Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mestre, c’è il Renate Ziro: «Un gran derby ma ora anche i punti»
MESTRE Abbagliante, di una bellezza persino inusuale per la categoria. Il Mestre fa il pieno di complimenti e ingoia il boccone amarissimo della sconfitta all’Euganeo con il Padova. Un 2-1 che fa male, a maggior ragione se si considera la qualità del gioco espresso e al netto di errori arbitrali su cui ancora oggi, a distanza di qualche giorno dal derby si discute nel bar sport virtuale dei social network.
Avanti tutta, dunque, per Mauro Zironelli, che oggi alle 14.30 se la vedrà con il Renate ex capolista del girone. Vincendo ecco il duplice obiettivo: avvicinare una diretta concorrente per le prime posizioni e scrollarsi di dosso la pesantezza del ko di mercoledì. «I complimenti fanno piacere — ammette Zironelli — ma avrei gradito maggiormente portare a casa punti da Padova, lo avremmo meritato. Sugli episodi inutile tornarci sopra, vanno metabolizzati e bisogna voltare pagina. Una squadra che vuole diventare grande deve essere più forte di tutto, anche di eventuali circostanze negative che capitano lungo il percorso». Il Renate ha dimostrato di non essere una meteora e a inizio novembre è ancora lì nel gruppone delle prime, a dimostrazione del fatto che i valori ci sono. «E’ una squadra che gioca insieme da anni — spiega l’allenatore arancionero — e ha fatto anche un buon mercato, non bisogna farsi trarre in inganno dal fatto che non fosse a inizio stagione fra le favorite. Mercoledì abbiamo speso tanto, ma siamo pronti a cercare la vittoria, un episodio negativo non può cancellare tutto quanto di buono abbiamo fatto fino ad ora».
Oggi ci sarà turnover, normale nell’ambito di una settimana intensa e con un grande dispendio fisico. Potrebbero partire dalla panchina tanto Sottovia quanto Neto Pereira e potrebbe rifiatare uno dei due esterni di centrocampo, oltre a Zecchin. Tutte scelte che Zironelli farà in extremis, dopo aver valutato forze e recupero dei primattori del Mestre delle meraviglie. Che non vuole farsi intimidire, ripartendo dal gioco da applausi messo in mostra all’Euganeo. E non è certo la prima volta.