Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
One Works, scommessa su Marghera
Lo studio di architettura è divenuto leader italiano del settore e punta sulla sede veneta «Quest’area ha potenzialità enormi, e con investimenti e trasporti adeguati può decollare»
Il fatturato Con 20,8 milioni nel 2016 è stato superato Renzo Piano. Sono 55 i dipendenti nella sede veneta I progetti Fra le opere in programma lo stadio dei Mondiali in Qatar, nel 2022, e le stazioni delle metro di Doha e Riyad
Èda poco diventato il primo studio di architettura in Italia per fatturato: dai 12,3 milioni del 2015 ai 20,8 milioni del 2016 l’impennata è stata del 70%; in seconda posizione c’è l’archistar genovese Renzo Piano con 12,5 milioni di fatturato. Spetta alla milanese One Works la vetta delle 50 maggiori società di architettura italiane, con nomi come Lombardini22 e Massimiliano e Doriana Fuksas: lo studio internazionale, che ha recentemente rinnovato la sede di via dell’Elettricità a Marghera, spazia tra incarichi su scala globale – ossigeno per tutte le realtà del settore - come le nuove stazioni della metro di Doha e Riyadh o la collaborazione sul futuro stadio per i Mondiali in Qatar, e di carattere locale, come l’ampliamento dell’aeroporto Marco Polo. Lavori che la società affronta con un approccio di stampo anglosassone: unione di competenze di ingegneria e di architettura e struttura ramificata sono i loro cavalli di battaglia. «Non vuol dire essere esperti in tutto – tiene a sottolineare Giulio De Carli, fondatore assieme a Leonardo Cavalli, con un passato professionale a Venezia, anche in collaborazione con Iuav – ma fare attenzione al coordinamento tra discipline diverse nello stesso progetto».
La testa dello studio è a Milano, sede dell’ufficio centrale, i gangli sono distribuiti negli studi di Londra, Roma, Dubai, recentemente anche Singapore, Doha e Riyadh, tutti integrati tra loro. «Di solito nell’approccio italiano i progetti che si ottengono all’estero si sviluppano a casa propria; noi apriamo uffici nel luogo dove lavoriamo, con professionisti locali – illustra De Carli – Siamo più agili degli anglosassoni, che arrivano ad avere 200 dipendenti in una filiale a Dubai e portano la produzione in loco: abbiamo strutture più snelle, con costi molto minori, che coordinano il lavoro e si muovono in stretto collegamento con l’Italia, dove sta il cuore produttivo». Questo approccio, cifre alla mano, paga. La crescita dello studio passa anche attraverso l’ampliamento della sede di Marghera, dove la società è presente dal 2007: oggi ha 55 dipendenti tra ingegneri e architetti – età media di 36 anni -, metà sono veneti e l’altra metà proviene dal resto d’Italia e dall’estero. «Marghera ha vantaggi come la vicinanza a stazione e aeroporto e i grandi spazi, che ci hanno spinto a scommettere sull’area. Oggi è l’ufficio che meglio rappresenta il modello del collegamento tra le sedi». Attorno, la zona rimane poco sviluppata: «La prospettiva di un miglioramento futuro è lenta, lentissima: siamo una cattedrale nel deserto, da quando siamo arrivati attorno al nostro edificio ci sono pochi segni di crescita. Rispetto agli altri retroporti europei siamo molto indietro: diciamo che tra lo stato attuale e il modello irraggiungibile del londinese Canary Wharf ci sono molte sfumature alla portata di Marghera – commenta De Carli – Ci vorrebbero più apertura verso l’investimento, migliori trasporti pubblici, tempi rapidi per avere le autorizzazioni edilizie e la connessione dati veloce. Noi ci abbiamo creduto fin dall’inizio e continuiamo a sperare di dare una scossa alla zona». In parallelo, One Works continua lo sviluppo all’estero: «In Italia c’è una ripresa degli investimenti e della richiesta del nostro tipo di infrastrutture: c’è lo spazio per crescere ma con la dimensione del nostro studio abbiamo superato la soglia di compatibilità con il mercato. Qualcuno finalmente si sta accorgendo dei risultati ottenuti finora, abbiamo ricevuto i complimenti del Politecnico di Milano per la posizione nella classifica degli studi di architettura», dichiara De Carli con un pizzico di orgoglio. E conclude: «Siamo in fase di consolidamento e siamo aperti alla collaborazione con università, ordini professionali e associazioni di categoria. Fare sistema è l’unico modo di fronteggiare i mercati esteri e per tenere in Italia i giovani talenti».