Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Accantonamenti Sulla casa da gioco altre due cause da 20 milioni, ma nessun accantonamento
Muro contro muro. «Solo minacce per ostacolare il libero esercizio dei diritti dei lavoratori», rispondono i sindacati a Luigi Brugnaro che giovedì in consiglio comunale aveva evidenziato il rischio, qualora il giudice condannasse Comune e Casinò per comportamento antisindacale, di chiudere Ca’ Vendramin e licenziare 150 dipendenti. «La minaccia poggia su presupposti contabili insussistenti, come già evidenziata dalla Corte dei Conti e come dimostrato nell’ambito del ricorso al Tar promosso dai lavoratori del Casinò», attaccano Slc-Cgil, Fisascat-Cisl, Snalc-Cisal, Rlc, Ugl-Terziario. E’ sufficiente ridurre i trasferimenti a Ca’ Farsetti, ora il 25 per cento degli incassi, e il problema è superato ribadiscono come un mantra da mesi i sindacati. Il «problema» è che l’amministrazione Brugnaro ha deciso di mettere ordine ai conti della casa da gioco riducendo una serie di costi tra cui quello del personale (oltre ad esempio anche quello dell’ospitalità).
E’ stato proprio il nodo del contendere che ha portato le cinque sigle, dopo la disdetta unilaterale del contratto e l’introduzione del nuovo regolamento, di ricorrere ai giudici, proprio nei giorni in cui si riapriva la trattativa con il Comune per arrivare ad un accordo e firmare il nuovo contratto. Qualora fosse accolto il ricorso ci sarebbe una ripercussione sui conti dell’azienda di quattro milioni e mezzo che porterebbe il bilancio (quest’anno previsto in attivo di 600 mila euro) in rosso. «Avevamo detto che saremmo riusciti a raggiungere l’equilibrio economico e finanziario e così stiamo facendo ma ora, a tavolo aperto, si è aggiunta una nuova variabile che rimette tutto in discussione», sottolinea Ca’ Farsetti. Adesso la partita è tutta a perta ma è chiaro che l’udienza fissata il prossimo 15 dicembre, e la sentenza probabilmente emanata entro fine anno, potrebbe far saltare il banco. Di mettere ulteriori fondi nella spa il sindaco non ci pensa nemmeno, tanto che finora nel 2017 il Casinò è già stato ricapitalizzato di tre milioni di euro. «Basta ridurre la quota del Comune», insistono i sindacati, ma la sfida dell’amministrazione è di mettere in sicurezza l’azienda rendendola auto-sostenibile grazie a una riduzione e razionalizzazione dei costi a cui gran parte dei sindacati si sono sempre opposti, ne è prova la lunga trattativa che non ha portato a nulla se non al ricorso per comportamento antisindacale. «Noi non abbiamo aderito alla causa perché abbiamo fatto un’altra scelta — dice Giampietro Antonini di Sgb — ci sono molte cose che non vanno al casinò su cui si potrebbe intervenire per introdurre risparmi: lo chemin, dove lavorano 14 persone, non funziona e crea un buco di oltre un milione l’anno, il settore dining andrebbe ripensato, ci sono i crediti inesigibili, si dovrebbe puntare sulle slot...».
Fatto sta che il Comune ha già pronto il piano B: chiudere Ca’ Vendramin (che produce una perdita di esercizio di18 milioni l’anno) e licenziare 150 persone, l’unico modo per mettere i conti in sicurezza. «Ma se l’amministrazione vuole portare il Casinò di Venezia a Mestre, chiudendo la sede storica, si assume ogni responsabilità politica senza attribuire la colpa all’esercizio dei diritti dei lavoratori — sottolineano i sindacati — le dichiarazioni di sindaco e assessore tradiscono l’evidente intento di interferire su questioni che non possono essere ridotte a “mere cose che riguardano la gestione“e che devono continuare a rimanere sottoposte al vaglio della magistratura senza ricorrere a scenari apocalittici strumentalmente invocati».
Per ora comunque la trattativa rimane in piedi e il piano B resta nel cassetto. Sul tavolo però ci sono anche le causa sul riconoscimento dei benefici economici come voce del contratto e quella sulla salvaguardia delle mance che rischiano di pesare per oltre 20 milioni. Per entrambe nonostante si parli di ricorsi di almeno dieci anni fa le gestioni precedenti non hanno accantonato un euro.
Lavoratori Minacce per ostacolare il libero esercizio dei diritti dei lavoratori
Comune Abbiamo risanato l’azienda, il piano B per ora è nel cassetto