Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Scuola, mestieri, giustizia Gli artigiani scrivono l’agenda per l’autonomia
L’agenda post voto consegnata al governatore: «Fase due riservata alle consultazioni»
Il referendum per l’autonomia incassa il sì degli arti- giani. All’assemblea della cate- goria a Vicenza, l’associazione ha consegnato al governatore un elenco di priorità da trattare con Roma dopo il voto, e che può essere sintetizzato in scuola, professioni, giustizia. Un’agenda che Luca Zaia ha già promesso di condividere in quella che viene già chiamata la «fase due»: la concertazione con tutti i soggetti (sindaci, categorie) dopo la vittoria per poi incamminarsi verso i tavoli romani. Il presidente Agostino Bonomo: «Vogliamo una Regione più forte in uno Stato più forte».
Scuole, professioni, giustizia. Il voto per loro è l’inizio preciso della fabbricazione di quell’abito su misura che gli associati, da tempo, chiedono per il Veneto. Gli artigiani, in tal senso, promettono di essere un esercito sartoriale pronto all’opera, domenica 22 ottobre. Il referendum per l’autonomia incassa anche il loro appoggio, completando la scacchiera più o meno unita delle categorie economiche pro-voto. Un taglia e cuci che sintetizza lo stesso presidente della categoria veneta Agostino Bonomo, che ieri, all’assemblea di settore a Vicenza, ha consegnato al presidente Luca Zaia un vero e proprio elenco di obiettivi da negoziare fin da subito a Roma. Un documento che il governatore ha già promesso di condividere in quella che viene già chiamata la «fase due»: la concertazione con tutti i soggetti (sindaci, categorie) dopo la vittoria, per poi incamminarsi verso i tavoli romani. «Innanzitutto chiediamo una formazione tecnico-professionale più legata alle esigenze lavorative del nostro territorio — esordisce Bonomo — qui serve formare studenti che saranno futuri operai, artigiani o imprenditori e che devono essere preparati in modo specifico per questo. Non esiste, dunque, che ci siano indirizzi scolastici ancora uguali in tutto il Paese».
E nel Veneto più autonomo tratteggiato da Confartigianato si prosegue nel solco della praticità. «Idem per le singole leggi sulle professioni — sottolinea il presidente del mandamento berico — anche qui: le problematiche sull’agricoltura del Veneto, ad esempio, non sono le stesse vissute in Sicilia. Serve un’articolazione su base regionale, che miri a risolvere le singole realtà: mettere la stessa camicia normativa a situazioni differenti significa condizionare le potenzialità di crescita e ingabbiare le imprese». Punto numero tre: un po’ di autonomia giudiziaria. «Vogliamo che il Veneto chieda allo Stato anche l’organizzazione della giustizia di pace, quale nuova competenza che si ispira all’autonomia delle comunità locali, proprio per il suo aspetto di prossimità», recita il documento consegnato a Zaia. «Servirebbe a dare respiro all’attività dei nostri tribunali, da sempre oberati di cause e lavoro — contestualizza Bonomo — risolvendo presto tutte quelle piccole situazioni di conflittualità minori, dalla litigata condominiale al recupero crediti». Già, perché i veneti sono anche un po’ litigarelli. Infine, punto un po’ più tecnico, ma urgente per il popolo delle partite Iva e per gli artigiani: «Contrattazioni aziendali a livello regionale e non più a livello di singole aziende — spiega il presidente —. In tal modo si potrebbero progettare con più tranquillità il nostro futuro e il welfare».
E dal «Veneto autonomo degli artigiani» emerge anche qualche raccomandazione: «Vogliamo una Regione più forte in uno Stato più forte — mette per iscritto la categoria — con un Veneto che deve contare di più a Roma, evitando però che l’autonomia divenga motivo di distrazione o isolamento. Anzi, insieme alle altre Regioni virtuose deve contrastare il rischio di una ulteriore meridionalizzazione dello Stato centrale». Una visione condivisa da Zaia, che ieri, in Fiera a Vicenza, ha toccato vari temi legati alla consultazione del 22 ottobre. «Penso che la congiuntura strana che c’è a livello politico per noi possa essere positiva — ha detto il governatore —. Noi abbiamo questo passaggio di testimone fra una legislatura che finisce e una che inizia. Mi metto nei panni di quella che finisce: se dicesse di no ad una trattativa, ad un’eventuale pre accordo, si ritroverebbe poi nell’imbarazzo di fare campagna elettorale in un territorio dove ha detto di no. E comunque potrebbe lasciare una bella eredità a chi viene dopo, no? Io dunque spero che questo limbo ci aiuti a velocizzare le nostre richieste di autonomia. Referendum politicizzato? No. E credo che le vere difficoltà le avrà il centrodestra: non avrà alibi per non proseguire nelle intenzioni del popolo».
A non avere alibi, però, secondo Zaia sarà anche quest’ultimo: «Tutti mi chiedono del quorum oggi, ma qui non è Zaia a vincere o perdere — ha concluso — qui sono i veneti che devono cogliere un’opportunità. In ogni caso, dunque, il Veneto non sarà più quello che era prima del 22 ottobre».
Il governatore Non è Zaia a vincere o perdere. Sono i veneti a dover cogliere un’opportunità