Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Pellegrinaggio record L’appello di Moraglia «Crediamo nei giovani»
Giovani e anziani, mamme e papà con i bimbi in passeggino e tutti in coda, uno a fianco all’altro, sulla scalinata della basilica della Salute. Un fiume di persone che non si è fermato mai fino a sera. Ieri, «com’è ormai da quattro secoli», per usare le parole del patriarca Francesco Moraglia, Venezia ha celebrato la Madonna della Salute, una delle feste tradizionali più sentite della città che ricorda la fine della peste che nel 1630 uccise 80 mila veneziani. Al pari del Redentore, ogni anno migliaia di persone percorrono il ponte votivo a Venezia e in centinaia affollano la chiesa della Salute a Mestre e a Catene (Marghera). Ieri, fin dalle prime ore della mattinata, il via vai è stato incessante, il centro storico si è risvegliato invaso di persone e pochi erano i turisti diretti alla basilica di Baldassarre Longhena: nelle calli di Dorsoduro voci e inflessioni erano quasi solo veneziane. Per tutta la giornata, la fiumana di pellegrini non si è mai interrotta ma i disagi alla viabilità sono stati contenuti, i vigili hanno istituito sensi unici, deviando chi usciva dalla Salute verso le Zattere e chi, invece, stava arrivando alla basilica al ponte votivo. Pieni anche i vaporetti anche se la maggior parte delle famiglie, grazie al sole che intiepidito il clima novembrino, ha preferito godersi una passeggiata tra i banchi con dolci e palloncini per i piccoli di casa.
Solo prima della messa celebrata alle 10 da Moraglia alla presenza delle autorità cittadine (assente solo il sindaco Luigi Brugnaro) e alla sua conclusione la viabilità si è bloccata, troppe le persone in transito. «Un flusso incessante giunge qui ai piedi della Madonna, a colei che intercede, che domanda e ottiene - ha ricordato il patriarca nell’omelia - oggi abbiamo un motivo in più per gioire: Albino Luciani è stato dichiarato venerabile, il patriarca Luciani fu spesso pellegrino qui, è un privilegio avere un pastore come lui». Le feste di Venezia, con la loro tradizione religiosa e al contempo laica, sono sempre occasione di riflessione e, anche ieri, Moraglia ha lanciato un messaggio alle famiglie e alla comunità. «La nostra società penalizza e non incoraggia i giovani, è una società di adulti e per adulti - ha detto - posticipa e ritarda tutto, non solo l’età della pensione. Bisogna però credere nei giovani e nella loro capacità di aprisi a Dio e al prossimo». E come Dio, nel Vangelo, chiama a sé i ragazzi, lo stesso devono fare le famiglie e la società. «I giovani vanno chiamati in causa, facendo leva sulla loro generosità, spezzando l’individualismo ha continuato - i genitori guardando i figli devono pensare che non appartengono loro, i bambini non vanno cullati come se fossero sempre infanti, impegniamoci a riconoscere i diritti di tutti, prima culturali che politici». Tra i giovani presenti c’erano anche le giocatrici dell’Umana Reyer e la squadra primavera del Venezia calcio. In serata, Moraglia è andato a celebrare la messa a Catene e oggi il pellegrinaggio prosegue con messe ogni ora in basilica.