Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Scie chimiche, vaccini dannosi» Papà Lino, in fuga dai «complotti»
BAGNOLI DI SOPRA (PADOVA) Uno degli ultimi articoli pubblicati sul web da Lino Bottaro, qualche anno fa, iniziava così: «La divisione vaccini della casa farmaceutica Merck, ammette l’inoculazione del virus del cancro per mezzo dei vaccini». Una bufala, naturalmente. Però l’idea di un grande complotto che vede coinvolti medici, politici e giornalisti con il solo obiettivo di favorire gli affari delle multinazionali del farmaco, intriga al punto che ancora oggi sono decine i siti internet a riproporre questa fake news.
Per i seguaci della contro-informazione, Bottaro è un eroe. E la triste vicenda di sua figlia Eleonora - morta a 18 anni di leucemia, il 29 agosto del 2016 - è anche la storia dell’uomo che gestiva il blog Stampa Libera, chiuso nel marzo del 2014 con un lungo messaggio che è il manifesto delle sue convinzioni: «Le notizie dei terremoti indotti in ogni luogo d’Italia, le irrorazioni chimiche composte di nanoparticelle di metalli pesanti effettuate da centinaia di bombardieri che operano ogni giorno sopra le nostre teste, i vaccini invalidanti e mortiferi, la chemio con le controindicazioni mortali stampate sul bugiardino data ai pazienti sotto tortura negli ospedali, mi hanno spronato a cercare giustizia e a combattere».
Nella richiesta di rinvio a giudizio di Lino Bottaro e di sua moglie Rita Benini - depositata dalla procura di Padova il 23 maggio di quest’anno - il pm Valeria Donatella Sanzari scrive che Eleonora rifiutò di sottoporsi alle cure tradizionali proprio perché i genitori le «fornivano una falsa rappresentazione della realtà con riferimento sia alla gravità e mortalità della patologia da cui era affetta, sia all’adeguatezza dei rimedi da loro proposti, riconducibili alla cosiddetta Nuova medicina germanica di Hamer e assolutamente privi di qualsivoglia validità riconosciuta scientificamente».
Quando scoprì di avere la leucemia, Eleonora aveva appena 17 anni ed era cresciuta ascoltando (e leggendo) le teorie del padre. Secondo il tribunale per i minorenni era sufficientemente matura da prendere le proprie decisioni, come quelle rivendicate in una lettera scritta ai giudici, che però di fondavano su un convincimento sbagliato: «Sulla base delle mie conoscenze sono più i morti dopo la chemioterapia rispetto a quanti al giorno d’oggi sono ancora in vita...».
Invocava il diritto a scegliere come (non) curarsi. Ma per l’accusa erano stati i genitori a «ingenerare immotivatamente in Eleonora il falso convincimento che la terapia chemioterapica fosse non solo non necessaria ma addirittura dannosa».
Lino Bottaro non ha mai negato di pensarla così. Intervistato dal Corriere del Veneto, spiegò che sua figlia era morta per «colpa della pressione esercitata dal tribunale e dai medici, degli anatemi che le hanno lanciato contro. Quella tensione l’ha fatta finire in una situazione dalla quale non ne è più uscita (...). La leucemia è rigenerazione, una fase di nuova vita: chi la supera diventa un uomo nuovo, chi non la supera muore». È la teoria di Hamer: le malattie sono dovute allo stress, per stare bene basta metabolizzare il «trauma» che lo provoca. Eleonora disse il padre - doveva semplicemente affrontare il dolore per la morte di suo fratello Luca, stroncato da un aneurisma. Poi sarebbe guarita.
Le ammissioni dei genitori della ragazza si fermano qui. Nella loro memoria difensiva, consegnata nei mesi scorsi in procura, spiegano che «nel caso di Eleonora, eravamo di fronte a un ragazza intelligente, matura, sensibile, perfettamente in grado di comprendere non solo gli eventi che le accadevano ma soprattutto la gravità della patologia che l’aveva colpita; una ragazza perfettamente consapevole del rapporto rischi-benefici del trattamento e che ciononostante ha deliberatamente deciso di non sottoporsi alle chemioterapie».
Una libera scelta, quindi. E non un «lavaggio del cervello». L‘ha riconosciuto ieri anche il giudice di Padova, decidendo di prosciogliere da ogni accusa Lino Bottaro e sua moglie Rita.
Ora, almeno, non potranno più dire di essere vittime di un complotto che mirava a farli finire in carcere. «Ci perseguitano - spiegò il fotografo - per dimostrare pubblicamente che nessuno è autorizzato ad avere un’idea diversa dalle teorie espresse dalla medicina ufficiale. Vogliono negare il diritto di ciascuno di decidere della propria vita e di istruire i figli come meglio crede. E chi non si adegua diventa il capro espiatorio sul quale accanirsi».