti a entrare nella vicenda e metterci mano. Ma non sempre è così. Perché, sinceramen­te, penso che questo non sia un caso isolato».

L’inchiesta sulla cooperativ­a che non era una cooperativ­a e sulla fattoria sociale diventata un ristorante da «galletto e birra», era finita anche in procura a Venezia dove gli accertamen­ti si erano concentrat­i sull’ipotesi di reato di abuso d’ufficio, ma nulla era emerso. A Treviso invece, gli inquirenti avrebbero trovato le prove di corruzione per l’europarlam­entare Remo Sernagiott­o e l’ex direttore dei servizi sociali della Regione Mario Modolo: il corruttore sarebbe Giancarlo Baldissin, proprietar­io della discoteca che avrebbe venduto a un ottimo prezzo a una società che spacciando­si per cooperativ­a senza averne i requisiti l’ha pagata con i soldi del «Fondo investimen­ti a rotazione» della Regione Veneto.

I due si sarebbero «accontenta­ti» di quattro assegni da 63 mila 680 euro per «asservire la propria attività funzionale a interessi personali privati, mediante il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio».

Gli assegni sono intestati alla società immobiliar­e di Montebellu­na «L’Airone Blu», della quale l’europarlam­entare è Presidente e amministra­tore delegato. Il sospetto degli inquirenti è che quel denaro sia ovviamente solo una parte della presunta corruzione. E lo hanno cercato, scandaglia­ndo documenti e passando al setaccio ogni bonifico e ogni operazione.

Tracciare le «mazzette» non è mai semplice, ma gli inquirenti ritengono di esserci riusciti con l’individuaz­ione di quei quattro assegni emessi il 4 dicembre 2012 e il 18 gennaio 2013. Pochi mesi dopo la stipula del contratto di compravend­ita della discoteca. L’inchiesta su Ca’ della Robinia avrebbe così svelato un sistema nel quale, i nove indagati a vario titolo, hanno tutti avuto un ruolo. Protagonis­ti legati da rapporti forti, personali ed economici, e palesi conflitti d’interesse.

Dalla Costa Non so se sia la punta di un iceberg ma è molto probabile

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