Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Tassa di soggiorno, stangata Airbnb Il Comune incassa un milione in più
Fino a 5 euro per le case di lusso: così copriamo le spese. Confedilizia: punito chi pernotta
Gli immobili più lussuosi – ville, abitazioni signorili per non parlare dei castelli – saranno considerati come hotel a cinque stelle: i turisti che li affitteranno, per esempio sull’ormai onnipresente AirBnb, dovranno pagare quotidianamente 5 euro a testa di imposta di soggiorno. Chi invece pernotterà in appartamenti che dal punto di vista catastale sono «normali» dovrà versare 3 euro al giorno, mentre nelle case cosiddette «popolari» o «ultrapopolari» si pagheranno 2 euro, come in un hotel a due stelle. La giunta comunale di ieri, su proposta dell’assessore al Bilancio Michele Zuin, ha approvato la «stangata» sulle locazioni turistiche, cioè gli affitti di appartamenti che non prevedono altri servizi se non le lenzuola nuove e le pulizie (a differenza dei b&b che hanno anche la colazione), per i quali ora tutti i clienti pagavano indistintamente 1,50 euro. Aumenti che entreranno in vigore dall’1 gennaio 2018 e che, secondo le previsioni, porteranno nelle casse di Ca’ Farsetti un milione di euro in più, praticamente raddoppiando gli incassi relativi a questo tipo di strutture: da 1,2 a 2,2 milioni.
«Le maggiori entrate verranno utilizzate a copertura dei costi che derivano dal turismo e che non devono ricadere sui cittadini veneziani», commenta Zuin. Parole che fanno salire sulle barricate il presidente di Confedilizia Venezia Giuliano Marchi, che di professione fa l’avvocato: «Aspettiamo di leggere il provvedimento per valutare una possibile impugnazione al Tar - afferma Marchi - Mi limito a osservare, però, che il Comune continua a non distinguere tra turismo pernottante e turismo “mordi e fuggi”: è quest’ultimo che causa l’invasione della città e va colpito».
La revisione delle tariffe dell’imposta di soggiorno deriva dal «Progetto di governance territoriale del turismo a Venezia», presentato a luglio dalla giunta Brugnaro, dove si sosteneva che un aumento del genere avrebbe anche «tenuto» di fronte a eventuali ricorsi. «Mi chiedo perché per gli hotel non ci sia stato alcun aumento», incalza però Marchi. Nel piano si affermava però che la tassa di soggiorno per i clienti degli alberghi era già elevata, parametrata al numero di stelle, con i 5 euro che sono il massimo previsto dalla normativa. «Il documento era stato accolto favorevolmente sia dal Ministero dei beni culturali sia dall’Unesco - ricorda Zuin - Si ottiene in questo modo una migliore equità fiscale, collegando l’entità dell’imposta per il turista alla qualità e tipologia di immobile utilizzato per il pernottamento».
Tesi che però non convincono per nulla Confedilizia. «La città è invivibile di giorno, mentre alle 20 si cammina benissimo, segno che la vera “invasione” viene da fuori - afferma l’avvocato Marchi - Temiamo che un turista, di fronte a tariffe sempre più elevate possa cambiare città e inoltre ci chiediamo che tutti i 28 milioni di euro incassati dalla tassa siano usati per il turismo». L’associazione è già in conflitto con il Comune sulla delibera anti-hotel, che ha bloccato i cambi di destinazione d’uso, salva l’approvazione da parte del consiglio comunale. «Abbiamo fatto delle osservazioni per definire criteri certi, generali e astratti, ed evitare un sistema del tutto arbitrario che rischia di allontanare gli investitori - conclude il presidente - Se non saranno accolte dal Consiglio, faremo ricorso al Tar».