Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Silvia perseguitata da uno stalker «La mia storia nella tesi di laurea»
L’inferno è iniziato quando aveva 15 anni. Prima una vita tranquilla a Thiene, gli amici, la parrocchia. Poi da un giorno all’altro per Silvia Palmerini, vicentina, tutto è cambiato. Anni di stalking, braccata, perseguitata. Paura di uscire di casa, di andare a scuola, di camminare per strada. Tre denunce, un’intimazione del tribunale, l’intervento della famiglia e dei carabinieri non sono riusciti a tenere lontano quel ragazzo che la molestava giorno e notte. Silvia è stata costretta a sparire, è andata a Bologna a vivere dai nonni e a frequentare l’Università.
Il 14 novembre Silvia Palmerini, che oggi ha 22 anni, si è laureata in comunicazione sociale con una tesi che ha preso spunto dalla sua storia, quel precipitare nell’abisso della violenza. Davanti alla commissione ha parlato di stalking e ha presentato un lavoro che è una riflessione sulla cultura maschile della prevaricazione, con un’analisi semiotica che ha analizzato stereotipi e atteggiamenti sessisti nella pubblicità, attraverso la campagna per la parità di genere «Punto su di te». Ci tiene a raccontarlo Silvia, proprio in vista del 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Esce allo scoperto, testimonia con il suo volto e la sua storia la forza di ribellarsi, combattere, spezzare la catena di violenza. Quello che Silvia ha deciso di fare è dedicarsi a combattere la violenza contro le donne. Vuole andare in scuole e parrocchie (ha già iniziato a farlo) a testimoniare a bambini e ragazzi quello che è accaduto a lei. Educarli alla parità e al rispetto, a riconoscere stereotipi, sessismo e violenza. «Perchè è da lì che nasce tutto - spiega la giovane studiosa - . Da lì ha origine anche ciò che ho subito io». Emblematico il suo lavoro di tesi. «Ho analizzato una campagna pubblicitaria che aveva l’obiettivo di educare alla prevenzione della violenza e che ha evidenziato la disparità di genere. Partendo da “in Italia le donne non possono esprimersi al 100%”, la campagna ha tappezzato l’Italia di grandi manifesti con volti di donne e frasi da completare del tipo “Quando torno a casa vorrei...”, “Quando cammino per strada mi piacerebbe...”. Scelta che sottolinea come la donna non riesca ad esprimere il proprio pensiero, spesso sovrastato da quello (offensivo o demolitivo) degli uomini». La maggior parte dei manifesti è stato imbrattato dai passanti con frasi sessiste e denigratorie. Coperte poi dai promotori con lo slogan: “supera i pregiudizi, valorizza le diversità”».
Da qui è partita l’approfondita analisi semiotica di Silvia, che l’ha portata a laurearsi con un bel 102 e i complimenti della commissione. «Lo stalker ha cambiato la mia vita, mi ha rubato l’adolescenza - racconta Silvia - , per questo ho deciso di impegnarmi contro la violenza sulle donne».
Silvia ne parla per aiutare tante altre ragazze. «Quel ragazzo alto, sportivo e bello, che a Thiene tutti conoscevano, incrociato per caso sui social, a 15 anni mi era sembrato l’inizio di una storia d’amore. Anche se era più grande, 18 anni. Ne ero un po’ attirata e un po’ intimorita - racconta - . Lusingata dall’interesse che dimostrava. Alla fine ho accettato il suo invito. Ci siamo visti due volte, poi sono partita in vacanza con la mia famiglia». Ma al ritorno Silvia capisce che non è la persona giusta. E considera chiuso quel capitolo. Da lì invece inizia l’incubo. «Cento messaggi al giorno, più almeno 50 telefonate, giorno e notte - fa sapere - . Si appostava sotto casa, mi seguiva, lo trovavo ovunque. Ripeteva che mi amava e che voleva mettersi con me». Silvia dice chiaramente che non vuole stare con lui. Ma la persecuzione peggiora: il telefono non da tregua, alle dichiarazioni di amore si alternano insulti, minacce, suppliche. Un’escalation di violenza. Arrivano anche lettere con minacce di morte, che lui scrive a mano e firma. E insulti su Facebook. Silvia si confida con il padre, gli mostra le lettere e i messaggi. Arrivano così alla prima denuncia dai carabinieri per atti persecutori. Su Facebook il profilo del ragazzo viene bloccato. Silvia che ha solo 15 anni vive nel terrore: è scortata da parenti e amici in ogni spostamento. Scatta la seconda denuncia ai carabinieri, poi la terza. Silvia è in balia di quello che ogni giorno lui minaccia di fare. Il papà di Silvia riesce a ottenere una misura cautelare che inchioda il ragazzo alle sue responsabilità e lo mette sotto la lente dei carabinieri: un’ammissione di colpevolezza firmata da lui e controfirmata dai genitori, davanti ai carabinieri, e una segnalazione come stalker. Silvia si trasferisce a Bologna per fare l’Università. Adesso, dopo la laurea, è andata a vivere in un altro paese del Veneto, a molti chilometri di distanza da Thiene, dove abita lo stalker.
Vivevo nel terrore, non uscivo più di casa. Ora voglio aiutare altre ragazze
E’ stato un incubo che mi ha rubato adolescenza gioia e fiducia