Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

FATTI CONFRONTI

- Di Paolo E. Quaggetto*

Acinque mesi dall’entrata in vigore del famigerato Decreto Legge 99, a proposito ma anche a sproposito del quale molto si è parlato, vale la pena ripercorre­re, mutuando da una nota manifestaz­ione culturale degli anni ‘70, i miti, i riti ed i detriti che hanno caratteriz­zato questa vicenda avendo, per mio conto, fin da subito anticipato il «game over» per gli azionisti delle banche ex popolari.

Tra i miti vi è senz’altro quello dell’azionista truffato: figura a tratti retorica, che secondo certi orientamen­ti low cost, andrebbe sempre tutelato anche a prescinder­e dal fatto che l’azionista, in quanto tale, partecipa al rischio d’impresa La «fredda cronaca» testimonia invece come ciò che accade sia la semplice conseguenz­a dell’adozione della regola europea del burden sharing, ove il costo della crisi aziendale è stato fatto ricadere sugli azionisti e sui detentori di obbligazio­ni subordinat­e delle due banche.

Ben distinta è invece la figura che l’ordinament­o ritiene meritevole di tutela: il socio, la cui qualità si è assunta o si è mantenuta a seguito di una volontà viziata da false rappresent­azioni della realtà societaria ed in specie patrimonia­le fatta pubblicame­nte o personalme­nte

Le vittime, il «ristoro»

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