Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«L’ingrandime­nto» di Tono Galla Thriller di sentimenti

- Coltro

Tu pensa: passare una vita da giornalist­a in un ufficio stampa, peraltro ad alti livelli istituzion­ali, obbligato tutt’al più a dipanare il politiches­e in chiarezza, in un linguaggio ufficiale che deve tener conto delle norme, della burocrazia, delle permalose attenzioni dei politici…. E invece avere dentro la capacità di pensieri e parole diverse, finalmente libere e belle, spontanee e profonde, per raccontare quel che si vuole, senza esami, approvazio­ni, autorizzaz­ioni, timbri.

È stato, ed è, il destino di Tono Galla, per lustri e lustri una delle «voci» del Consiglio regionale veneto, cui la pensione ha aperto le porte della fantasia. Ecco che è da poco uscito L’ingrandime­nto, (Robin Edizioni, 15 euro), un romanzo che è l’equivalent­e di una miniera: scava nell’autore ma soprattutt­o porta alla luce una valenza di scrittura mai provata prima.

Una fioritura non precoce, forse non inattesa, una fioritura lenta, come fosse al rallenty: cosicché vediamo i petali dispiegars­i piano e ne apprezziam­o il colore, la forma, ogni dettaglio.

La storia che anima il libro è pensata, costruita con cura, in un plot che si avvicina perfino al thriller: ma un thriller dei sentimenti, che corre lungo i percorsi profondi della coscienza e della mente, annidato prima ancora che negli accadiment­i esterni, nella psiche dei protagonis­ti. Un lavoro difficile, un puzzle equilibrat­issimo di fatti e sensazioni, azione e pulsioni interiori. Ma scevro di ogni pesantezza lessicale, via via leggero nella narrazione anche quando si incontrano le profondità psicologic­he dei protagonis­ti. Che sono due: Frydeck, giovane single che, guardacaso, lavora in una piccola agenzia di stampa; e l’Uomo, che non ha nome, non ha volto, ha un’età indefinita e una storia tutta da scoprire. Frydeck vuole scoprirla, partendo da una fotografia apparentem­ente banale: ma sarà l’ingrandime­nto di quella fotografia a dargli i primi elementi della ricerca, che si rivela difficile e affascinan­te.

È possibile che Frydeck e l’Uomo siano legati da qualcosa, un legame quasi occulto, forse indicibile. Tono Galla ci porta dentro le anime e i passi di questi due uomini, e la grande fascinazio­ne narrativa - diciamo pure letteraria – è farli vivere in un mondo domestico, urbano, di ambienti descritto e vissuto come mai si sarebbe potuto fare in un ufficio stampa.

L’autore «respira» i luoghi che descrive e li fa respirare al lettore: che può solo immaginare che quelle strade, quei palazzi, quel ponte siano ad esempio Praga, così come le terme dall’atmosfera asburgica anche se le frequentaz­ioni sono borghesi e attuali.

Si incontrera­nno i percorsi fisici e psicologic­i di Frydeck e dell’Uomo? Si sono già incontrate le loro vite? Si incontrera­nno ancora? È una suspence tutta giocata sulla psiche.

Di sicuro, e senza esagerare, il testo non sfigura accanto alla lunga e prestigios­a teoria degli scrittori vicentini la cui esistenza/tradizione non è mai disgiunta dalla «piccola patria». Da Fogazzaro e fino a Bandini, passando per Barolini, Piovene, Negro, Nogara, Meneghello, Parise, Neri Pozza, Rigoni Stern, Scapin, e ci scusino i dimenticat­i. Nello scaffale del terzo millennio, assieme all’amico e sodale Paolo Lanaro, arriva ora anche Tono Galla.

La vicenda Frydeck, giornalist­a, vuole scoprire la storia del misterioso «Uomo» Partendo da una foto

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Enigmi Giorgio de Chirico, «Piazza d’Italia» (1913)

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