Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Bpvi, non ci sono soldi per liquidare gli ex soci Il sequestro dei beni a Zonin? Non è più possibile»
Il procuratore in commissione parlamentare: «Responsabilità di un gruppo ristretto di persone»
VICENZA «Gli ex soci Bpvi difficilmente saranno risarciti. Il sequestro dei beni a Zonin? Non è più possibile». Sono alcuni dei passaggi dell’audizione del procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri (in foto), in commissione parlamentare. Non solo. Secondo il pm, a suo tempo gli ex vertici di Bpvi hanno «fuorviato» agli ispettori di Bankitalia. Attacco all’ex pm Antonio Fojadelli che nel 2001 dispose l’archiviazione.
VICENZA Nella liquidazione non ci sono soldi per risarcire i risparmiatori Bpvi. E anche i sequestri all’ex presidente Gianni Zonin sarebbe ormai vano: è troppo tardi. Lascia poche speranze alle migliaia di risparmiatori che si considerano truffati, il procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri, sentito ieri mattina a Roma dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. Due ore circa in cui, anche con l’intervento dei titolari dell’inchiesta, i sostituti Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori, ha ripercorso i due anni di indagini in cui «la mole di accertamenti è stata notevole». Con puntualizzazioni rilevanti rispetto alle responsabilità, ad esempio sul palleggio di responsabilità tra Zonin e l’ex direttore generale, Samuele Sorato. Cappelleri ha detto che «l’azione penale è stata promossa nei confronti di 7-8 imputati» (gli indagati sono la Bpvi in liquidazione, per la responsabilità amministrativa, Zonin, Sorato, l’ex consigliere Giuseppe Zigliotto, i tre vicedirettori Emanuele Giustini, Andrea Piazzetta e Paolo Marin, e il dirigente Massimiliano Pellegrini) e «la corruzione della banca si era concentrata in capo a poche persone che procedevano effettivamente» e non era quindi condivisa «consapevolmente» da tutti i componenti di cda e collegio sindacale.
E ancora, Cappelleri ha sostenuto che Popolare di Vicenza ha ingannato Banca d’Italia, precisando che le contestazioni formulate, l’aggiotaggio e l’ostacolo alla vigilanza – compiuto «in vari momenti e con vari espedienti, nascondendo una serie di operazioni (come le ‘baciate’) e fuorviando gli ispettori di Banca d’Italia e Consob» -, si sono concentrate nel periodo 2012-2014: «Non siamo andati a ritroso anche per motivi concreti legati alla prescrizione» ha dichiarato Cappelleri. Inutile cercare fatti che saranno cancellati dal colpo di spugna. Il procuratore ha però escluso questo rischio per il processo che dovrebbe aprirsi a breve: la prescrizione «arriverà solo fra 2021 e 2024. Possiamo confidare che il processo possa concludere utilmente il suo corso» ha riportato riferendo come dal tribunale è stato assicurato un «impegno serrato».
E guardando proprio al maxi-processo, senza precedenti a Vicenza, e alle migliaia di risparmiatori che potrebbero costituirsi parte civile per chiedere i danni, la prospettiva tracciata dal numero uno della procura è tutt’altro che rosea. «Temo che l’ostacolo principale» al risarcimento dei risparmiatori Bpvi, ha spiegato il procuratore, «è che la Bad company non ha più sostanze mentre la parte buona acquistata per decreto è esente» dal risarcire, riferendosi all’impossibilità di rivolgere le cause a Intesa Sanpaolo.
E alla richiesta del perché non aggredire i beni dell’ex presidente Zonin, ha chiarito: «La banca è stata svuotata di qualunque sostanza effettiva e dunque qualunque richiesta di sequestro sarebbe vana. Oramai temo che uno strumento concreto ed efficace non lo abbiamo più in mano». Una richiesta di sequestro, per la verità, c’era stata: «Di 104 milioni per il reato di ostacolo alla vigilanza Consob. Era l’unico fatto in cui era facilmente calcolabile il profitto. Ma su questo si innesta lo scontro con il Gip, con una soluzione che escludeva di poter procedere con i sequestri «nei confronti dei funzionari», come Zonin e gli altri indagati.
Esclusa anche la possibilità di procedere per bancarotta. «In questo momento non ci sono i presupposti giuridici», ha ribadito Cappelleri, spiegando che si deve arrivare ad una sentenza civile che dichiari lo stato di insolvenza. E se nell’inchiesta non si è guardato al passato per non incappare nella prescrizione, ieri si sono però menzionate le precedenti indagini su Bpvi – archiviate - del 2001 e 2007-8, «entrambe orientate all’accertamento di irregolarità». Quella del 2008, sul prezzo delle azioni,«era per molti aspetti speculare all’indagine effettuata» spiega il procuratore vicentino, che sugli accertamenti del 2001, scaturiti dal dossier dell’ex dg Giuseppe Grassano che denunciava favoritismi di Zonin, ha usato parole dure.
«L’allora procuratore Antonio Fojadelli, smentendo le conclusioni del suo consulente, ha disposto l’archiviazione di Zonin con una serie articolata di motivi tra cui la mancanza di prova assolutamente certa. Non vi devo nascondere – ha detto Cappelleri - che stona da parte di un procuratore chiedere l’archiviazione perché ‘manca la prova assolutamente certa’». E nel dibattito in commissione si è discusso di come Fojadelli, andato in pensione, entrò nel cda di una controllata Bpvi. Un tema, quello delle porte girevoli verso Bpvi, che alcuni parlamentari hanno esteso agli ex esponenti di Banca d’Italia Gianandrea Falchi, Luigi Amore e Mario Sommella oltre ad altri ex funzionari pubblici. Assunzioni e incarichi che sarebbero stati utili nel mantenere rapporti. Ma «I reati ipotizzabili in astratto sono prescritti e non posso promuovere l’azione penale», taglia corto Cappelleri.