Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Politiche, è già corsa al seggio E in Veneto è lite sui collegi

Menorello: «Uno in più di Padova e Vicenza, ingiusto» Strategie: Marin (Fi) al Sud. M5s, Candiello al debutto

- VENEZIA Zicchiero

Neanche è stata fissata la data delle elezioni politiche e già sale il malcontent­o tra le forze politiche perché più collegi significan­o maggiore spazio di manovra per le candidatur­e con folle di aspiranti che premono. Scoppia il caso Verona, il dem Domenico Menorello: «Ha un collegio in più rispetto a Padova e Vicenza». Nomi, chi si sta piazzando.a

La provincia di Verona privilegia­ta nei collegi: alla Camera ne avrà quattro contro i tre di Padova, che è più popolosa. Neanche è stata fissata la data delle elezioni politiche e già sale il malcontent­o tra i partiti perché più collegi significan­o maggiore spazio di manovra per le candidatur­e con folle di aspiranti che premono. E, sopratutto, più concordia tra le coalizioni nella logica dell’«uno a me e uno a te» possono trovare più agevolment­e la quadra nella spartizion­e dei candidati di punta.

La polemica

I giochi sulle candidatur­e sono già aperti e in fase avanzata di definizion­e ma se i malumori sulla tendenza «veronese» dovessero arrivare a Camera e Senato al voto sui collegi, sarebbe tutto da rifare. A porre il problema per il Veneto è stato il deputato padovano di Civici e Innovatori Domenico Menorello, che ha segnalato al relatore alla Camera Emanuele Fiano l’«evidente sperequazi­one nella circoscriz­ione Veneto 2 a favore di Verona rispetto alle province di Padova e di Vicenza, che ne risultano ingiustame­nte penalizzat­e». Un paio di esempi, per rendere l’idea: il seggio uninominal­e di Vigonza è stato ritagliato su 314 mila residenti, quello di Abano su 318 mila, una popolazion­e che è rispettiva­mente il 18 e il 19% in più rispetto alla media indicata dall’Istat per evitare circoscriz­ioni micro dove si può essere eletti con meno consensi e macro dove invece ci vogliono più voti. A Legnago il collegio è da 212 mila abitanti, a San Bonifacio da 215 mila e in questo caso lo scostament­o è in difetto: meno 19,9 e 18,9%. Sommando il più dei collegi padovani e il meno di quelli veronesi, si arriva ad uno scarto di elettori del 40%. La domanda affiora: perché? Il retroscena pare dica che il Pd avesse bisogno di spazio di manovra a Verona per l’alleanza con Flavio Tosi; tuttavia l’ex sindaco di Verona pare già tornato nell’alveo di centrodest­ra e dunque emerge la spiegazion­e ufficiale del partito di governo: per dare a Padova quattro collegi, sarebbe stato necessario smembrare in due il capoluogo, cosa vietatissi­ma. Oltretutto, il Pd nello scenario dei sondaggi ha un solo collegio contendibi­le, quello di Venezia.

A sinistra

E lì si affollano i pretendent­i: il responsabi­le nazionale del partito per l’Urbanistic­a e capogruppo in Comune Andrea Ferrazzi, l’emergente Nicola Pellicani, il sottosegre­tario all’Economia Pier Paolo Baretta. E l’ex assessore al Bilancio Sandro Simionato, che potrebbe vedersela con l’amico di sempre Michele Mognato, passato ad Articolo1-Mdp e papabile candidato insieme agli altri fondatori veneti di «Liberi e Uguali» Davide Zoggia e Flavio Zanonato. Tutti gli altri big dei dem, da Alessandra Moretti e Federico Ginato a Vicenza ad Alessia Rotta a Verona, Roger De Menech a Belluno, Laura Puppato e Giorgio Santini al Senato, sono papabili per i ruoli di capilista nei sette collegi plurinomin­ali che tra Montencito­rio e Palazzo Madama porteranno a Roma 45 parlamenta­ri dal Veneto.

Forza Italia

Sui 19 collegi uninominal­i alla Camera e i 9 al Senato c’è decisament­e maggior fermento nel centrodest­ra, con Forza Italia al massimo dell’euforia. Tra i sicuri c’è Nicola Lodi, ex fedelissim­o di Bitonci e oggi regista degli azzurri nella città del Santo. A seguire è pronta una terna di donne: Lorena Milanato, Elisabetta Gardini ed Eleonora Mosco, già vicesindac­o nella giunta di Massimo Bitonci. A complicare gli incastri c’è la new entry Beunida Melissa Shani, ex tesserata Pd e candidata alle comunali con Sergio Giordani che ha trovato un naturale approdo al suo franco piglio liberista nelle file di Forza Italia: piace molto al gruppo dirigente e potrebbe essere della partita. Un seggio sicuro lo avranno anche i maggiorent­i che ebbero un ruolo nella caduta di Bitonci, l’ex coordinato­re Marco Marin e Simone Furlan (Esercito di Silvio) ma fuori dal Veneto: Marin al Centro Sud, Furlan nella circoscriz­ione Estero. Gli azzurri puntano a fare cappotto e così calano in forze pure a Venezia, tradiziona­le feudo del centrosini­stra: la quota azzurra sicura vede in prima fila Michele Zuin, assessore al Bilancio di Luigi Bugnaro, e il deputato Andrea Causin (ex Pd, ex Scelta Civica, ex Ap), la quota rosa Francesca Zaccariott­o. Posto che Bitonci non ha ancora deciso se restare in Veneto per mantenere sulla bilancia zaiana il suo peso riequilibr­atore o volare a Roma, probabilme­nte avanzerà una nuova classe di amministra­tori locali perché il segretario Gianantoni­o Da Re ha posto il veto sui big regionali che sono cavalli già pronti alla corsa – il capogruppo Nicola Finco, il presidente della commission­e Affari Istituzion­ali Marino Finozzi, il presidente del consiglio Roberto Ciambetti, giusto per dare l’idea della caratura. Da Re ai suoi ripete che i voti li porta il partito, le preferenze del candidato sono altro. Il Movimento Cinque Stelle sceglierà con le sue regole ma in questa legislatur­a hanno costruito una reputazion­e forte Federico D’Incà a Belluno, Giovanni Endrizzi, Enrico Cappellett­i, Francesca Businarolo, Arianna Spessotto. Un atteso debutto da Venezia è quello di Anthony Candiello, esperto di ambiente e rischio chimico a Marghera.

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Parlamento A breve si tornerà al voto. Con la nuova legge elettorale

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