Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Professionista, sospetto pedofilo «Decine di abusi»
Belluno, lui nega tutto. Ma i casi sarebbero decine, le foto compromettenti sul cellulare
Avrebbe adescato un quattordicenne nei giardini pubblici, costringendolo poi a rapporti sessuali. È stato quindi arrestato con l’accusa di pedofilia un trentenne professionista bellunese. Il sospetto degli inquirenti è che non si sia trattato di un caso isolato, ma che abbia avvicinato diversi adolescenti.
L’accusa è pesantissima: aver adescato un ragazzino di 14 anni. Il sospetto ancor più grave: che non fosse la prima volta e che negli episodi precedenti fossero coinvolti dei tredicenni.
Proprio con l’obiettivo di chiarire quanto sarebbe accaduto nei giardini pubblici e nei locali della Valbelluna, un libero professionista del luogo è stato sottoposto ieri pomeriggio, nel carcere di Baldenich, ad un lungo interrogatorio.
Assistito dall’avvocato Pierluigi Cesa, l’uomo ha risposto a tutte le domande, negando risolutamente di aver minacciato i ragazzini, di averne carpito la fiducia, per poi consumare con loro rapporti sessuali clandestini, in qualche caso, secondo alcune indiscrezioni, minacciandoli poi di morte con una pistola finta per convincerli a stare zitti e non denunciare nulla. I carabinieri avrebbero anche sequestrato il cellulare, dove sarebbe stato archiviato del materiale compromettente.
Il giudice delle indagini preliminari, Vincenzo Sgubbi, si è riservato di decidere sulla misura da applicare e certo le accuse, pesanti, che gravano sul trentenne bellunese impongono una decisione ponderata. Alcune delle presunte vittime erano ragazzini di 13 o 14 anni, scatterebbe dunque anche l’ipotesi di pedofilia. Per il nostro ordinamento, giusto per far chiarezza, è categoricamente vietato consumare rapporti con ragazzi al di sotto dei 14 anni, anche se consenzienti, perché potrebbero non essere consapevoli, fino in fondo, di cosa stiano facendo. Vale il consenso, invece, tra i quindici e i sedici anni, sempre se non si tratti di abusi. Con gli ultrasedicenni è consentito avere rapporti, sempre nei casi che non configurino violenze o maltrattamenti.
Tornando al caso di specie, non si conosce il numero preciso dei ragazzini adescati, tutti maschi, che sarebbero finiti nella rete del presunto pedofilo. Fatto sta che alcuni genitori negli ultimi mesi sono stati insospettiti dal repentino cambiamento dei figli e hanno deciso di segnalare l’accaduto ai carabinieri di una stazione della Valbelluna e al Nucleo investigativo, istituito per le fasce deboli. La Procura di Belluno ha ritenuto rischioso lasciar libero il trentenne bellunese, ritenendo che, qualora ciò accadesse, potrebbe reiterare la sua condotta, continuando a importunare le sue vittime. Lunedì è stata quindi ordinata l’esecuzione di custodia in carcere. Nel fascicolo di arresto sarebbe presente soltanto una parte offesa, ma le indagini proseguono e le vittime sarebbero poco meno di una decina. Sul caso, ovviamente, il massimo riserbo. Ieri l’interrogatorio dell’indagato, nelle prossime ore la decisione del gip di Belluno, che potrebbe ridare all’uomo la libertà, mutarla in libertà vigilata o disporre gli arresti domiciliari piuttosto che in carcere.