Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Omicidio Vianello, confermata la condanna a trent’anni
Nessuno sconto di pena per Susanna Milly Lazzarini. Ora deve affrontare l’accusa di un altro delitto
Era stata condannata a trent’anni. Il massimo della pena per aver ucciso, il 29 dicembre 2015, l’anziana Francesca Vianello nel suo appartamento di Corso del Popolo a Mestre. Ieri la Corte d’Appello ha confermato la condanna nei confronti di Susanna «Milly» Lazzarini, nessuno sconto.
Sono trascorsi quasi due anni dal giorno in cui Lazzarini si era presentata a casa di Francesca Vianello che lei conosceva perché amica della madre, per chiederle un prestito di 300 euro. Voleva comprare i regali di Natale ai figli, ma non aveva soldi. L’anziana le aveva negato il prestito e lei l’aveva strangolata. Sei giorni dopo Lazzarini era stata arrestata dalla polizia e aveva confessato quel delitto per i soldi.
Nelle motivazioni della condanna a trent’anni il gip del tribunale di Venezia Barbara Lancieri aveva sottolineato proprio questo aspetto. L’ottantunenne era stata strangolata per aver rifiutato quella somma di denaro, visto che in passato gli aveva già dato altri soldi. Non solo. Secondo l’accusa il delitto era premeditato.
E’ l’aspetto, quest’ultimo, su cui la difesa, rappresentata dall’avvocato Mariarosa Cozza, ha deciso di puntare in appello per una eventuale riduzione della pena da trenta a sedici anni. Ieri dopo la discussione in aula bunker a Mestre i giudici non hanno concesso la riduzione, confermando, dunque, la condanna di primo grado.
La storia giudiziaria di Susanna «Milly» Lazzarini non è finita ieri. Tornerà in aula, infatti, all’inizio del prossimo anno per l’udienza preliminare sull’omicidio di Lidia Taffi Pamio, avvenuto nel 2012 in via Vespucci a Mestre. Nei confronti di Lazzarini i pubblici ministeri Lucia D’Alessandro e Alessia Tavarnesi hanno chiesto il processo per omicidio volontario in concorso con Monica Busetto, l’ex operatrice sociosanitaria che è stata, invece, già condannata all’ergastolo e che ora è in attesa del responso della Cassazione. Lidia Taffi Pamio, vicina di casa di Monica Busetto, era stata colpita a pugni, accoltellata e, infine, soffocata con un cavo elettrico e un fazzoletto di carta in bocca. Busetto era già in carcere, condannata quando Lazzarini a sua volta arrestata per la morte di Francesca Vianello, aveva confessato di aver partecipato anche all’altro omicidio. Un colpo di scena che aveva portato al rilascio quasi immediato di Monica Busetto, per la quale però poi in appello è stata confermato la condanna. Ora tocca a Lazzarini affrontare la richiesta dei pm di concorso in omicidio.