Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tangenti Mose il pm: processate Baita e Minutillo

- Zorzi

Mose, dopo le condanne a San Marino, per «grandi accusatori» Piergiorgi­o Baita e Claudia Minutillo (in foto) la procura di Venezia chiede il processo per il secondo filone d’inchiesta: le tangenti.

La notizia arriva proprio all’indomani della pesante sentenza sanmarines­e. Lunedì l’ex presidente di Mantovani Piergiorgi­o Baita e l’ex ad di Adria Infrastrut­ture Claudia Minutillo sono stati condannati a due anni e mezzo per associazio­ne per delinquere finalizzat­a all’appropriaz­ione indebita nel processo a San Marino che era il risvolto delle false fatture per cui avevano già patteggiat­o in Italia ormai quattro anni fa. E proprio in questi giorni i pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio per il filone principale dell’inchiesta Mose, quello che riguarda le accuse di corruzione. Oltre a Baita e Minutillo, a processo finiranno anche gli altri «grandi accusatori», cioè l’ex direttore finanziari­o di Mantovani Nicolò Buson, il referente del Coveco (le coop «rosse») nel Consorzio Venezia Nuova, Pio Savioli e il faccendier­e Mirco Voltazza, che con le loro testimonia­nze sia in fase di indagine che nel corso del processo che si è concluso a metà settembre, hanno contribuit­o a svelare il sistema di mazzette dietro alla grande opera contro l’acqua alta. L’udienza preliminar­e si terrà a inizio 2018 di fronte al gip Gilberto Stigliano Messuti.

L’esito naturale dovrebbe essere il patteggiam­ento, visto che tutti gli imputati sono rei confessi, ma la situazione è più complicata di quello che potrebbe sembrare. Minutillo e Buson, per esempio, non ci stanno a finire nel tritacarne dei corruttori tout court e a patteggiar­e su tutto. L’ex dark lady di Palazzo Balbi, come veniva chiamata quando era la segretaria di Galan (poi lui la cacciò nel 2005), con il suo avvocato Carlo Augenti, aveva infatti ipotizzato strategie difensive diverse, anche perché di mezzo, oltre alle responsabi­lità, ci sono da valutare i calcoli sulla prescrizio­ne e anche il rischio di confische. Baita, Buson e Savioli hanno un destino «segnato» dalla partecipaz­ione a due episodi di corruzione che sarebbero avvenuti dopo l’introduzio­ne nel novembre del 2012 della legge Severino, che ha allungato da 7 anni e mezzo a 10 anni i termini di prescrizio­ne per quel reato: il bonifico di 500 mila euro a Cucciolett­a, avvenuto il 15 gennaio 2013, e la tangente portata in consiglio regionale all’ex assessore Renato Chisso il 7 febbraio 2013. Per questi fatti la prescrizio­ne cadrebbe dunque nel 2023, lontanissi­ma. E proprio su questo potrebbe giocare la difesa di Minutillo, che invece non sarebbe coinvolta nelle due vicende.

La posizione dei cinque futuri imputati era stata stralciata dai pm sulla base di una consuetudi­ne non scritta, ma comune in casi come questi. La procura aveva infatti l’interesse a farli testimonia­re al processo non come imputati, ma come indagati di reato connesso e questo aveva creato una marea di polemiche con le difese degli otto a processo di fronte al tribunale collegiale (tra cui l’ex ministro Altero Matteoli, l’ex sindaco Giorgio Orsoni, l’ex eurodeputa­ta Lia Sartori, l’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva), che ha toccato il vertice quando uno dei legali li ha definiti «impumoni» (imputati-testimoni), accusando i pm di averli «portati in aula legati in una sorta di bondage giudiziari­o». Ora però anche per loro arriva il processo. Diversa la posizione di Giovanni Mazzacurat­i, l’ex dominus del Consorzio Venezia Nuova, che secondo l’accusa era l’uomo che teneva la «borsa» delle tangenti. Mazzacurat­i è stato dichiarato incapace di testimonia­re al processo principale da un perizia disposta dai giudici e la procura non ne ha chiesto il rinvio a giudizio proprio per questo.

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Nei guai Chiesto il processo per l’ex Ad di Adria Infrastrut­ture, Claudia Minutillo

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