Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il pizzino di Maggi e quei detonatori da dare a Cavallini
L’indagine lega ordinovisti e Nar. La notte a Treviso prima della bomba e il piano per uccidere Stiz
Un «pizzino» scritto da Carlo Maria Maggi sarebbe la prova di un collegamento tra Ordine Nuovo e i Nar della strage di Bologna.
VENEZIA I «pizzini» del terrorista veneziano Carlo Maria Maggi, il soggiorno trevigiano di Fioravanti e quel filo nero che lega i Nuclei armati rivoluzionari alla colonna veneta di Ordine Nuovo.
È intorno a questo che ruota l’inchiesta che mercoledì ha portato al rinvio a giudizio di Gilberto Cavallini, sospettato di essere il quarto uomo della strage di Bologna. Perché, come scrive il giudice Alberto Ziroldi, anche se sono trascorsi 37 anni da quella bomba che il 2 agosto 1980, nella stazione centrale, provocò 85 morti e 200 feriti, non si può cancellare «l’imperativo etico, oltre che giuridico, di assolvere a un dovere di verità».
Per quella mattanza sono già stati condannati i terroristi dei Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Ora si potrebbe aggiungere Cavallini (il processo inizierà il 21 marzo), accusato di aver dato supporto al terzetto nelle ore immediatamente antecedenti alla strage, ospitandoli a Villorba di Treviso, prestando loro l’auto della compagna e aiutandoli a rimediare alcuni documenti falsi. L’indagato, che oggi ha 66 anni e sta scontando l’ergastolo per omicidio, secondo il giudice rivestiva un «ruolo di collegamento all’interno della galassia eversiva formatasi sul finire degli anni Settanta». Ed è partendo da qui che, nel dispositivo del magistrato, si arriva a ipotizzare che la scia di sangue, da Bologna, si sarebbe spinta fino in Veneto.
All’epoca, l’indagato aveva «stretti contatti con Massimiliano Fachini (vicentino, condannato per banda armata, ndr) di cui lo stesso Cavallini si dichiara allievo, Roberto Raho (il neofascista trevigiano che finì nell’inchiesta su Piazza Fontana, ndr) e Carlo Digilio (coinvolto anche per Piazza della Loggia, ndr) esponenti della frazione ordinovista veneta». Il giudice cita alcuni testimoni nel ricordare che Fachini e Cavallini avevano intenzione «di uccidere un magistrato Veneto» poi identificato nel giudice trevigiano Giancarlo Stiz «su iniziativa di Fioravanti che sapeva di poter contare sull’appoggio logistico che Cavallini avrebbe potuto offrirgli a Treviso». Un altro neofascista, interrogato, raccontò che «l’omicidio sarebbe stato preceduto da un attentato di eccezionale gravità, che avrebbe “riempito le pagine dei giornali” nella prima settimana di agosto».
Il gup di Bologna fa seguire la «disponibilità di armi ed esplosivo» di Cavallini con «i comprovati rapporti con Carlo Digilio, responsabile del tiro a segno di Venezia». Una certa importanza riveste quindi il «pizzino» scritto in quegli anni da Carlo Maria Maggi e riscoperto ora dalla procura tra i documenti di un altro processo, nel quale si legge: «I D. del Tsn possiamo farli avere agli amici di G.C. a parziale piccolo indennizzo di quello che hanno perso». Secondo le ricostruzioni, «D» starebbe per «detonatori» e «Tsn» per «Tiro a segno nazionale», quello che Digilio gestiva al Lido. «G.C.», infine, sarebbe proprio Gilberto Cavallini. Tesi smentita dall’avvocato Mattia Finarelli, che difende il 66enne. Ma per l’accusa, in questo foglietto (ne è spuntato anche un secondo: «È venuto un emissario di G.C.») starebbe la prova che Ordine Nuovo era pronto a fornire esplosivi ai Nar.
Stando alla procura di Bologna, Fioravanti, Mambro e Ciavardini sarebbero arrivati in Veneto la notte tra il 31 luglio e l’1 agosto 1980, il giorno prima della strage. Cavallini li avrebbe ospitati a Villorba, dove viveva con la compagna, fornendo l’Opel Kadett sulla quale si sarebbero spostati tra Padova e Venezia, utilizzandola anche nel viaggio verso Bologna, in tempo per piazzare la bomba alla stazione.
Disponendo il rinvio a giudizio dell’ergastolano, il giudice ritiene «sostenibile» non soltanto la tesi dell’esistenza di «strettissimi vincoli di militanza armata all’epoca intercorrenti tra Cavallini e Fioravanti» e della «compresenza relativamente stabile dei quattro nel medesimo luogo (il Veneto, ndr) nel periodo immediatamente precedente e successivo alla strage» ma anche – ed è questo l’elemento che potrebbe riscrivere la genesi della strage – dell’ipotesi che «i rapporti tra Cavallini con ambienti della destra eversiva veneta (Ordine Nuovo, ndr) e romana (il gruppo rivoluzionario di Fioravanti, ndr) , ne facevano elemento di collegamento tra i due ambienti».