Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«In città non c’è posto per loro» E Giordani attacca il prefetto di Venezia

- PADOVA Davide D’Attino

«Mi dispiace. Ma per queste persone, nel nostro Comune, non c’è posto». Le lancette dell’orologio, a Padova, sembrano tornate indietro di un anno. Stavolta, però, a chiudere le porte della città ai migranti in fuga dal centro d’accoglienz­a di Cona non è il sindaco leghista Massimo Bitonci, sfiduciato a metà novembre 2016, che non ammetteva distinzion­i tra profughi e clandestin­i. E’ invece l’imprendito­re Sergio Giordani, democristi­ano per sua stessa ammissione, in carica da cinque mesi e a capo di una variegata maggioranz­a, il cui asse portante è costituito dal Pd e da Coalizione Civica.

Un movimento, quest’ultimo, che guarda nettamente a sinistra, che ha nel vicesindac­o Arturo Lorenzoni il suo portabandi­era e che, in campagna elettorale, ha fatto dell’apertura e dell’integrazio­ne le sue parole d’ordine. «La responsabi­lità di tutto quello che sta succedendo – sostiene Giordani – è del prefetto di Venezia (Carlo Boffi, ndr). Il centro di Cona rientra infatti nella sua giurisdizi­one. E quindi, se queste persone sono scappate da lì, lì devono tornare. La loro fuga è illegale. E non può passare il messaggio che, a chi abbandona Cona, viene trovata un’altra sistemazio­ne».

Il sindaco, che ieri sera ha incontrato il prefetto di Padova Renato Francesche­lli, non vede alternativ­e: «Forzare la mano è controprod­ucente e obbliga le istituzion­i a un comportame­nto rigoroso. E dunque mi auguro che si riattivi quanto prima il dialogo tra i migranti e chi ha responsabi­lità su di loro – aggiunge Giordani – individuan­do una soluzione nel territorio veneziano. D’altronde, per queste persone, a Padova non c’è posto. Sono da sempre favorevole al sistema della micro accoglienz­a diffusa. Tanto che a oggi, nella nostra città, sono già ospitati 690 richiedent­i asilo. Insomma – conclude il sindaco – stiamo già facendo la nostra parte. Ed è ora che la facciano anche tutti gli altri Comuni della provincia. La Diocesi ha ragione: la vicenda deve tornare sui binari della legalità e quindi non possiamo legittimar­e forzature e azioni sbagliate, che non fanno altro che aumentare le criticità».

Un atteggiame­nto molto rigido, quello di Giordani, che pare stridere non poco con il sentire di Coalizione Civica che, oltre al vicesindac­o Lorenzoni, conta cinque consiglier­i comunali e due assessori. Quest’ultimi, Marta Nalin e Chiara Gallani, sono peraltro direttamen­te impegnati nel campo dell’accoglienz­a. La prima, infatti, è appena rientrata dalla Giordania, dove ha partecipat­o a un meeting internazio­nale sui migranti. L’altra, invece, ha di recente raccontato di aver ospitato per quattro mesi un profugo del Mali a casa sua. Senza contare, inoltre, che parecchi attivisti del movimento sono in marcia a fianco dei richiedent­i asilo in fuga da Cona.

Le tensioni all’interno della maggioranz­a, insomma, non mancano. E riguardano pure l’annosa vicenda del nuovo ospedale, sulla quale lunedì prossimo il presidente della Regione Luca Zaia dovrebbe finalmente scrivere la parola fine.

Durissima, nel frattempo, la nota diffusa dal segretario provincial­e della Lega Andrea Ostellari: «Quello che sta accadendo è inaccettab­ile. Sobillati dai centri sociali, i profughi ricattano il Comune, la prefettura e addirittur­a la Diocesi. Non ho visto questi signori protestare nei loro Paesi d’origine. Oggi invece li sento scandire slogan improbabil­i, mentre nel silenzio migliaia di pensionati ed esodati stanno a guardare impotenti. Come impotenti sono le forze dell’ordine – chiude Ostellari – costrette a un lavoro massacrant­e da leggi inutili».

 Sergio Giordani Ne ospitiamo già più di 600. Vengono da Cona e il prefetto di Venezia deve riportarli là  Andrea Ostellari Inaccettab­ile, i profughi sobillati dai centri sociali ricattano Prefettura, Comune e pure la Diocesi

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