Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Un anno con dodici vite. E un film
Oggi la prima di «A ventiquattro mani», girato in una comunità per disabili
Un occhio li ha seguiti per un anno. Li ha guardati mettersi lo smalto e lavarsi i denti ascoltando la radio, appendere quadri e rifarsi con difficoltà il letto, mettersi il pigiama con l’aiuto degli operatori e bere Fanta in una tavolata animata in riva al mare, con la luce della fine delle vacanze. Quell’occhio è stato testimone di litigi e di abbracci. Di saluti commossi a un operatore che aveva trovato un altro lavoro. E di una tela, dipinta tutti insieme «a ventiquattro mani».
A ventiquattro mani è il titolo del film che racconta la storia di un anno nella vita di dodici disabili ospiti di una comunità alloggio di Abano Terme (Padova) gestita dalla cooperativa Nuova Idea. Lo ha girato il 29enne regista padovano Luca Zambolin, lo ha prodotto la Jole film di Francesco Bonsembiante e stasera si potrà vedere in anteprima al cinema Multiastra di Padova alle 21.00 (info: www.multiastra.it). Il progetto nasce dall’incontro tra Zambolin e le dodici persone che vivono in questa comunità alloggio. Complice un’amica del regista, volontaria nella cooperativa. «Mi sono innamorato di questa realtà - confessa Zambolin - della particolarità delle persone, della loro umanità. Il lavoro che si vede nel film è il frutto del lungo periodo passato insieme senza le telecamere. L’obiettivo era riuscire a girare dentro le camere senza che la telecamera inibisse i comportamenti. Dopo un anno trascorso insieme abbiamo deciso di iniziare le riprese con l’avvio del laboratorio che li ha portati a lavorare sulla tela, che simboleggia il loro stare insieme».
I protagonisti del film sono dodici donne e uomini dai 30 ai 70 anni, con diverse disabilità psichiche e fisiche, che vivono insieme e che hanno la presenza di un operatore a turno notte e giorno. «E’ un film sulle persone che vivono insieme come in tutte le case del mondo, volutamente ho scelto di riprenderli sempre a casa loro e non fuori, tranne la gita e le uscite per realizzare il quadro, per dare una continuità narrativa e farne un film a tutti gli effetti - dice il regista -. Si è cercato di “distribuire”, di creare un’armonia di tempo dedicato alle persone, senza privilegiare nessuno». Anche se, è inevitabile, alcune storie emergono più di altre: la ragazza dagli occhi blu, il signore perennemente col casco, il ragazzo che sale sul letto per rifarlo da solo. Ognuno sceglie il personaggio a cui affezionarsi di più e non è difficile. Anzi. In alcuni momenti si fa fatica a trattenere una commozione che non è mai cercata e per questo arriva più forte, con un’onda emotiva che avvolge e spiazza. Dopo stasera il film inizia il suo percorso. «Queste tematiche non sono sempre facili - ammette il regista -. Proveremo con diversi festival in Italia e siamo liberi e aperti a tutte le possibilità. Speriamo possa avere una vita lunga e puntiamo a una visione nelle scuole e nelle comunità alloggio».