Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Gratta e vinci» all’ospedale che cura anche le ludopatie Coletto: «Li ritirino subito»
Ai visitatori è parsa quasi una beffa. Ma come, il vecchio ospedale di Schio ospita oggi il Serd,il servizio di contrasto alle dipendenze che segue anche i pazienti caduti nella rete del gioco d’azzardo, e nel nuovo ospedale di Santorso l’edicola vende i «Gratta e vinci»? Attività autorizzata nell’ambito della convenzione stipulata con il gestore dell’esercizio, ma giudicata «inopportuna» da malati e parenti. «Faccio appello a chiunque venda Gratta e vinci o altri giochi d’azzardo negli ospedali veneti — interviene l’assessore alla Sanità, Luca Coletto — li ritiri subito. E’ un appello al buon senso e a un gesto significativo contro la ludopatia, che sappia andare oltre gli eventuali contenuti contrattuali. Se al primo piano di un ospedale si vendono Gratta e vinci e al secondo si curano le malattie collegate al gioco siamo di fronte a un evidente controsenso, che dobbiamo comunque allo Stato. Il giro del gioco d’azzardo in Italia — aggiunge Coletto — è valutato in circa 80 miliardi di euro l’anno, importo non lontano dall’intera dotazione del Fondo sanitario nazionale, con cui si devono curare le malattie, ludopatie comprese. Lo Stato incassa circa 6 miliardi di tasse, ma in Italia se ne spendono 8 per curare le malattie correlate, che rovinano vite e famiglie. Spero che i titolari dei diritti acquisiti nell’ambito dei project financing presenti per alcuni ospedali del Veneto possano ascoltare questo mio appello e agire di conseguenza».
Sulla vicenda interviene anche Giorgio Roberti, direttore generale dell’Usl 7 Pedemontana: «Ho preso atto della questione e ho avviato l’istruttoria interna con gli uffici competenti. Sulla base dell’esito dell’istruttoria, mi riservo valutazioni e azioni conseguenti».