Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Gabriella Imperatori narra eroi anonimi tra sogni e speranze

Esce il nuovo libro di Gabriella Imperatori: 12 racconti che fotografan­o il rione Portello di Padova

- Visentin

E’una carrellata di personaggi che divertono e commuovono, quella che la scrittrice Gabriella Imperatori ha fatto vivere tra le pagine del suo nuovo libro Ballata per eroi senza nome (Apogeo editore, 240 pagine, 15 euro). Storie incrociate soprattutt­o nel quartiere in cui vive, lo storico «Portello» di Padova, ma anche create dalla sua fantasia o prendendo spunto dai fatti di cronaca. Un intreccio di vite spesso ai margini, che l’occhio attento della scrittrice ha scovato tra vie e palazzi di Padova o ha immaginato e scolpito con sensibilit­à, analisi introspett­iva e capacità di cogliere l’anima dei protagonis­ti. Uomini e donne, eroi del quotidiano, ritratti in cui la penna di Gabriella Imperatori si addentra delicata e impietosa, scoperchia­ndo vite e dolori, denunciand­o violenza, solitudine, infelicità. Ma anche regalando indimentic­abili attimi di poesia. La forza degli «ultimi» è quell’infelicità di cui sono portatori con dignità, consapevol­i che, alla fine, l’infelicità è democratic­a, ce n’è sempre un po’ per tutti, pure per quelli vincenti. Dodici racconti lunghi, tutti inediti, meno uno, in questo libro. Pagine fitte di un’umanità che sogna, gioisce, sbaglia, si rialza. O soccombe. Lo sguardo dell’autrice è spesso malinconic­o, altre volte ironico, sempre comprensiv­o. Ognuna di queste vite è accolta e raccontata, s’insinua nel cuore di chi legge come una spina dolorosa, porta a riflettere, a guardarsi dentro.

Gabriella Imperatori introduce i racconti con un lungo prologo che potrebbe essere l’incipit di un altro romanzo. Nel prologo si racconta, con molta sincerità. Guarda indietro. Strappata dalla sua Venezia tanto amata quand’era bambina, approdata in una Padova all’inizio detestata («ostile o per meglio dire obbligator­ia») la scrittrice arriva infine a vent’anni al quartiere Portello. Oggi quel quartiere lo ama. «Perchè i luoghi si amano o si odiano come le persone». Padova è una città che Gabriella Imperatori non ha scelto. «Invece il rione dove abito, quello l’ho scelto io - scrive - . E’ il mio quartiere, la mia casa allargata, il mio rifugio nel bene e nel male... qui ho riso e pianto a dirotto, mi sono arrabbiata, ho sognato e sono stata disillusa. Probabile che ci morirò».

Ai 12 racconti lunghi se ne aggiunge un tredicesim­o, quel prologo che racconta Gabriella, prima bambina, poi ragazza e donna che cresce e cambia al ritmo del mutare del suo quartiere. Una narrazione struggente, punteggiat­a da guizzi di ironia con cui la scrittrice riesce sempre a sdrammatiz­zare.

Si entra poi dentro i racconti, e ogni volta sembra di aprire la porta di una casa diversa. Colpisce che l’autrice abbia narrato anche due fatti di cronaca choc. Quel famoso parricidio, in cui un giovane studente padovano vessato fin da piccolo dal padre professore universita­rio, alla fine, invece di subire l’ennesima sfuriata, lo ammazza e ne brucia il corpo. E l’altro, la morte della «clochard dagli occhi di ghiaccio» (racconto dell’Imperatori già molto amato dai lettori del libro Io Sono il Nordest, Apogeo editore), in cui rievoca la figura di una bellissima mendicante travolta e uccisa da un’auto. La scrittrice dà loro voce, immagina e ricostruis­ce cos’è successo.

Poi c’è la bimba «irrimediab­ilmente brutta» del racconto Tutti i bambini sono belli tranne uno (titolo che evoca il drammatico romanzo di Philippe Forest), il dolore di una madre bellissima a cui è capitata quella figlia con una rarissima malattia genetica. Ma ha scelto di farla nascere, sapendo che sarebbe stata così. Ha scelto di amarla. «Forse è proprio di quella decisione che un giorno dovrà chiederle perdono».

Donne sofferte, combattute, ma che non mollano, nei racconti più intensi del libro. Lo sguardo di Gabriella Imperatori le scruta, le svela, le accompagna. L’autrice presenterà Ballata per eroi senza nome l’1 dicembre a Padova in sala Paladin del Comune, ore 18.

 La prima volta Nel quartiere dove abito, il Portello, ci arrivai in visita la prima volta verso i vent’anni... ma ci entrai solo molto più tardi, magra e cavallina ma fidanzata in casa e con l’anello con un compagno bello e ricco

Ritratti Vite difficili scolpite nel dolore, alla perenne ricerca della felicità

Quartiere L’autrice e il luogo in cui ha scelto di vivere crescono e mutano quasi in simbiosi

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