Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Gentiloni: «L’Italia va, stiamo uniti»
Il premier a Vicenza: «Patto tra Stato e città». E il silenzio sull’autonomia irrita la Lega
L’Italia sta ripartendo e «l’Italia dev’essere sempre messa al primo posto. Non è il momento dell’irresponsabilità». Il premier Paolo Gentiloni, a Vicenza per l’assemblea dell’Anci, chiede ai sindaci di stringere un patto «fondato su autonomia e responsabilità». Il suo silenzio sul referendum del 22 ottobre, però, irrita il vice presidente della Regione Gianluca Forcolin. Ed è polemica.
«Non è il tempo dell’irresponsabilità. Al di là della comprensibile contrapposizione politica dobbiamo mettere sempre l’Italia al primo posto». Il premier Paolo Gentiloni, dal palco dell’assemblea nazionale dell’Anci alla Fiera di Vicenza, chiede ai sindaci di stringere con lui un patto: «Un patto tra Stato ed enti locali, fondato su autonomia e responsabilità, che sia motore di fiducia in un momento di svolta positivo per il Paese». L’applauso c’è ma è piuttosto timido e certo il calore della platea - complice forse la campagna elettorale imminente e difatti il premier postilla: «Cercheremo di chiudere la legislatura in modo ordinato» - non è quello registrato mercoledì durante il discorso di Sergio Mattarella. E questo nonostante Gentiloni ripercorra per ampi tratti temi e toni già tracciati dal Capo dello Stato, in qualche caso usando perfino gli stessi concetti e quasi le stesse parole, come quando tratteggia i Comuni come il «tessuto della Repubblica (Mattarella aveva parlato di «tessuto connettivo della Repubblica» ndr.)» e li identifica come «da secoli testimoni dell’identità italiana».
È stato, quello del premier, un intervento pacato - come da stile - e caratterizzato dal comun denominatore dell’ottimismo, anche qui nel solco tracciato dal Capo dello Stato secondo cui «l’Italia è ormai uscita dalla crisi». Gentiloni, tra un riferimento al Rinascimento ed uno al Palladio (tributo a Vicenza), una citazione del patriota Carlo Cattaneo ed una del politologo americano Joseph Nye, spiega che «sul piano economico abbiamo letto in questi giorni macrocifre positive e incoraggianti, siamo sulla strada giusta, stabile, per uscire dalla crisi che nessuno meglio di voi ha conosciuto nella sua durezza». Sindaci protagonisti della ripresa, dunque, e il governo, assicura Gentiloni, proverà in ogni modo ad aiutarli sul fronte che più sta loro a cuore (a loro e alle imprese) ossia gli investimenti, che poi significano cantieri e dunque lavoro: «Con la legge di bilancio cercheremo di non frenare questa ripartenza ma di incoraggiarla e per questo si è deciso di non aumentare l’Iva, eliminando le clausole di salvaguardia, di non introdurre nuove tasse e di concentrare le risorse, per quanto limitate, in alcune grandi operazioni: sul lavoro, la lotta alla povertà, la competitività delle imprese. L’impegno profuso da cittadini e imprese deve continuare
Paolo Gentiloni No all’irresponsabilità l’Italia è sempre al primo posto
Gianluca Forcolin Si fa finta di non vedere il voto di 15 milioni di italiani
Achille Variati Il silenzio del premier un atto di rispetto per il territorio
- dice Gentiloni - così come la collaborazione tra il governo nazionale e i governi locali: non sempre i rapporti sono stati facili, ma la “collaborazione competitiva” ha portato risultati come il superamento del Patto di stabilità e l’introduzione della regola del pareggio di bilancio che libera gli investimenti, l’addio al criterio della spesa storica che migliora qualità ed efficienza dell’amministrazione, l’armonizzazione dei sistemi contabili».
Il premier fa sapere di aver firmato giusto mercoledì le delibere che finanziano con 2,1 miliardi di euro tutti i 120 progetti che hanno partecipato al «bando periferie» (nel mezzo ci sono i sette capoluoghi veneti) e di voler finanziare con altri 90 milioni il fondo per le aree urbane degradate: «È iniziato un percorso di rammendo e ricucitura
urbana che ha risvolti sociali importanti e dobbiamo insistere su questo tema, che credo debba essere tra le grandi priorità di questo governo e di quelli a venire». Arriverà, pare, anche un «robusto finanziamento» della legge di valorizzazione dei piccoli Comuni, che in Veneto interessa circa 300 amministrazioni su 575. «Sappiamo che quando si parla di investimenti spesso il percorso è più tortuoso e difficile della dotazione finanziaria - spiega il premier - ma grazie alla determinazione e all’ostinazione dei sindaci ce la possiamo fare, ci dev’essere volontà di collaborazione tra istituzioni centrali e locali della Repubblica». Se labili erano stati mercoledì i riferimenti da parte di Mattarella al referendum del 22 ottobre, nulli sono stati da parte di Gentiloni, che ha proprio glissato del tutto sull’argomento. E il vice presidente della Regione Gianluca Forcolin, presente all’appuntamento, non l’ha presa bene: «Come si può far finta di niente quando tra una settimana 15 milioni di italiani, saranno chiamati a votare? Qui stiamo lavorando tutti allo stesso obiettivo, al di là dei partiti: Regione, Province, sindaci, categorie ma questi arrivano da Roma ed è come se planassero da Marte. Mi dispiace, mi è sembrato un intervento privo di mordente e piuttosto sfuocato se si pensa che l’assemblea di Anci si tiene in Veneto, mica da un’altra parte: se non si parla di autonomia in queste sedi, con questi interlocutori, a una settimana dal referendum...». Difende Gentiloni il sindaco di Vicenza Achille Variati: «Non ha detto nulla è vero ma questo non va interpretato né in senso positivo né in senso negativo ma solo come una grande forma di rispetto da parte del premier per il territorio. Non tocca a lui dire se una consultazione autorizzata dalla Corte costituzionale sia giusta o sbagliata, saranno i veneti a decidere quale direzione dovrà imboccare la nostra Regione».
In chiusa, il tema dei migranti, anche qui all’insegna dell’ottimismo: «Siamo a buon punto nella sfida di mettere ordine ai flussi irregolari, gli arrivi sono calati di un terzo - dice Gentiloni -. Con questo fenomeno epocale dovremo fare i conti nei prossimi anni e il dialogo con le comunità locali è e rimane necessario per non essere travolti e per non subire scelte calate dall’alto». E ogni riferimento alle liti del passato tra i sindaci veneti (di ogni colore) e i prefetti è stata di certo puramente casuale.