Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il sindaco: primarie sistema imperfetto, vincono i più bravi o i più organizzati? Ho sostenuto Jacopo Bulgarini D’Elci e lo rifarei, uomo colto e di grandi capacità
Alla fine ha vinto il partito. Vai a dire tu che la gente è stanca, che non vota più, che cerca il diverso. Poi guardi i numeri delle Primarie del centrosinistra a Vicenza e ti trovi più di seimila vicentini che hanno votato per decidere il candidato sindaco e pure che cinquemila e passa elettori hanno espresso il desiderio di vedere tornare a Palazzo Trissino un uomo del Partito Democratico. Se la sono giocata, fino all’ultimo minuto Otello Dalla Rosa, il manager dem, e Giacomo Possamai che ha sfiorato il colpo per 38 voti (ne ha avute 2.700), lui che i maggiorenti del partito vedono come il mediatore fra la politica e l’amministrazione malgrado la giovane età (ha 27 anni). Tutti gli esponenti vicentini del Pd a Venezia e Roma (Stefano Fracasso e Alessandra Moretti in Regione, la parlamentare Daniela Sbrollini) lo sottolineano: «È stata una vera prova di democrazia che si è chiusa con un pareggio». Ed è proprio dentro al sistema primarie che il sindaco Achille Variati, l’uomo forte del Pd veneto, legge i dati di domenica. Perché hanno primeggiato i candidati del Pd ma ha perso malamente il suo vice, Jacopo Bulgarini d’Elci che si è fermato a meno di mille preferenze, tanto che lui stesso domenica sera ha parlato di «fallimento molto pesante».
Nessun rimpianto
Sindaco, come legge il risultato del suo vicesindaco?
«Le primarie sono uno strumento molto bello per scegliere gli organi uninominali come il sindaco, ma sono ancora un meccanismo imperfetto. Sono considerate ancora un affare di partito e quindi a votare va chi è iscritto. Difficilmente il cittadino va a dire la sua in occasioni come queste. Chi vince allora? Il più bravo o il più organizzato? Ce la fa chi è del partito».
Lei ha sostenuto Bulgarini d’Elci e detto che lo rifarebbe ancora.
«L’ho sostenuto, e lo rifarei, perché sono convinto che abbia le caratteristiche giuste: è uomo colto, ha grande intelligenza e ha pure un’esperienza amministrativa piuttosto lunga. Non dimentichiamo che era il mio collaboratore più stretto cinque anni fa, prima di diventare vicesindaco».
Ha però vinto chi ha parlato di discontinuità con la sua amministrazione.
«Dalla Rosa ha parlato di discontinuità da me anche per farsi largo tra gli altri due, che sono miei collaboratori diretti. Non dimentichiamo che Possamai era capogruppo Pd in Consiglio. Ma non dimentichiamo nemmeno che io avevo scelto proprio Dalla Rosa come amministratore di Aim Energy».
Non crede possibile che il Partito Democratico le abbia presentato qualche conto da saldare?
«Quando ho vinto le elezioni nel 2008 il partito era debole, sfiancato da dieci anni di opposizione in consiglio comunale. Ora è il primo partito della città. E comunque io sono un tipo strano, non è così facile intrupparmi. Quindi si va avanti.».
E adesso?
«Adesso quello che conta è l’unità. Dalla Rosa faccia un passo indietro e lavori assieme a tutti noi per portare avanti il progetto di città che coinvolga tutta la coalizione anche perché altrimenti rischiamo tutti di farci davvero male, molto male e di perdere il governo della città».