Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Canal Grande a rischio incidenti»
J’accuse del pm Terzo al processo per la morte in gondola del professor Vogel
«Temo che ci saranno altri incidenti se non si interverrà - ha detto Terzo - Solo l’ex commissario Zappalorto aveva cercato di mettere ordine, mentre oggi i controlli dei vigili sono molto saltuari». E’ stato un atto di accusa verso la politica sul tema del traffico in Canal Grande, quello del pm Roberto Terzo al processo per la morte del professor Vogel in un incidente in gondola. Per quella morte il pm ha chiesto di condannare uno dei gondolieri coinvolti a 17 mesi.
La richiesta di un anno e 5 mesi per il gondoliere che, secondo la sua ricostruzione, è stato il fattore scatenante dell’incidente in Canal Grande in cui morì il 50enne professore tedesco Joachim Vogel, schiacciato da un vaporetto a due passi dal ponte di Rialto il 17 agosto 2013, mentre era in gondola con la famiglia. Ma soprattutto un atto di «accusa» e preoccupazione nei confronti di quello che ha fatto, o meglio non ha fatto, la politica in questi 4 anni per risolvere la situazione. E’ stata una requisitoria a due facce quella del pm Roberto Terzo nei confronti del «pope» Daniele Forcellini, accusato di omicidio colposo per aver dato il via a un «domino» di manovre sbagliate: secondo l’accusa, Forcellini, uscito da un canale laterale, voleva attraversare il Canal Grande ma si sarebbe fermato a metà, spingendo un paio di vaporetti Actv, guidati da Riccardo De Ambrosi e Fabio Zamboni, a invadere l’altra «corsia» verso la stazione. Dalla parte opposta arrivava un terzo mezzo guidato da Manuele Venerando, che per rientrare in traiettoria ha sbandato verso destra, travolgendo la gondola con la famiglia tedesca. I tre comandanti Actv sono stati condannati in primo grado e hanno fatto appello.
Il pm Terzo ha però iniziato illustrando al giudice Sara Natto il contesto di quel tratto di Canal Grande tra palazzo dei Camerlenghi e Ca’ Farsetti. «E’ il più pericoloso perché chi arriva dalla stazione passa sotto il ponte di Rialto “al buio” e in curva - ha spiegato - C’è voluto questo sacrificio per iniziare a fare qualcosa: dalle indagini sul traffico acqueo che abbiamo svolto è emerso che le barche dovrebbero essere ridotte del 75 per cento». La procura aveva infatti aperto un fascicolo sulla base della consulenza di tre tecnici, i quali avevano rilevato che in un giorno passavano anche 1600 mezzi (per esempio il 2 settembre 2015 erano stati contati 219 mezzi Actv, 216 barche da trasporto, 168 privati, 209 gondole e oltre 700 taxi). «Temo che ci saranno altri incidenti in agguato se non si interverrà - ha detto Terzo - Solo l’ex commissario Zappalorto aveva cercato di mettere ordine, mentre oggi i controlli dei vigili sono molto saltuari». Il pm ha avuto parole ironiche per l’ex Magistrato alle Acque («ha un pontile che sporge molto e che si è autorizzato da solo») e ha liquidato uno dei temi di cui più si discute da anni a Venezia. «C’è un sovraffollamento di mezzi in un’area che non lo consente e questa situazione sta compromettendo la sicurezza della navigazione - ha detto - E’ paradossale che si vogliano contare i turisti a piedi e invece non si riesca a far mettere alle barche un banale Gps, che consentirebbe un contingentamento».
«Forcellini ha creato un ostacolo, se non ci fosse stato lui con la sua gondola non sarebbe successo niente», ha poi concluso. La moglie di Vogel e i suoi tre figli, con l’avvocato Lorenzo Picotti, hanno chiesto un risarcimento danni per complessivi 7,7 milioni di euro. «Forcellini è stato come un pedone prepotente, si è preso una precedenza che non aveva», ha spiegato. Sia il pm che la parte civile hanno detto che la manovra corretta sarebbe stata quella di dare due colpi di remo per andare allo stazio della Scuea, invece di rimanere fermo. «Assurdo - ha però contrattaccato il difensore, l’avvocato Antonio Alessandri Il campione del remo Giampaolo D’Este ci ha spiegato che avrebbe anche lui fatto così, rimanendo parallelo al pontile, perché mettendosi di traverso avrebbe occupato ancor di più il Canal Grande». Il legale ha poi ricordato l’esito della commissione d’inchiesta formale della Capitaneria di Porto, che aveva escluso una responsabilità causale del gondoliere nel sinistro mortale, e anche il primo verbale di Zamboni, che aveva giudicato la manovra di De Ambrosi, partito dietro di lu, «pazzesca». «Forcellini non aveva alternative e ha fatto la cosa giusta», ha concluso.