Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La gioia di Ortombina il tweet critico di Brugnaro

- G.B; Gi.Co.

«Mi fa piacere conoscano Luchino Visconti». Di più, il soprintend­ente Fortunato Ortombina non dice sul lancio di volantini in platea contro il proliferar­e di hotel. Per lui, venerdì, è stata una doppia «prima», della Fenice e la sua a guida della Fondazione lirica. E i suoi commenti sono tutti dedicati alla risposta della città allo spettacolo: «Una grande festa». Ma i manifestin­i «Basta alberghi, Venezia vuole vivere» lanciati sulla platea dal Gruppo 25 Aprile, moderna replica del lancio dal loggione della Fenice di mazzi di fiori tricolori dei patrioti contro gli austriaci nel film «Senso» di Visconti, infuoca il dibattito in città. A dare fuoco alle polveri social è stato un tweet del sindaco contro il Tgr del Veneto che ha trasmesso un servizio sulla protesta. «Sembra incredibil­e che il Tgr fosse proprio lì ad aspettare l’ennesima sceneggiat­a di questi politicant­i – ha scritto su Facebook e Twitter Brugnaro - Del magnifico spettacolo nemmeno una nota a margine. Voi del Tgr fate politica, non informazio­ne». Immediata la replica della consiglier­a comunale del Pd Monica Sambo: «È grave che il sindaco continui ad attaccare stampa e giornalist­i». In calce al post di Brugnaro il dibattito si è infiammato in un botta e risposta tra sostenitor­i fucsia e simpatizza­nti del Gruppo 25 Aprile. «Attaccate una protesta ma non fate nulla per la città, la peggiorate», si legge nei commenti pro Comitato. «Voi cosa avete fatto nei decenni che eravate al governo di Venezia?», le risposte fucsia. Quando poi il delegato del sindaco alla smartcity Luca Battistell­a ha scritto: «Patetici», è scoppiata la bagarre. Tra i tanti anche il commento di Elio Dazzo, presidente di Aepe: «Sindaco hai ragione, proteste teleguidat­e, però il problema esiste e va governato».

Ieri, Ortombina si è defilato dall’agorà politica virtuale e ha scelto di parlare solo dello spettacolo. «Il “Ballo in maschera” si svolge a Boston, dove nel 1866 nacque un comitato a favore della Statua della Libertà, che nessuno voleva - dice - nel 1866 Venezia è diventata italiana e la Fenice è stata riaperta, una coincidenz­a di grande valore simbolico». Venerdì, per il soprintend­ente è stata «la festa dei veneziani». «Bravissimo il regista Gian Maria Aliverta, ottimo l’allestimen­to realizzato internamen­te a poche spese, il resto lo ha fatto la bacchetta del maestro Myung-whun Chugn - conclude -, Venezia ha sostenuto la Fenice, la sua casa: un regalo per la mia prima».

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