Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Vanno a vivere con il prete La diocesi: «Scelta positiva formeranno una famiglia»
Continua a far discutere il caso di Antonio Silvio e Nicoletta Calò, i coniugi di Camalò (Treviso) che hanno deciso di trasferirsi nella casa parrocchiale di Santa Maria del Sile per essere vicini al parroco solo. La diocesi di Treviso loda la loro scelta: «È una nuova forma di famiglia condivisa. E i profughi che i Calò hanno ospitato negli ultimi anni rimarranno in casa con i figli della coppia».
È riuscita a sopravvivere per un anno e mezzo al suo fondatore, poi ha chiuso i battenti. Qualche giorno fa il giudice ha dichiarato il fallimento della Edilveneta srl, società con sede legale a Padova che era appartenuta a Bruno Ruzzarin, imprenditore di 60 anni suicidatosi il 3 aprile 2016 sopraffatto dall’angoscia per gli insulti ricevuti on line. E mentre l’azienda che gli era valsa tanti sacrifici chiude, la procura porta avanti un’inchiesta per istigazione al suicidio.
Bruno Ruzzarin era un imprenditore molto conosciuto, la sua Edilveneta era riuscita a guadagnarsi anche la realizzazione di alcune villette in montagna. Ma qualcosa andò storto nella gestione dei clienti: alcuni lamentarono (su una pagina Facebook) presunti raggiri messi in atto proprio dal titolare della Edilveneta ai futuri compratori delle case. Ruzzarin fu travolto da quell’onda denigratoria in cui veniva tacciato di essere un truffatore, accusa per cui finì indagato, prima che la stessa procura di Belluno chiedesse l’archiviazione. Ma le accuse continuarono, e per l’imprenditore divennero un’onta insopportabile. Fino a quando decise di farla finita: si impiccò nella casa che condivideva con la moglie ad Altichiero (Padova). Furono i famigliari a raccontare lo stato d’animo di Bruno, prostrato da quegli insulti. I dati raccolti dalla Finanza sono finiti nel fascicolo ereditato dal pubblico ministero Giorgio Falcone che sta portando avanti l’inchiesta penale: l’obiettivo è capire se ci sia stata una volontà, determinata ad annientare l’uomo sul piano personale, tale da portarlo a togliersi la vita.
Intanto però l’azienda non ce l’ha fatta. E mentre la moglie attende giustizia, il 16 marzo prossimo è stata fissata l’udienza in tribunale per esaminare lo stato passivo dell’azienda.