Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il suo medico: «Una sconfitta, poteva guarire»

- PADOVA R.Pol.

Giuseppe Basso, primario di oncoematol­ogia pediatrica a Padova, ricorda molto bene Eleonora Bottaro. Se per tanti è stato un caso mediatico, per lui è stata prima di tutto una paziente da salvare. Prima dalla malattia e poi da convinzion­i antiscient­ifiche abominevol­i per un medico. L’ultima carta che gli era rimasta fu avvertire il tribunale dei minori di quelle cure che i genitori le negavano. Ora il dottore non vuole entrare nel merito della giustizia, perché il suo campo è quello medico. E probabilme­nte era lì che doveva rimanere il caso, se tutto il percorso avesse seguito l’iter sperato: la diagnosi, la cura, il follow-up, la guarigione, la remissione completa. E poi ci sarebbero state quelle visite che i pazienti fanno ai loro medici anche quando sono guariti, i disegni, i regalini di Natale che riempiono le scrivanie e le bacheche dei dottori dei bambini. Sono queste le cose che restano, dopo aver lottato tanto insieme. «Eleonora doveva guarire spiega il medico - lo avevo detto subito e lo ribadisco: quella ragazza aveva più possibilit­à di vivere che di morire. Ero convinto che ce la potesse fare, c’erano tutti gli elementi per poter iniziare a combattere e a vincere questa malattia». Dottore, quando ripensa al Eleonora crede che avrebbe potuto fare di più per lei, c’è qualcosa che si rimprovera? «Non potevo fare più di quello che ho fatto, io mi baso sulla scienza, le convinzion­i della famiglia erano supportate da convinzion­i tutt’altro che scientific­he, mi sono spinto fino a dove potevo». Che cosa le rimane di questa triste vicenda? «Mi resta una grande amarezza. Abbiamo perso tutti, è stato un insuccesso: per noi medici che potevamo salvare una vita e non abbiamo potuto farlo, per il tribunale dei minori che doveva intervenir­e prima, per i medici svizzeri che l’hanno presa in cura. Un insuccesso del metodo che ha voluto seguire la famiglia: la sconfitta più grande è stata per i genitori di Eleonora, che l’hanno persa per sempre. Erano convinti anche loro di salvarla, ma hanno fallito». Come ricorda Eleonora? «Era una bella ragazza, ricordo che il suo obiettivo era compiere i 18 anni al mare, e invece gli anni li ha compiuti in un letto d’ospedale, dove è morta due settimane dopo… Resta l’amarezza perché noi curiamo molti giovani pazienti con la stessa malattia che aveva Eleonora, sono piccoli ma lottano, e lottano fino alla fine, e alla fine guariscono, ce la fanno. Io volevo che anche Eleonora ce la facesse, volevo che vivesse...».

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