Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Dopo gli studi: entro un anno 80% di occupati
Molto alto anche il gradimento espresso dagli ex studenti: 90 su 100 sono soddisfatti dell’esperienza
Dalla Massara
Soltanto nell’ultimo anno tremila stage
La chiave della nostra politica è l’alternanza tra l’università e il lavoro Alta formazione I dottorati di ricerca diventano un’opportunità anche per le aziende
Occupazione sopra la media italiana a uno e a cinque anni. Contatti diretti con le aziende del territorio, coltivati fin dalla nascita dell’ateneo, nel 1982. E ora anche stage ad hoc per chi ha scelto i percorsi di formazione accademica più complessi, come il dottorato di ricerca.
L’università di Verona si è conquistata con il tempo la fama di essere «job friendly», e lo confermano i dati rilevati da Almalaurea. Una specifica indagine condotta dalla società ha riguardato 6.592 laureati triennali e magistrali a Verona nel 2015: a un anno dalla laurea triennale è occupato l’80%, contro il 77% del Veneto e il 68% della media nazionale. Le percentuali dell’ateneo scaligero sono particolarmente significative anche se confrontate con il rapporto riguardante i laureati del 2013, quando risultava occupato a un anno dal titolo il 60%. In due anni, dunque, la capacità occupazionale è cresciuta del 20%.
Ancor più confortante il risultato dei laureati magistrali, con un tasso di occupazione dell’83% a un anno dalla laurea (76% in Veneto e 71% media nazionale) e del 90% a cinque anni (89% in Veneto e 84% media nazionale). Dal rapporto di Almalaurea, inoltre, emerge l’altissimo gradimento degli interpellati: 90 laureati su 100 si dichiarano soddisfatti dell’esperienza universitaria veronese nel suo complesso.
L’offerta formativa dell’ateneo scaligero si completa, dopo la laurea, con 31 master, 44 corsi di perfezionamento e aggiornamento, 43 scuole di specializzazione per l’area medica e una per le professioni legali e 15 corsi di dottorato di ricerca con 106 borse di studio.
Da tre anni, a occuparsi delle «strategie occupazionali» è Tommaso Dalla Massara, docente di diritto romano.
Professore, come riassumerebbe la politica occupazionale dell’Università?
«La chiave è l’alternanza tra università e lavoro. In questo senso abbiamo anticipato quanto è stato attivato negli ultimi anni nelle scuole secondarie. Ma il nostro modello resta quello tedesco, apprendistato ad alta mobilità».
Che ruolo svolgono gli stage e i tirocini, divenuti obbligatori in ogni corso di laurea?
«Sono cruciali. Parliamo di numeri importanti, tremila nell’ultimo anno. Sono momenti fondamentali nel corso della vita dello studente e non di rado sono l’anticamera di un impiego lavorativo vero e proprio. Moltissimi incarichi, talvolta anche assunzioni, iniziano con uno stage. Ecco perché è importante che ogni stage sia appropriato al corso di studi. Da questo punto di vista ci sono molti controlli: ogni progetto dev’essere approvato da un docente».
Di recente, l’università di Verona è stata tra le prime a lanciare il tirocinio in alta formazione. Di che cosa si tratta?
«È una nuova modalità che coinvolge gli studenti impegnati nei dottorati di ricerca e che vede il pieno supporto del ministero. Un’occasione non solo per i laureati che hanno scelto questa strada, ma anche per le aziende che intendono potenziare i loro settori dedicati alla ricerca e allo sviluppo».
Questo potrà aiutare a superare una certa avversione che rimane nel mondo del lavoro verso le persone «troppo qualificate»?
«Siamo ancora agli inizi per fare una valutazione, ma ci sono buoni segnali. I dottori di ricerca, d’altronde, sono sempre più richiesti, non solo nel campo dell’informatica, tradizionalmente attento alle innovazioni, ma anche dalle realtà che si occupano di biotecnologie, di agroalimentare e che operano nel campo culturale».