Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Navigabilità, sicurezza, interramento le incognite sul Vittorio Emanuele
Pubblicate le relazioni del Porto al ministro. Le soluzioni promosse e le bocciate
Due milioni di metri cubi di fanghi da eliminare, tanto va scavato per rendere il canale Vittorio Emanuele navigabile dalle crociere. Ma non basta un solo intervento, ne serviranno altri nel corso degli anni. Il motivo è subito spiegato: «Date le caratteristiche del canale sarà successivamente soggetto a frequenti interramenti». Lo scrive il presidente dell’Autorità portuale Pino Musolino nella lettera che accompagna «l’analisi multicriteria» consegnata al governo, sulle alternative al passaggio delle grandi navi in bacino di San Marco e nel canale della Giudecca. «Per tali motivi — aggiunge — si renderà necessario valutare con precisione la convenienza economica in relazione alla dimensione delle navi che potranno transitarvi nonché alla vita utile del progetto stesso». Per avere un termine di paragone sull’operazione Vittorio Emanuele, basti pensare che, all’epoca del commissario straordinario allo scavo dei canali portuali, per aumentare il pescaggio sono stati scavati 2,5 milioni di metri cubi di fanghi di cui 1,5 tossici.
I documenti, pubblicati ieri sul sito internet dell’Autorità di sistema portuale di Venezia e Chioggia, di più non dicono sul Vittorio Emanuele ed è sempre il presidente a spiegarne le ragioni: «Tra le alternative valutate con metodologia multicriteri (sistema analitico introdotto dal nuovo codice degli appalti, ndr) non è stata considerata al momento la soluzione dell’adeguamento al vigente Piano regolatore portuale del canale Vittorio Emanuele in quanto è in corso di verifica in termini di navigabilità». Solo dopo i test al simulatore, «sarà possibile definire quale nave potrebbe navigarvi in sicurezza, una volta adeguato», conclude. Tutte incognite che ha evidenziato il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio il giorno del Comitatone. E’ chiaro quindi perché Delrio è stato cauto sul canale alla Marittima al momento di scegliere l’alternativa a san Marco. Studi e simulazioni dovranno dare le risposte definitive. «Successivamente alle prove effettuate con il simulatore, sara possibile definire quale nave tipo potrebbe navigare in sicurezza per tale Canale, una volta adeguato. Se dovesse risultare praticabile, sarebbe comunque una risposta parziale al mantenimento edel mercato croceristico a Venezia. La soluzione deve necessariamente essere legata alla contemporanea realizzazione di un nuovo terminal a Marghera«, scriveva Musolino al ministro il 12 settembre a conclusione dell’istruttoria.
Gli studi del Porto, realizzati con il contributo delle università Ca’ Foscari, Iuav e Sapienza (Roma), affrontano tutte le soluzioni ipotizzate negli ultimi anni e analizzano anche il mercato della crocieristica di qui al 2026. Nei prossimi anni, ci saranno 92 nuove navi e spariranno quelle con stazza tra le 55 e le 96 mila tonnellate. Di contro, aumenteranno le piccole imbarcazioni di lusso (32 per cento del totale) che però costituiscono il 5 per cento delle navi che attraccano al porto. Lo studio affronta anche il terminal al Lido Duferco-De Piccoli, che presenta un problema: non affronta il costo del trasbordo tra Marittima e offshore, la spesa di realizzazione dei pontoni galleggianti arriva a 150 milioni e i tempi, tra progettazione e cantieri, superano i 1.300 giorni. Ci sono quindi gli 84 ettari dell’area Montesyndial, 4 approdi e 2.070 giorni per realizzare le infrastrutture con una spesa di 150 milioni. Più economico l’adeguamento di Fusina, 89 milioni il costo e 1.480 giorni di lavoro.
Ma per gli esperti sono due le soluzioni «più adeguate». La prima consiste nel riempimento con cassa di colmata dell’area a nord del Molo Sali lungo il canale industriale nord. Qui ci sono due edifici adeguabili a terminal e c’è una «buona connessione viabilistica». Unico neo «la compatibilità con le merci» (costo di realizzazione, 54 milioni di euro e 1.275 giorni di lavoro tra progetti e cantieri). La seconda, il canale industriale sponda nord raggiungibile dal canale Malamocco Marghera: ha il vantaggio di avere «un’ottima connessione viabilistica» ed è vicino al Vega e all’ex Pala Expo. Il costo è di 62 milioni, ma i tempi di realizzazione più rapidi, 630 giorni.
Dubbi Per l’arrivo alla Marittima servono ulteriori studi