Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Alla finestra o verso Mdp Moria di iscritti tra i dem Il Pd intorno a quota 200. I casi Castello e Marghera
Prima di Castello, che su 50 iscritti domenica ne ha persi 25, c’è stata Marghera: da 106 a 60 tesserati nel volgere tra estate e autunno. E pure tra i 39 che sono sospesi dal circolo – non dal partito – di Cannaregio, ci sono premesse per addii definitivi. Alla vigilia dell’assemblea comunale dei 130 che sabato al cinema Dante darà in via al nuovo corso del segretario unitario Giorgio Dodi, il Pd a Venezia ha sempre meno iscritti – duecento, secondo un calcolo a braccio – ed è sempre più diviso. Colpa dei bersaniani di Articolo 1-Mdp, è la lettura della segretaria metropolitana Gigliola Scattolin. «La diaspora è ancora attiva – ha detto ieri dopo la scissione di Castello guidata da due militanti storici come Italo Trevisan e Toni Infante - Stiamo lavorando per evitare ulteriori scissioni ma non si può escludere che ci siano altri casi che mi addolorano profondamente. Ci sono alcune falsità che vanno corrette». Parla della critica alle politiche sociali e del lavoro del Pd di Matteo Renzi e alla legge elettorale che hanno scatenato la fuga dai «dem». Se è prevedibi- le che dal circolo di Castello ci sia un trasloco in massa verso Mdp, da Marghera i 40 fuoriusciti non hanno preso casa in nessun altro partito. «Ci preoccupa la forte disaffezione – sospira il segretario Marco Rizzetto – Si impone una riflessione, ma ci sono stati dei ritorni. Siamo ad un cambio generazionale e l’obiettivo è recuperare i 30-40enni, finora assenti». Se nel 2018 potrebbe tornare Roberto Turetta, nel 2017 ha lasciato Antonio Cossidente, storico segretario. «Dopo 50 anni di vita di circolo bella, entusiasmante, significa uscirne con le ossa rotte – dice – Ma restare dentro questo Pd senza democrazia non è possibile. Sto alla finestra». La coalizione della sinistra domenica al centro le Grazie in via Poerio aveva la fila di gente; ha eletto i 21 delegati del territorio metropolitano di Venezia che andranno a Roma il 3 dicembre per l’Assemblea Popolare per Sinistra Italiana, Possibile e Mdp che è a quota 300 iscritti. «Non stiamo facendo campagna acquisti – spiega il responsabile territoriale Gianluca Trabucco – Non tutti quelli che vanno via dal Pd vengono da noi, anche se noi siamo aperti. Scattolin è addolorata? Serve cambiare, fare analisi, autocritica».
Oltre alla secessione annunciata verso Mdp, c’è anche la secessione silenziosa di chi esce e basta, avverte Emanuele Rosteghin, orlandiano. «Preoccupante, la medesima dinamica dell’elettorato che si astiene, si deve trovare un modo per stare insieme nel centrosinistra». «Aver deciso di fare un candidato unitario è un segnale di apertura – ribadisce dalla parte renziana Alessandro Maggioni – Però non si può dialogare se uno mette la pistola sul tavolo». Ma un problema c’è, riconosce Dodi. «Per questo cercheremo di dare segni di speranza, l’unità va praticata, così daremo motivi di impegnarsi di nuovo a chi ha deciso di stare alla finestra».
Cossidente Non resto nel partito senza democrazia, meglio stare alla finestra
Dodi Cercheremo di dare segni di speranza, l’unità va praticata