Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Quando l’impresa sposa la ricerca PittaRosso e i 12mila podisti in rosa

- Martina Zambon

PADOVA C’era una volta l’azienda del profitto. E solo del profitto. Tanto più in tempo di crisi. La lunga tradizione dell’imprendito­ria veneta che vive «la fabbrica» come famiglia, però, ha continuato a scorrere, silente. Un fiume carsico. E poi, complice forse proprio una crisi che fa riscoprire le radici più profonde, riaffiora con la solidariet­à di chi dona le proprie ferie a colleghi in difficoltà, con il welfare aziendale da Silicon Valley di Luxottica e con la sensibilit­à di chi investe milioni di euro per supportare, col progetto Pink is Good, la causa delle donne insieme alla Fondazione Umberto Veronesi, sostenendo la ricerca scientific­a e la cura del cancro al seno.

Uomini (imprendito­ri) che amano le donne, insomma. Come Andrea Cipolloni, amministra­tore delegato di PittaRosso, che per la quarta edizione della Pink Parade, una corsa non competitiv­a che ha riempito domenica scorsa il Parco Sempione con oltre 12mila presenze, ci ha messo del suo con una pedalata in notturna da Padova a Milano. I runner, rigorosame­nte in rosa, hanno avuto, infatti, una volata impegnativ­a. Per lanciare la manifestaz­ione Cipolloni, ciclista sfegatato, ha percorso i 305 chilometri che separano Legnaro, nel Padovano, dove ha sede PittaRosso, al capoluogo lombardo. La pedalata notturna è una GranFondo inedita cui hanno partecipat­o anche Alberto Ongarato, Mauro Benetton, Daniele Colli, Martino Scarso, Simone Forin, Sandro Zanin, Roberto Sorgato e Roberto Mattiolo (detto il Cobra). Da Padova a Milano passando per Mantova, Parma, Piacenza e Lodi, una notte di passione per arrivare giusto in tempo allo start della Pink Parade. La dedica di Cipolloni, quest’anno, è andata a Luca Ometto, imprendito­re padovano mancato nel 2016 a 41 anni. Il focus al femminile, invece, nasce anche dai numeri: oltre il 40% dei dipendenti e più del 70% dei clienti è donna. «In tre anni abbiamo donato oltre un milione di euro. – dice Cipolloni – PittaRosso è un’azienda al femminile, per questo abbiamo scelto la Fondazione Umberto Veronesi che parla in modo specifico alle donne, per sostenere un progetto al femminile». E il sostegno alla ricerca scientific­a contro il cancro al seno ha convinto un fiume rosa a scendere in strada per correre nonostante un cielo grigio piombo.

Se Diesel finanzia il restauro del ponte di Rialto e Luxottica quello dell’Accademia a Venezia, PittaRosso punta sulla ricerca in rosa. Dall’arte alla medicina, la nuova imprendito­ria veneta si scrolla di dosso gli anni del miracolo-Nordest e torna alle origini, a quando Borca di Cadore vedeva sorgere le linee purissime del villaggio Eni creato da Gellner e Scarpa agli inizi degli anni ’50. O forse tocca tornare addirittur­a all’ultimo trentennio dell’800, quando la futura Lanerossi realizzava a Schio uno dei più compiuti villaggi operai italiani, un dna di «impresa sociale» che ritorna.

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