Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Quei 3 miliardi per i fiumi sicuri Bottacin: «800 milioni già spesi»
Dal Bacchiglione al Muson dei Sassi, le armi contro l’alluvione
Un piano da 3 miliardi, 800 milioni già spesi e una lista dei desideri realizzata a metà. I fiumi sono uno degli argomenti che più appassionano Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all’Ambiente ma anche ingegnere che spiega volentieri cosa sono i «pennelli», una sorta di frangiflutti per proteggere gli argini dei fiumi veneti.
Nel road show in 5 tappe intitolato «Sui sentieri dell’acqua», con letture teatrali e spunti artistici, si parla anche e soprattutto di sicurezza idrogeologica.
«È per attirare anche i non addetti ai lavori, che i veneti sappiano come si spendono i loro soldi».
L’ultima tappa «Dove nasce il Piave», il 15 dicembre, sarà a Sappada, passata al Friuli Venezia Giulia...
«Una casualità, il Piave è veneto».
Si diceva, 3 miliardi di opere idrauliche, una cifra monstrum.
«Negli ultimi 100 anni non si era più fatto nulla. La difesa del territorio era nel nostro programma elettorale. Il destino ha voluto che in quell’autunno il Veneto vivesse la grande alluvione. Una circostanza che ci ha dato maggior forza per andare a battere cassa e iniziare i lavori dei bacini di laminazione, gli unici in grado di contenere le piene eccezionali dei nostri corsi d’acqua».
A che punto siamo?
«Dal 2012 abbiamo aperto cantieri per 800 milioni sui bacini che normalmente vengono coltivati come le aree golenali ma che in caso di piena, fosse anche una volta ogni 30 anni, salverebbero, riempiendosi, le aree urbane. Ne abbiamo in programma, in ordine di priorità, secondo gli indici di rischio, venti. Dieci di questi sono già in itinere, fra i prossimi dieci ci sarà il completamento dell’Idrovia Padova-Venezia con un costo di 540 milioni».
In che zone si trovano?
«Il primo concluso, per 40 milioni, è quello di Caldogno. Quasi terminati nel Veronese Colombaretta che vale 12 milioni e nel Vicentino il primo dei due di Trissino per 23. In fase di realizzazione San Lorenzo nel Veronese mentre è partito la scorsa settimana quello di Riese Pio X per il Muson dei Sassi, 17 milioni, che sarà anche il prossimo bacino oggetto del sistema di previsione realizzato dall’Università di Padova e già operativo per il Brenta-Bacchiglione. Partiti i lavori anche in via Diaz per Vicenza nord e Sandrigo. Su Pra dei Gai dopo l’azzeramento della gara, siamo a un nuovo bando per la progettazione. Ai nastri di partenza Isola Vicentina, Montebello e il secondo per Trissino. Finanziamenti già ottenuti per il canale scolmatore Lusore a Marghera, l’ultimo tratto del Tagliamento e per un bacino sul Piave, nel Montello. Tanto lavoro ma se ne parla poco».
Riscontri positivi dal territorio?
«La mia più grande soddisfazione è stata, poco tempo fa, ricevere la telefonata del sindaco di Oderzo dopo un’alluvione sfiorata proprio grazie agli interventi del genio civile realizzati lo scorso anno».
Il suo fiume del cuore?
«Il Piave del mio Alpago, anche se nel 2010, da presidente della Provincia di Belluno mi ha fatto passare 48 ore di passione in centro operativo, mi ha ricordato che la natura violata presenta il conto».
Muson dei Sassi Il prossimo «sorvegliato speciale»