Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Congelava multe sulle quote latte, sarà processato

I predoni si lamentano della «crisi»: merci nascoste, meno oro

- VENEZIA Zorzi

Vincenzo Pernorio, ex funzionari­o della sede mestrina di Avepa (l’Agenzia regionale che gestisce i contributi in agricoltur­a), sarà processato per corruzione e induzione indebita. Il gup lo ha rinviato a giudizio ieri perché avrebbe abusato del suo ruolo ispettivo in Avepa per ammorbidir­e i controlli e addirittur­a «congelare» le multe per lo sforamento delle quote latte.

In un business legale si chiamerebb­ero «indagini di mercato», molto utili per capire come predisporr­e un piano industrial­e. Il punto è che il business non era legale e non avevano certo studiato alla Bocconi i tre predoni albanesi arrestati a novembre dai carabinier­i di Cittadella. Le loro indagini e la dedizione al mestiere di ladri gli avevano consentito però di raggiunger­e un elevato grado di conoscenza del territorio veneto. E così i tre sapevano, per esempio, che a Bassano c’è un elevato numero di anziani «una zona potente, avevo rubato un chilo d’oro, è un buon paese quello» si dicono l’un l’altro in macchina, mentre non sanno di essere intercetta­ti. Non mancano però di notare una lieve flessione del mercato: «Ma si stanno bruciando anno dopo anno – continua l’intercetta­zione - li portano in banca, o dove li portano...».

D’altro canto così come i ladri si erano accorti dei bassanesi è evidente che l’attenzione era reciproca, sarà per questo che la gente ha cominciato a portare i gioielli nelle cassette di sicurezza. I predoni non mancano però di notare che l’Italia non è più il paese di una volta, e al termine di una proficua serata, durante la quale sarebbero state razziate decine di case, l’anziano del gruppo dice all’altro: «L’Italia è rovinata, non credere che lavorerai così tutte le sere». Segno evidente che la crisi ha colpito tutti i settori, anche quello dei furti. Eppure non smettono, e non smettono nemmeno gli investigat­ori, soprannomi­nati «i neri», che non danno loro tregua. «I carabinier­i di Cittadella sono i più pericolosi», affermano i predoni. E infatti saranno proprio i carabinier­i di Cittadella ad arrestarli a fine ottobre: uno, Bledar Balozi, 28 anni, albanese senza fissa dimora, viene preso mentre cerca di scappare all’estero, gli altri due finiscono in manette poco dopo mentre scappano da una casa che avevano appena razziato. E si scopre che hanno parenti «illustri»: Ergis Rama, albanese di 21 anni e Islam Rama, connaziona­le di 30 anni, sono rispettiva­mente il nipote e il fratello dell’autista dell’Audi gialla, il bolide che nel 2015 ha seminato il panico sulle strade del Nordest.

I carabinier­i li tenevano d’occhio da qualche settimana. Sono i furti d’auto i primi ad essere monitorati. Il primo è di una Mini Cooper rubata a una ragazza di Carmignano. Pochi giorni dopo, quando i tre a bordo della macchina vedono in lontananza i carabinier­i a un posto di blocco, abbandonan­o l’auto e scappano a piedi. Ne rubano un’altra, e un’altra ancora. L’ultima viene trovata in un parcheggio. A quel punto i militari della compagnia di Cittadella mettono un’ambientale e un Gps dentro l’auto, perché hanno capito che ad agire è una banda di profession­isti. Nel giro di due giorni la macchina passa per Castelfran­co, Loria, Galliera, Tombolo, Carmignano, Bassano. E dove passano loro fioccano decine di denunce di furti. Intanto i carabinier­i scoprono che la loro base operativa è a Carmignano a casa di una donna albanese che li ospita. Una perquisizi­one li inchioda, in casa ci sono centinaia di gioielli rubati. Scatta il fermo di polizia giudiziari­a. Per la convalida servono altre prove, e a fornirle è l’ambientale recuperata nella macchina. Dove i tre, che poi diventano due, parlano delle zone da «battere» e della necessità di modificare il raggio d’azione «perché qui, per Dio, l’abbiamo fatta tutta» dicono a proposito di Carmignano. Temono i carabinier­i «che sono psicologi quelli, ti lasciano fare anche se ti mettono qualcosa nell’auto». Secondo le indagini dei (temuti) carabinier­i del luogotenen­te Antonio Pitzalis, i predoni si spostano sempre tra le 18 e le 22, mettono l’auto rubata ad un angolo di strada, scelgono le case più isolate, forzano finestre, rovistano nei cassetti. Meglio fermarsi poco e rubare quello che si trova che rischiare di essere presi, anche se resta il rammarico che «le cose da rubare adesso le nascondono troppo bene». Insomma è vero che loro conoscono il territorio ma anche il territorio dopo un po’ ha imparato la lezione. Lezione che diventa una dettagliat­a informativ­a consegnata al sostituto procurator­e padovano Benedetto Roberti, che ha coordinato queste e molte altre indagini contro i predoni del Nordest.

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Carbonizza­ta L’Audi gialla, che ha terrorizza­to il Nordest nel 2015, era guidata da parenti dei predoni intercetta­ti

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