Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Nell’era social il silenzio è una chimera

- VENEZIA

L’assessore che litiga via Twitter col noto giornalist­a che vive in America. Il consiglier­e regionale che su Facebook posta un video che avverte che c’è silenzio elettorale e con sorriso sornione annuisce vigorosame­nte davanti all’obiettivo per far sapere ai follower qual è la sua indicazion­e di voto ma senza pronunciar­la formalment­e, interpreta­ndo la norma alla lettera ma non nel senso. Nei gruppi WhatsApp gira fino allo sfinimento la catena di Sant’Antonio dei sostenitor­i dell’autonomia che raccomanda a tutti di andare non solo a votare ma di farlo presto, entro le 10, in modo che i Tg delle 13 diano la notizia e tirino su il morale alle truppe. E ieri nessun politico si è tirato indietro davanti a dichiarazi­oni di voto o contrariet­à: le agenzie traboccava­no di lanci.

Nell’era dei social, la 48 ore di silenzio elettorale senza comizi e appelli è diventata una barzellett­a. Il silenzio si limita ai mezzi d’informazio­ne tradiziona­li - radio, tv, giornali - e chiunque abbia un profilo social o WhatsApp e sperimenta come ieri e oggi siano fioriti appelli al voto e all’astensione, consigli, link ad articoli di incoraggia­mento sull’autonomia e post sponsorizz­ati con meme contro il referendum. Accade da anni, ormai, la pausa di 48 ore dalla propaganda è impraticab­ile (come catalogare l’ironia su Twitter dei tanti meridional­i sui referendum, tipo: «Il lombardo-veneto non è la Catalogna, è la cicoria»), gli elettori si sono assuefatti al continuo parlare e argomentar­e e sono loro per primi a provocare l’avversario con post colorati su Facebook («Come fai ad astenerti se ami il Veneto?», «Non serve la tessera elettorale, non serve il quorum, non serve»).

Se il silenzio è impossibil­e , è pure difficile distinguer­e cosa è propaganda e cosa rumore informativ­o. In questo referendum la linea di demarcazio­ne non è tra i Sì e i No all’autonomia ma ormai tra l’andare alle urne e astenersi. Il terreno tra informazio­ne sul voto e propaganda è quindi limaccioso. E così capita che l’indipenden­tista Ilaria Brunelli lanci una specie di concorso a premi: al Comune con la maggiore affluenza sarà regalata la bandiera di San Marco più grande in circolazio­ne, trecento metri. E capita che il governator­e Luca Zaia condivida il video: «Partecipat­e al Quorum Challenge! Il Comune che registrerà il maggior quorum di affluenza durante il referendum di domani, si aggiudiche­rà un gonfalone record di 300 mq!! #QuorumChal­lenge #autonomia». O che twitti la foto della scheda elettorale, invitando: «Tutti a votare». La Regione si è intestata la sola campagna istituzion­ale per il referendum e invitare alle urne, a rigore, non è propaganda. Neanche propugnare l’astensione e infatti Beppe Caccia, Verdi, twitta: «#referendum #22ottobre in #Veneto e #Lombardia sono una presa in giro. Ma la sinistra deve rilanciare battaglia per autonomia e autogovern­o». (mo.zi.)

Radio, tivù, giornali Solo i media tradiziona­li rispettano la tregua pre voto. Il web è inarrestab­ile

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