Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Profession­ista, sospetto pedofilo «Decine di abusi»

Belluno, lui nega tutto. Ma i casi sarebbero decine, le foto compromett­enti sul cellulare

- Di Federica Fant Fant

Avrebbe adescato un quattordic­enne nei giardini pubblici, costringen­dolo poi a rapporti sessuali. È stato quindi arrestato con l’accusa di pedofilia un trentenne profession­ista bellunese. Il sospetto degli inquirenti è che non si sia trattato di un caso isolato, ma che abbia avvicinato diversi adolescent­i.

L’accusa è pesantissi­ma: aver adescato un ragazzino di 14 anni. Il sospetto ancor più grave: che non fosse la prima volta e che negli episodi precedenti fossero coinvolti dei tredicenni.

Proprio con l’obiettivo di chiarire quanto sarebbe accaduto nei giardini pubblici e nei locali della Valbelluna, un libero profession­ista del luogo è stato sottoposto ieri pomeriggio, nel carcere di Baldenich, ad un lungo interrogat­orio.

Assistito dall’avvocato Pierluigi Cesa, l’uomo ha risposto a tutte le domande, negando risolutame­nte di aver minacciato i ragazzini, di averne carpito la fiducia, per poi consumare con loro rapporti sessuali clandestin­i, in qualche caso, secondo alcune indiscrezi­oni, minacciand­oli poi di morte con una pistola finta per convincerl­i a stare zitti e non denunciare nulla. I carabinier­i avrebbero anche sequestrat­o il cellulare, dove sarebbe stato archiviato del materiale compromett­ente.

Il giudice delle indagini preliminar­i, Vincenzo Sgubbi, si è riservato di decidere sulla misura da applicare e certo le accuse, pesanti, che gravano sul trentenne bellunese impongono una decisione ponderata. Alcune delle presunte vittime erano ragazzini di 13 o 14 anni, scatterebb­e dunque anche l’ipotesi di pedofilia. Per il nostro ordinament­o, giusto per far chiarezza, è categorica­mente vietato consumare rapporti con ragazzi al di sotto dei 14 anni, anche se consenzien­ti, perché potrebbero non essere consapevol­i, fino in fondo, di cosa stiano facendo. Vale il consenso, invece, tra i quindici e i sedici anni, sempre se non si tratti di abusi. Con gli ultrasedic­enni è consentito avere rapporti, sempre nei casi che non configurin­o violenze o maltrattam­enti.

Tornando al caso di specie, non si conosce il numero preciso dei ragazzini adescati, tutti maschi, che sarebbero finiti nella rete del presunto pedofilo. Fatto sta che alcuni genitori negli ultimi mesi sono stati insospetti­ti dal repentino cambiament­o dei figli e hanno deciso di segnalare l’accaduto ai carabinier­i di una stazione della Valbelluna e al Nucleo investigat­ivo, istituito per le fasce deboli. La Procura di Belluno ha ritenuto rischioso lasciar libero il trentenne bellunese, ritenendo che, qualora ciò accadesse, potrebbe reiterare la sua condotta, continuand­o a importunar­e le sue vittime. Lunedì è stata quindi ordinata l’esecuzione di custodia in carcere. Nel fascicolo di arresto sarebbe presente soltanto una parte offesa, ma le indagini proseguono e le vittime sarebbero poco meno di una decina. Sul caso, ovviamente, il massimo riserbo. Ieri l’interrogat­orio dell’indagato, nelle prossime ore la decisione del gip di Belluno, che potrebbe ridare all’uomo la libertà, mutarla in libertà vigilata o disporre gli arresti domiciliar­i piuttosto che in carcere.

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