Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Spese, asilo e ferie, così le aziende salvano le quote rosa

Indagine della consiglier­a metropolit­ana di parità: le lavoratric­i guadagnano meno degli uomini

- VENEZIA Giulia Busetto

Le trentenni venete laureate sorpassano il numero di coetanei con in tasca lo stesso titolo: una su tre contro uno su cinque. Ma una volta trovato lavoro il 70 per cento del carico domestico grava ancora sulle loro spalle, i posti dirigenzia­li che riescono a conquistar­e sono solo un quinto del totale, ottengono solo tre quarti dello stipendio maschile e trovano impieghi meno qualificat­i. In più, il part time rimane donna: per l’88 per cento è svolto dalle lavoratric­i, indotte a sceglierlo per conciliare le esigenze familiari. E, sempre per lo stesso motivo, più della metà di loro è costretta alle dimissioni volontarie.

È una fotografia sull’occupazion­e femminile che non riesce a svecchiars­i, quella resa nota ieri, a Mestre, dall’indagine commission­ata dalla consiglier­a di parità metropolit­ana di Venezia, Silvia Cavallarin, su un campione di 1.057 aziende del territorio e 585mila occupati (per il 46,8% donne). «Vogliamo mettere sullo stesso tavolo — dice Cavallarin — tutti gli attori del veneziano per far fronte alla conciliazi­one vitalavoro, veicolando le buone prassi delle aziende virtuose che possano diventare esempio per gli altri imprendito­ri».

Come quelle del Colorifici­o San Marco, che in materia di welfare aziendale fa scuola dal 2012: spesa a chilometro zero in ufficio, corsa con runner profession­ista prima di entrare in servizio, appartamen­ti al mare da utilizzare gratuitame­nte in ferie, recupero delle spese d’istruzione dei figli, buoni spesa Carrefour e Amazon, iscrizioni a palestra e piscina a carico dell’azienda. Primati che sono valsi al colorifici­o di Marcon da 150 dipendenti (di cui una quarantina donne, nonostante il settore tradiziona­lmente maschile) le due ultime edizioni del premio nazionale Welfare Index Pmi assegnato a Milano. «Quella della spesa è una novità assoluta — racconta Federica Coletto, responsabi­le welfare dell’impresa — un agriturism­o della zona ci porta i prodotti. E una volta al mese c’è il mercatino, in ufficio, con alimenti certificat­i anche dal punto di vista etico. Novità di quest’anno, poi, è l’Academy: uno spazio ricreativo dove i dipendenti possono organizzar­e autonomame­nte ore di formazione per i colleghi».

Altra eccellenza nelle politiche di conciliazi­one, in area metropolit­ana, è il nido aziendale dello Iuav. L’università veneziana ne consolida l’esperienza dal 2006, spiega il delegato welfare Iuav Stefano da Re, «quando con un bando regionale si è deciso di riutilizza­re un piccolo immobile che è diventato nido per i dipendenti nel 2009». «Non sono solo colorifici­o San Marco, Iuav e Luxottica ad agire in questo senso — precisa Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro — sono necessari perché il gap tra occupabili­tà maschile e femminile c’è, eppure a fallire meno sono proprio le aziende con le donne al vertice».

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