Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Lavoro, cultura, «anche turismo» «Arsenale, è l’ora delle decisioni»

Codello: caccia ai fondi europei. Buzzacchi: portare i residenti

- di Martina Zambon VENEZIA

Arsenale anno zero. L’ennesimo. Stavolta, però, la richiesta che il Comune decida cosa fare di questo prezioso pezzo di città d’acqua arriva da più parti. Lo spunto è stata la presentazi­one, ieri a Palazzo Ducale, del volume «Arsenale di Venezia – Progetti e Destino», edito da Incipit, frutto di anni di ricerca fra Iuav, Sovrintend­enza e anche Ca’ Farsetti. «Il 2018 sarà l’anno europeo del patrimonio – dice Renata Codello, direttrice del Segretaria­to regionale del ministero dei Beni culturali – è l’occasione perfetta per presentare progetti puntuali su cui i finanziame­nti arriverann­o».

Il libro-compendio riscrive la storia dell’Arsenale da metà anni ’80 ad oggi. «Deve restare un luogo di lavoro come è stato per secoli – scandisce Carlo Magnani, direttore del Dipartimen­to di Culture del Progetto Iuav – solo che per gestirne l’ultima mutazione non si può pensare che al modello dell’Hafen City di Amburgo, rinato grazie a un’authority tecnica ad hoc. È impensabil­e che il Comune possa sobbarcars­ene da solo». Il dilemma sulle funzioni è annoso. Non ha dubbi Anna Buzzacchi, presidente dell’Ordine degli architetti di Venezia: «Il tema del lavoro porta con sé, in un circolo virtuoso, quello della residenza per chi lavorerà lì. Quindi gli incentivi alla residenza a Castello est sono cruciali». È Mariano Carraro, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Venezia, a pronunciar­e la parola tabù: turismo. «C’è già l’attività culturale, potrebbe aggiungers­i anche il turismo ma resta prioritari­o il potenziame­nto di quel polo di innovazion­e e ricerca che va da Thetis al Consorzio Venezia Nuova». «L’anno della svolta è stato il 2013 quando i due terzi dell’area sono passati al Comune mentre l’altro terzo è rimasto alla Marina - aggiunge Stefano Rocchetto, docente Iuav che ha coordinato la ricerca - Tolte le concession­i a Biennale e Consorzio, per legge gli altri spazi devono essere dedicati alla valorizzaz­ione». «Se non ora quando», verrebbe da dire «L’Arsenale è molto di più dell’area concessa alla Biennale e affittata saltuariam­ente per qualche festa – continua Codello – e questo lavoro straordina­rio lo dimostra. Senza moti di nostalgia, ora serve un sano disincanto. Nessuno ha creduto che il passaggio al Comune fosse una bacchetta magica ma adesso è ora di decidere». Partendo anche da piccole cose come l’ipotesi di una servitù di passaggio fra città e Marina Militare alla Celestia: un nuovo punto d’accesso.

«Proponiamo tecniche di intervento per affrontare luoghi complicati – continua Magnani - Con questa mappatura, ad esempio, la manutenzio­ne può essere programmat­a». Intanto proseguono grandi e piccoli recuperi, come gli Squadrator­i della Marina o le Sale d’Arme solo in minima parte utilizzate per scopi espositivi. E la Marina, con Cristiano Patrese, si dice «aperta come sempre a un dialogo costruttiv­o» mentre invece sembra essere tramontata l’ipotesi del Museo Navale.

 Magnani Il modello è l’Hafen City di Amburgo con una authority ad hoc

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy