Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Autonomia, cinque punti sul tavolo
Zaia e Bressa puntano a una trattativa lampo: «Chiuderemo entro metà gennaio»
Trattativa lampo, da chiudere entro metà gennaio per lasciare un impegno chiaro al prossimo governo e al prossimo parlamento. E subito l’analisi di cinque materie chiave per dare un’ordine al tavolo: ambiente, sanità, istruzione, lavoro, unione europea. Zaia e Bressa tra tensioni e sorrisi hanno cominciato con un atteggiamento morbido e costruttivo.
Volti tesi (e qualche smorfia) nelle foto scattate durante il vertice. Gran sorrisi (e perfino un mezzo abbraccio) all’uscita, mentre cameraman e fotografi si spintonavano per riuscire ad immortalare la fatidica stretta di mano. In molti attendevano di vedere come sarebbe finito il primo «match» tra Luca Zaia e Gianclaudio Bressa, acerrimi duellanti che da mesi se le suonano a mezzo stampa sull’autonomia. Partiamo dalla fine, quando il governatore ha salutato il sottosegretario così: «Visto che Bressa si fa un vanto d’essere il padre dell’articolo 116 della Costituzione, penso mi dovrebbe ringraziare perché sono stato io a permettergli di applicarlo per la prima volta dopo 16 anni». E Bressa ha sorriso: «Beh, diciamo che se vuol essere una battuta, giusto per iniziare, può anche andare».
Non è stato, questo, l’unico momento in cui i due hanno incrociato metaforicamente le lame, nel corso dell’incontro che si è aperto con un minuto di silenzio in ricordo del professor Carlo Buratti, economista del Bo scelto da Zaia per accompagnarlo nella complessa trattativa, morto improvvisamente la scorsa settimana.
Il governatore, che ha donato al sottosegretario una versione a colori della famigerato progetto di legge statale 43 che il Veneto vorrebbe fosse la base della trattativa, ha subito incalzato il dirimpettaio: «Qua dobbiamo fare in fretta». Bressa: «Non devi dirlo a me, sono io che ho convocato subito questo tavolo». «Perché sei veneto». «Veramente vivo Bolzano». «Beh, nessuno è perfetto».
Il sottosegretario ha poi teso un mano: «Troverei spiacevole chiudere l’intesa con la Lombardia e l’Emilia Romagna e non con il Veneto. Dopo di voi molte altre Regioni si sono messe in coda (dalla Campania alla Liguria, ndr.) ma abbiamo dovuto dir loro di no, perché ormai sono fuori tempo massimo». E Zaia ha subito rilanciato: «Credo che il fallimento di questa trattativa sarebbe un fallimento per voi e per noi. Non vogliamo fare i primi della classe, chiediamo però di chiudere entro gennaio un accordo che sia vincolante per chiunque arriverà dopo il Governo Gentiloni, perché sia chiaro, noi non faremo sconti a nessuno».
Le buone intenzioni, insomma, ci sono.
Certo andrà colmata la distanza sulle due questioni chiave, le 23 competenze e i 9/10 delle tasse, che resta e su cui nessuno dei due, ieri, ha voluto fare eclatanti passi indietro, preferendo tenere il punto. Almeno fino al prossimo match.