Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Bloccato un miliardo di euro «Potrebbe generare 180mila posti di lavoro»
Sono tanti soldi, così tanti che nemmeno i bilanci dei Comuni capoluogo arrivano a quella cifra. Un miliardo. È il tesoro che giace, immobile, nelle casse delle 575 amministrazioni della nostra regione, in «gergo» tecnico si chiama avanzo di amministrazione e solo i Comuni in dissesto finanziario non ce l’hanno. Ma la quasi totalità dei 575 campanili veneti ha bilanci sani e dunque tutti, chi più chi meno, ha soldi accantonati e, per legge, inutilizzabili.
Da anni, i sindaci chiedono che il governo cambi le regole e molti sono delusi perché, con le recenti modifiche al Patto di stabilità, non è stato archiviato il capitolo degli avanzi. Ora Anci Veneto (Associazione nazionale dei Comuni italiani) ha deciso di tornare all’attacco con Roma con proposte di intervento e, soprattutto, con dati certi su quanto il Veneto potrebbe investire in nuove opere, manutenzioni e tutto ciò che serve al territorio.
«Investimenti e avanzi di amministrazione nei Comuni del Veneto, analisi delle ricadute generate da una liberalizzazione dai vincoli di finanza pubblica», il titolo dello studio presentato ieri all’assemblea annuale di Anci a Vicenza e redatto con l’aiuto del Dipartimento di economia dell’Università Ca’ Foscari (Venezia) e Unioncamere Veneto. «Questi soldi vincolati rallentano e bloccano tutto - spiega Mauro Bellesia, uno dei redattori del dossier e responsabile del servizio finanziario del Comune di Vicenza - in Veneto c’è un miliardo che se sbloccato porterebbe un aumento significativo del Pil regionale pari allo 0,5-0,7 per cento e soprattutto farebbe da volano nella creazione di occupazione: potrebbero esserci 180 mila posti di lavoro in più».
Nel rivedere le norme del Patto di stabilità, il governo, da quest’anno, ha introdotto un breve periodo di tempo (i cosiddetti «spazi») che permette di usare parte dei soldi vincolati. Pochi però sono riusciti ad utilizzarlo: mancavano i progetti delle opere. «Non era possibile predisporli proprio perché i vincoli lo impedivano», dice Maria Rosa Pavanello, presidente di Anci Veneto e sindaco di Mirano.
Gli esperti di Anci, Ca’ Foscari e Unioncamere hanno eseguito una rilevazione statistica su un campione di 209 Comuni (il 36 per cento del totale) dove vivono 2.397.672 persone (il 49 per cento dei residenti in Veneto) e con questi numeri alla mano hanno predisposto una proiezione che arriva appunto al miliardo. «Sono stati fatti dei piccoli progressi (la revisione del Patto di stabilità, ndr) ma continuano ad aumentare le risorse non spendibili», denuncia Pavanello. Il Patto di stabilità è entrato in vigore nel 2007 e da allora gli investimenti dei Comuni veneti sono colati a picco: nel 2004 erano stati 1,545 milioni di euro, scesi a un terzo (557 milioni) nel 2015. «Le cause – si legge nel dossier– sono molteplici, ma hanno certamente inciso, oltre alla crisi economica, anche i vincoli finanziari».
Scattata la fotografia della situazione, lo studio avanza alcune proposte al governo: allungare i tempi per l’uso degli «spazi», cambiare le regole per i Comuni sotto i mille abitanti, dove valgono le stesse norme delle città più grandi e dotate di strutture e personale per adempiere alle richieste della burocrazia. «Chiediamo anche di poter scambiare “spazi” tra amministrazioni – dice Bellesia -, se ad esempio Padova ha la possibilità di spendere ma non riesce a farlo, cede a Vicenza “spazio”».
I Comuni però vorrebbero la liberalizzazione degli avanzi di amministrazione «per i benefici che porterebbe». I benefici sono presto calcolati, con un miliardo potrebbero essere spesi 800 milioni in costruzioni, 100 in informatica, 50 in apparecchiature, 30 nella fabbricazione di macchinari, 20 in altre attività manifatturiere e in riparazioni. Secondo Anci, questo tipo di investimenti produrrebbe 358 milioni di tasse in più di cui 130 di Iva mentre ogni euro speso attiverebbe un incremento di reddito di 83 centesimi. Significa più soldi nelle tasche delle famiglie e un aumento nella spesa di 302 milioni. Il tutto, da subito, creerebbe 13.400 posti di lavoro nei settori dell’investimento con un volano nell’indotto e nell’economia veneta che aprirebbe ai 180 mila contratti ipotizzati da Anci.