Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Nuove regole lite su Damiano Niente sfiducia

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Una proposta protocolla­ta ma non depositata, un fascicolo che potrebbe contenere una bozza o essere vuoto, una presidente del consiglio comunale a cui si chiede scusa per gli insulti ma che si cerca di sfiduciare. Ieri pomeriggio, a Ca’ Farsetti, maggioranz­a e opposizion­e si sono scontrate sulla modifica al regolament­o del consiglio comunale. nel mirino proprio Ermelinda Damiano, attaccata in blocco da tutte le forze di minoranza. La discussion­e è iniziata dalla richiesta di Giovanni Pelizzato (Lista Casson), a nome di tutta l’opposizion­e, su chi fossero i firmatari della proposta di modifica del regolament­o: «Dopo gli articoli di giornale del 20 settembre, che descriveva­no nel dettaglio le variazioni al regolament­o, ci è stato sempre risposto che non c’era alcun documento. Ma dagli uffici risulta che un fascicolo sia stato preso in carico». Un’ambivalenz­a sottolinea­ta da Felice Casson: «In questi termini si potrebbe quasi parlare di falso in atto pubblico. C’è poi un problema politico: l’opposizion­e viene sempre più tenuta all’oscuro di quanto fatto dall’amministra­zione, se ci sono dei lavori in corso gli atti devono essere disponibil­i e leggibili da tutti». In effetti, stando a quanto ha spiegato la segreteria generale, la proposta di Damiano è stata protocolla­ta, ma mai depositata: «Quando inizierà il suo iter regolare — ha insistito la presidente – potrà essere discussa in commission­e e votata in consiglio. Intanto stiamo perdendo tempo a litigare sul nulla, o forse un qualsiasi consiglier­e comunale può presentare le sue proposte e io invece no?». La mozione di sfiducia però non verteva solo sugli atti per il nuovo regolament­o, ma accusava Damiano di non svolgere il suo ruolo in maniera imparziale: «La presidenza del consiglio deve rappresent­are tutto il collegio, non è uno strumento politico ma un compito istituzion­ale», ha rimarcato Davide Scano (M5s). A prendere la situazione di petto, dopo un’ora e mezza di querelle, il vicepresid­ente Saverio Centenaro, che ha troncato la discussion­e e messo rapidament­e ai voti la sfiducia, subito bruciata dalla maggioranz­a. È stato a quel punto che l’opposizion­e, indignata, ha lasciato l’aula: «Una maggioranz­a con numeri simili non dovrebbe avere paura del confronto», ha poi commentato Pelizzato a nome di tutte le forze di minoranza. In mattina altra scontro, dopo che la presidente aveva messo in calendario la discussion­e di 50 interpella­nze non ancora affrontate. Ce n’erano ferme (e superate) da oltre due anni. «Le interpella­nze non vanno smaltite va discusse», dicono dal Pd Pellicani, Sambo e Ferrazzi, La Rocca del M5s, Serena del Gruppo Misto. «Ci siamo stufati di essere presi in giro da questa maggioranz­a che limita sempre più il confronto». (gi. co.)

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