Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Paolini a teatro: dialoghi sul futuro con un figlio del web
Il libro-spettacolo «Le avventure di Numero Primo» al Goldoni di Venezia: un Pinocchio tecnologico dialoga con il padre (e i suoi valori senza tempo)
Immaginare un mondo che ancora non c’è disegnandone il profilo materiale e ideale è sempre stato per i narratori il modo più immediato e diretto per provarsi a diventare «profeti» e in ogni caso per giudicare, confrontandolo con quello che sarà, questo mondo attuale. All’impegno non sfuggono Marco Paolini e Gianfranco Bettin con Le avventure di Numero Primo (Einaudi, pp. 334, 19 euro), che dell’avvenire descrivono uno scenario inquieto e contraddittorio, come se si fosse giunti a un bivio dov’è necessario scegliere una direzione, ma niente affatto scontata la scelta.
Anzi, gli autori appaiono incerti se adeguarsi ai modi della distopia, che presenta il futuro carico di rischi e pericoli, e che da tempo è diventato il genere più frequentato dalla «fantascienza», oppure immaginare le magnifiche sorti progressive di una società che ha risolto molti dei suoi problemi grazie all’innovazione tecnologica e scientifica, come si usava già un secolo fa.
Gli autori hanno scelto i toni rassicuranti della fiaba piuttosto di quelli drammatici e coinvolgenti del realismo, e cercano la complicità emotiva dei lettori rinnovando la vicenda di Pinocchio: Numero Primo è un bambino senza ancora esserlo del tutto, come il protagonista del romanzo di Collodi la vita, quella vera, deve conquistarsela mostrandosene degno, per ora è solo la creatura di una tecnologia sofisticata, una sorta di robot cui manca un soffio per possedere anche un’anima e i sentimenti, e intanto è costretto a muoversi lungo il confine che separa la scienza «buona», amica dell’uomo, da quell’altra che invece ne mina la libertà, aspirando a un dominio assoluto.
La lotta che si combatte in queste avventure è, non senza qualche semplificazione simbolica, quella sempiterna del bene e del male, di un progresso liberatore o di una scienza pronta a impadronirsi della natura -quella pura e forte che trova nella montagna, nel suo respiro, nel suo battito profondo, la sua più riconoscibile evidenza- per stravolgerla e trarne vantaggio per pochi, violando l’ordine e i valori della vita umana.
Rispetto al più corrivo anti progressismo che invoca un ritorno al passato, Paolini e Bettin guardano perplessi il nuovo mondo che le scienze cognitive e le biotecnologie stanno costruendo, soprattutto quando si arrischiano a cancellare la distinzione tra artificio e natura, e quindi a sottrarsi alle regole e ai principi di ogni morale, costringendo il lettore a ripensare i propri giudizi e pregiudizi.
Esistono -sembrano dire gli autori con preoccupata insistenzaspazi e sentimenti propri soltanto della natura e dell’uomo, che vanno difesi da qualsiasi invadenza, da ogni stravolgimento, perché solo l’uomo nel suo ambiente, rispettandolo e integrandosi ad esso, è capace di riconoscere quei valori duraturi che vanno difesi come la più genuina e irrinunciabile ricchezza della vita.
Certo il confine è tutt’altro che immediatamente evidente e ogni volta che ci troviamo di fronte alle nuove invenzioni siamo costretti a ripensare quel limite che credevamo di riconoscere senza equivoci e, invece, nella luce abbagliante del nuovo giorno si rivela sfuggente o irriconoscibile.
Numero Primo, questo bambino che è ancora un robot ma muore dalla voglia di trasformarsi in un uomo, diventa l’eroe di una battaglia che ogni giorno ricomincia da capo per affermare le ragioni dell’umanità - della bontà e dell’intelligenza- contro gli insidiosi nemici che le aggrediscono e le minano, cosicché ancora una volta noi ci schieriamo a fianco di Geppetto e del suo burattino di legno per sostenerli in questo sforzo generoso ed eroico di non arrendersi al male.
Che poi la scena delle avventure siano la laguna veneziana, i canali di Porto Marghera, le Dolomiti, o quant’altro ci è prossimo e caro, rende questa fiaba più nostra, ma anche più straniante, perché piega le immagini più consuete a un senso anche molto diverso da quello che avevamo sinora loro attribuito.
La vita, l’ordine e i valori C’è una lotta fra bene e male, di una tecnologia pronta ad impadronirsi della natura
I luoghi L’avventura ambientata in laguna o sulle Dolomiti: una storia più nostra e più straniante