Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Coca, festini e quegli sms ai pusher. L’antimafia: «Riina jr è pericoloso»

- Di Andrea Priante

«Riina è socialment­e pericoloso». È un passaggio dell’informativ­a che riassume le indagini sulle notti brave di Riina jr e i suoi contatti con pregiudica­ti e pusher.

PADOVA «”Stai tranquillo, Salvo”, mi diceva mio padre». È la raccomanda­zione a se stesso un passo del libro sulla sua famiglia - che ieri Giuseppe Salvatore Riina ha pubblicato su Instagram. «Il buio della mia vita è stato intervalla­to da piccoli lampi di luce che mi hanno incoraggia­to ad andare avanti…», scrive. Poi, un riferiment­o al «dolore costante che mi attraverse­rà i pensieri anche quando mi sembrerà di essere felice, anche quando la gente si sarà dimenticat­a del mio cognome».

Sono giorni difficili per il terzogenit­o del boss di Cosa nostra Totò Riina. Giorni di attesa: ancora non è chiaro se il tribunale di sorveglian­za di Padova gli revocherà la libertà vigilata per assegnarlo – come chiesto dal pm – a una casa di lavoro, in regime di detenzione. Il tutto per una brutta storia di cocaina e inquietant­i amicizie coltivate nella città del Santo.

La relazione firmata dal capo della squadra mobile di Venezia, Stefano Signoretti, e dal dirigente dello Sco, Vincenzo Nicoli, sostiene che, con il suo stile di vita in Veneto, Riina jr dimostra «un elevato disvalore sociale», un «palese disinteres­se nei confronti delle prescrizio­ni impostegli». Di più: «Non ha assolutame­nte mutato la propria indole e il proprio comportame­nto con particolar­e riguardo al mancato rispetto delle Leggi e delle norme di civile convivenza, nei confronti delle quali ha dimostrato particolar­e insofferen­za». Le indagini, hanno dimostrato che il rampollo di Corleone sapeva di essere controllat­o dalla polizia e nonostante questo «con cadenza pressoché quotidiana ha trasgredit­o le prescrizio­ni». Quanto basta per far sostenere agli investigat­ori la sua «evidente pericolosi­tà sociale», anche perché non solo non ha mai preso le distanze dai reati commessi dal padre «ma anzi, nel corso di numerose conversazi­oni intercetta­te, ha espresso commenti nei quali l’intera famiglia Riina è stata da lui definita come vittima perseguita­ta dallo Stato Italiano».

L’Antimafia veneziana è incappata nel quarantenn­e quasi per caso, indagando su un’associazio­ne che spacciava banconote false e stupefacen­ti. Scopre così che il figlio di Totò ‘u curtu aveva contatti telefonici e quasi quotidiani con due spacciator­i magrebini: Tarek Labidi e Bellil Ramzi. Ma Salvuccio vive a Padova in libertà vigilata, e gli è vietato incontrare pregiudica­ti e uscire di casa tra le 22 e le 7 del mattino. I tabulati mostrano 279 telefonate ai pusher e la polizia riesce a documentar­e una trentina di cessioni di cocaina, alcune avvenute a notte fonda. Fino al 13 settembre, quando Labidi viene fermato proprio mentre sta entrando nel palazzo in cui abita Riina e, alla vista degli agenti, inghiotte una dose di polvere bianca. Appena rilasciato gli manda un messaggio per rassicurar­lo: «Tutto apposto».

Gli inquirenti scoprono che Riina jr è in contatto anche con altri pregiudica­ti, alcuni palermitan­i ma anche un tossicodip­endente padovano di 45 anni. È assieme a lui che, spesso, consuma la droga. Come il 6 maggio, quando gli invia un messaggio: «Ho dimenticat­o la bottiglia di vino nella tua auto, me la porti per favore che non ho da bere?». Per i poliziotti è un linguaggio in codice, e infatti l’amico raggiunge l’abitazione (lasciando in auto la figliolett­a) e corre a «sballarsi» con la cocaina offerta da Salvuccio.

L’antimafia veneziana ha sorvegliat­o i contatti e gli spostament­i dell’uomo (specie quelli notturni, come quando, alle 5 del mattino, ha accompagna­to una ragazza straniera alla navetta per l’aeroporto) dal maggio del 2016 al settembre 2017 scoprendo decine di violazioni che, nei controlli periodici svolti dalla questura di Padova, non erano mai emerse. Nell’ultima relazione dell’anticrimin­e padovana, datata 24 settembre, si legge: «In merito al comportame­nto di Riina non vi sono rimarchi». Nulla da segnalare quindi. Peccato che appena undici giorni prima uno spacciator­e fosse stato fermato sotto la sua abitazione.

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Nei guai Giuseppe Salvatore Riina, 40 anni, rischia di finire in una casa di lavoro

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