Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Autonomia, Berlusconi schiera Fi: «Votate sì»
Mestre, video messaggio del leader di Forza Italia: «Non mina l’Unità, col caso della Catalogna non c’entra nulla» Brunetta presenta Brugnaro («Uno di noi») e il sindaco replica: «Mai». Marin contestato. Chisso arriva e se ne va
Silvio Berlusconi, a pochi giorni del referendum, irrompe nel dibattito sull’autonomia con un video messaggio al popolo di Forza Italia riunito al Laguna Palace di Mestre: «Il miracolo del Nordest chiede con urgenza un cambio di passo. Al referendum votiamo sì».
A una settimana dal referendum, quando in molti specie nella Lega - cominciavano ad interpretare con sospetto il suo ostinato silenzio sull’argomento, Silvio Berlusconi irrompe nel dibattito sull’autonomia con un video messaggio al popolo di Forza Italia riunito ieri al Laguna Palace di Mestre: «Il miracolo del Nordest, conquistato con tanti sacrifici, da anni vive una stagione di difficoltà che richiede con urgenza un cambio di passo - ha detto l’ex premier -. Se il Veneto deve tornare ad essere una delle locomotive d’Italia, ha bisogno di istituzioni che siano in grado di supportare, e non di ostacolare, il lavoro dei veneti. Per questo noi voteremo Sì, con grande convinzione, al referendum del 22 ottobre, perché questo referendum rappresenta la concreta possibilità di far sentire la voce del popolo veneto e avviare un percorso di riforma che premi il buongoverno di una Regione che è fra le più efficienti e le meglio amministrate d’Italia». Applauso liberatorio in sala, dove i dirigenti azzurri, oscurati nella campagna referendaria dagli «acerrimi amici» della Lega, attendevano da tempo una chiara indicazione da Arcore, e sospiro di sollievo per il governatore Luca Zaia, che difatti a stretto giro si è complimentato: «Ringrazio Berlusconi, la sua presa di posizione conferma quella che il suo partito ha preso in Veneto fin dal primo istante ed è un’indicazione utile che leggo all’insegna della coerenza».
Il leader di Forza Italia ha però condannato le spinte indipendentiste che pure non mancano in consiglio regionale (dove è già stata depositata una nuova proposta di referendum secessionista) e avvertito: «Quello del 22 ottobre non è un referendum contro l’Unita nazionale, non ha nulla a che fare con le drammatiche notizie che ci vengono dalla Catalogna. Al contrario, siamo convinti che un Veneto più libero, più avanzato, in grado di misurarsi con la concorrenza delle Regioni più sviluppate d’Europa sia un vantaggio non solo per i veneti ma per l’Italia intera. Quello veneto - ha concluso Berlusconi - è un referendum per affermare il principio di sussidiarietà che è nel nostro programma fin dal 1994: lo Stato liberale deve fare poche cose e deve farle bene. In Italia, invece, abbiamo uno Stato che fa troppo e lo fa anche male. Per questo abbiamo bisogno di una vera rivoluzione, una riorganizzazione che può cominciare dal referendum di domenica prossima e compiersi in primavera con le elezioni nazionali».
Il video messaggio, girato per una due giorni che vorrebbe segnare il «Rinascimento di Forza Italia» in Veneto, dove il partito è crollato insieme a quel Giancarlo Galan che per 15 anni lo ha incarnato, è stata utile per Berlusconi anche per tracciare con chiarezza, alla vigilia delle elezioni, le gerarchie interne. E dunque «sono grato al commissario Adriano Paroli, che suo mio incarico sta gestendo nel modo migliore Forza Italia dopo averla presa in mano in un momento difficile» (chissà che ne pensano i senatori Giovanni Piccoli e Bartolomeo Amidei, che hanno lasciato il partito in polemica proprio con Paroli, accusato di aver «distrutto» Forza Italia in Veneto e che ne pensa l’ex coordinatore regionale Marco Marin, seduto in prima fila e duramente contestato all’inizio del suo intervento da una decina di persone che hanno poi abbandonato la sala per protesta contro quello che - a loro volta - indicano come «il distruttore»). Tant’è, Berlusconi ha poi voluto riservare un pensiero particolare e un «grazie» a Renato Brunetta, «un combattente di primordine, una figura centrale del nostro movimento» e a Niccolò Ghedini «non solo un grande avvocato e dirigente politico, un consigliere saggio e prezioso, ma un vero, grande e sincero amico». Al buon intenditore, poche parole.
In platea, accanto a new entries come l’ex Pd, poi Scelta Civica, Andrea Causin e l’ex leghista (sponda Tosi) Roberto Caon, s’è visto inizialmente anche Renato Chisso, che ha poi lasciato il Laguna Palace secondo alcuni perché «commosso dalle troppe strette di mano e i troppi abbracci», secondo altri su esplicita richiesta di Brunetta e Ghedini, preoccupati che la sua presenza potesse generare polemiche (per dire, poco dopo la sua uscita è entrata in sala l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan che nei giorni scorsi ha duramente condannato il ritorno sulla scena pubblica dell’ex collega alle Infrastrutture dopo il patteggiamento a 2 anni e 6 mesi).
Infine, curioso - e politicamente significativo - il siparietto andato in scena tra Brunetta e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, invitato per fare gli onori di casa: «Lascio la parola a Luigi Brugnaro, uno di noi!» ha detto Brunetta. «Io non sono di Forza Italia» ha precisato secco Brugnaro. «Non ancora...» ha sorriso Brunetta. Ma il sindaco ha chiuso lapidario: «Sono troppo difficile da gestire, io non prenderò mai la tessera di un partito».
Grato a Paroli, ha preso il partito in un difficile momento e sta facendo bene
Il 22 ottobre partirà una rivoluzione che si completerà a primavera con le elezioni